JAKE CLARKE

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JAKE

Si dice che l'amore ci rende vivi. Che ci dà la forza per affrontare e superare ogni ostacolo.

Ma l'amore, l'amore, può anche spezzarti. Farti sentire un dolore al petto mai provato prima. Può anche farti morire. Ed io lo so. L'ho visto con mia madre.

Mio padre, della quale Porto il nome, è morto prima che io venissi al mondo. O meglio, è stato assassinato.

E mia madre, mia madre lo ha sempre tenuto nel cuore. Non ha mai più voluto nessuno. Con me sorrideva, ma la notte la sentivo piangere forte. E quando avevo solo quindici anni, lei è morta. Nel sonno, le si è fermato il cuore. Sorrideva e sono sicuro che mio padre è andato a prenderla.

Tutti dicono che sono il ritratto di mio padre. Ed è così. A parte i miei capelli che sono neri come i miei nonni. Ma il sorriso è quello di mia madre. E adesso sono qui, davanti alle loro tombe, con dei fiori ed il cuore pieno di dolore.

 E adesso sono qui, davanti alle loro tombe, con dei fiori ed il cuore pieno di dolore

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"Ciao, mamma. Ti ho portato i tuoi fiori preferiti. Le rose bianche. Ciao papà, per te degli stupendi girasole" dico loro mentre poso i fiori ed una lacrima mi scende lungo la guancia.

"Mi dispiace per quello che vi è successo. Ma vi giuro, troverò quel maledetto assassino. E si pentirà amaramente di quello che vi ha fatto. Lo farò rimpiangere di essere nato" dico con rabbia.

"Se lui non avesse ucciso papà. Tu saresti ancora qui con me. Quel dolore al cuore non c'era" dico mentre accarezzo la tomba di mia madre.

"Jake e Ambra Clarke. I miei amati genitori. Non avrò mai un amore come il vostro. Un amore infinito" dico loro. Ho avuto donne per una notte. Ma amato mai.

"Jake, sei qui" la voce di mio cugino mi fa voltare verso di lui.

"Dunkan, dove mai dovrei essere?" gli dico alzandomi in piedi

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"Dunkan, dove mai dovrei essere?" gli dico alzandomi in piedi.

"sono tredici anni che vieni qui ogni giorno, dalla morte di zia" mi dice mentre anche lui poggia dei fiori per loro sulle loro tombe.

"Hai scoperto qualcosa su l'assassino di mio padre?" gli chiedo serio.

"Sì... Ecco..." lo vedo in difficoltà.

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