15. ALEX.

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ALEX: Mi dispiace. Scusa. Possiamo parlare?

KATE: Di cosa? Del fatto che sei un stronzo psicolabile?

ALEX: Kate.

KATE : Alex.

ALEX: Cazzo. Mi fai perdere la testa, Kate.

KATE: Buffo detto da te, Alex. Il sentimento è reciproco.

ALEX: Non voglio che vedi Brian.

KATE: E perché mai?

KATE: ?

KATE: Vai a farti fottere, Alex.


Il rumore di ossa fracassate è una melodia deliziosa che mi pervade i sensi.

Percepisco l'odore del sangue schizzare da ferite estranee finire sulla mia pelle a ogni pugno, ma non mi fermo. Non posso.

Ho bisogno di respirare.

Vai a farti fottere, Alex.

Vai a farti fottere, Alex.

Vai a farti fottere, Alex.

Crede di liberarsi di me così facilmente, Kate Anderson?

Non credo proprio.

«Alex!» «Alex!» «Alex!».

Mani come tenaglie si arpionano al mio collo e per un attimo viene meno la mia risorsa di ossigeno.

Cazzo. È bello tosto lo stronzo.

Devo ammettere che è riuscito a mettere a segno qualche calcio sulla mia faccia a metà incontro. Il mio occhio sinistro ringrazia. Ma niente di più.

Borbotta cosa senza senso mentre cerca di soffocarmi, come a cercare di distrarmi, ma non ha capito che è proprio lì il suo errore.

Approfitto della sua distrazione e infilo le mani in mezzo alle sue braccia per rompere la presa e allontanarlo con un colpo dritto al petto.

La sua schiena va a sbattere dritta sulla parete spinata de la Gabbia, facendo sobbalzare il suo corpo per il dolore.

Principiante.

Mi sfugge una risata. La mia postura è rilassata e va all'unisono con i battiti del mio cuore. Inclino la testa e osservo la sua reazione.

Un grugnito gli sfugge dalla bocca. Sputa un grumo di sangue sul cemento sotto i suoi piedi nudi e, un secondo dopo, carica di nuovo verso di me.

Non fa in tempo a mettere a segno un gancio che il mio ginocchio destro finisce dritto sulle sue costole nello stesso istante.

Si raggomitola su stesso per provare a schivare la mia scarica di pugni sul suo addome. La pelle è tirata per il dolore e macchie violacee infestano i suoi tessuti.

Ma i miei colpi continuano senza tregua.

Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra.

Le nocche si scontrano contro ogni sua costola fino a che la mia preda non cade in ginocchio, ormai inerme, di fronte a me.

Con un pugno della mano, gli afferro una ciocca di capelli -inspiegabilmente risparmiata dal sangue- e gli tiro la testa all'indietro, torreggiando sopra di lui.

Unthought of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora