17. KATE.

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Non riesco a respirare. 

Sento la sua lingua provare a addentrarsi nella mia bocca e dopo un paio di vani tentativi di resistenza da parte mia, lo lascio fare. 

Muoviamo le nostre lingue con insistenza, come se non potessimo averne abbastanza. 

Nel frattempo, mi affonda le mani nella pelle delle cosce, facendomi sussultare. 

Ricambio la sua attenzione infilandogli -finalmente- le dita nel corvino dei suoi capelli. 

Mi fa arretrare fino a toccare il ripiano di marmo nero del lavabo e continua a baciarmi senza darmi tregua. 

Alcune boccette di miei prodotti cadono dentro il lavandino e altre finisco fuori dal bordo.

Quando decido che ho resistito fin troppo lo attiro a me, annientando qualsiasi spazio possibile tra noi. 

Gemo sulle sue labbra quando sento due dita farsi strada in mezzo al tessuto delle mutandine e fermarsi prima di andare oltre.

Oddio.

«Posso?», la sua voce una preghiera.

E non c'è niente di più eccitante di un uomo sicuro di se che chiede il permesso di toccarti.

«Ti prego». 

Alex inizia a muovere le dita su e giù sopra il cotone leggero dei miei slip e la mia mente inizia ad andare in corto circuito.

«Come mai sei così bagnata, Kate?».

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Mi lascio sfuggire un, oddio , perché onestamente non riesco a controllarmi. 

Non riesco neanche a ricordarmi l'ultima volta che un uomo mi ha fatto sentire così viva e in carica. 

E non riesco neanche a dire quanto -vergognosamente- desiderassi che lui mi toccasse in questo modo.

É davvero possibile essere così tanto attratti da una persona che conosci appena? 

E soprattutto da uno che ora sembra uscito da un pestaggio in piena regola? 

Non mi da il tempo di finire il ragionamento da come insiste tra le mie gambe quasi da farmi perdere la ragione.

«Allora?», mi esorta quando non rispondo. 

Quindi scosta le mutandine e affonda le dita dentro di me facendomi, letteralmente, urlare.

«Oh mio dio».

«Cazzo. Sei fradicia, Kate», mormora, mordicchiandomi un labbro e facendomi percepire il sapore del sangue sulla sua bocca. 

Sento risalire la sensazione di estasi nel mio stomaco e so già che non mi ci vorrà molto per arrivare al limite. 

Gli afferro una ciocca di capelli con più forza, aggrappandomi a lui come se quel gesto potesse soffocare i miei gemiti.

«Alex», mugolo. 

Sento la sua erezione premere contro la mia coscia e l'unica cosa a cui riesco a pensare è la sensazione che potrebbe darmi se fosse dentro di me. 

Un attimo dopo, mi morde il labbro inferiore, mettendo a tacere le mie urla. 

Esplodo dopo pochi istanti. 

Dopodiché, sfila le dita per riprendere a baciarmi, ma non prima di avermi assaporato mettendosi le dita in bocca, come se fosse un uomo affamato e io il suo ultimo pasto.

Se questo è il paradiso voglio morire ora in questo istante.

E visto che voglio ripagarlo con la stessa moneta, uso la mano libera per raggiungere il tessuto teso del suo pantalone nero.

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