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Naiomi
🫧Mi ero pentita di averlo baciato? No, affatto.
Lo rifarei? Decisamente si.
Bjorn mi stava aiutando più di quanto avesse mai fatto chiunque. Ezra e Dionne ci avevano provato con tutte le loro forze, invano. La mia famiglia si era arresa all'idea che la loro unica figlia fosse ormai distrutta e che la vecchia Naiomi non sarebbe mai più tornata e il mio psicologo, beh lui era convinto che prima o poi ci sarei riuscita ma che se non mi fossi data una possibilità' io in primis, non sarei mai andata avanti.
E aveva ragione.
Lui era l'antidoto alla mia malattia, ma era giusto usarlo per guarire?
Il ricordo di quella notte, le cicatrici sul mio corpo, continuavano a bruciare dentro di me perennemente, come se la mia anima non avesse mai abbandonato quella maledetta palestra.
Ma quando ero con lui, quando mi guardava, per un breve istante, quei ricordi scomparivano e quel dolore sembrava diventare un lontano ricordo.
Mi fermai davanti alla porta, con il fiato corto e le palpitazioni.
E non erano state le scale a procurarmi questa sensazione.
Era stato lui, con la sua presenza, i suoi occhi e il suo calore, ad averi ridotta cosi.
Presi un respiro profondo, portandomi la mano al petto e poggiai la fronte contro la porta, chiudendo gli occhi.
L'insolito silenzio che regnò all'interno del dormitorio mi procurò una strana sensazione. Il posto dove fino a quel momento mi ero sentita al sicuro e tranquilla, stava diventando improvvisamente vuoto.
Un mugolio spezzò il silenzio e mi raddrizzai con la schiena.
Assi di legno che cigolavano.
Respiri ansanti sempre più forti.
«Dionne, maledizione.» Colpii la porta con un pugno e dall'interno della stanza percepii qualcosa, o qualcuno, rotolare a terra ed imprecare.
In quella imprecazione riconobbi il tono di Gamon.
«Dionne stai scopando con Gamon nella nostra stanza? Sul serio?» Gridai, colpendo nuovamente la porta.
La risata della mia migliore amica vibrò e per quanto volessi essere furiosa con lei, ero felice che si stesse divertendo. Gamon si stava rivelando un bravo ragazzo e in fondo, molto in fondo, mi piaceva.
Dionne meritava di essere felice e se questa felicità portava il nome di Gamon, allora ero felice anche io.
Sentii alcuni passi in punta di piedi avvicinarsi alla porta.
«Che ci fai già qui?» Domandò aprendo leggermente la porta.
Il catenaccio che avevamo fatto montare non appena ci eravamo trasferite qui, m'impedì di entrare, ma da quella piccola fessura dalla quale mi stava parlando lei, riuscii ad intravedere il culo alto e sodo di Gamon, che si aggirava per la nostra stanza come se fosse la sua.
«Che significa che ci fai già qui, Dionne? E' casa mia, ho tutto il diritto di rientrare quando cazzo mi pare.»
Gamon avanzò verso di noi e l'afferrò per i fianchi, togliendola da davanti la porta per prendere il suo posto.
«Spiacenti, ma per stasera dovrai trovare una soluzione diversa.» Rise e mi sbatté la porta in faccia.
Sgranai gli occhi e serrai la mascella. «Gamon apri immediatamente questa porta o ti stacco il cazzo con le cesoie domani.»
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𝐍𝐎𝐈 𝐁𝐑𝐔𝐂𝐄𝐑𝐄𝐌𝐎
Romance𝑆𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑚𝑖𝑛𝑒 𝑣𝑎𝑔𝑎𝑛𝑡𝑖. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑐𝑖𝑛𝑡𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑢𝑠𝑡𝑜𝑑𝑖𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑐𝑎𝑝𝑎𝑛𝑛𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑓𝑢𝑜𝑐𝘩𝑖 𝑑'𝑎𝑟𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖𝑜. 𝑆𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑓𝑖𝑎𝑚𝑚𝑒 𝑎𝑟𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑐𝘩𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑎𝑚�...