Quel venerdì pomeriggio Daniele era seduto in un angolo remoto dell'autobus, con le sue solite cuffie nelle orecchie e la musica a tutto volume. Sapeva che continuando così avrebbe sacrificato l'udito entro qualche anno, ma la cosa non gli importava affatto. Distolse lo sguardo dal cellulare e si mise a osservare distrattamente fuori dal finestrino. Lungo la via sventolavano numerose bandiere colorate e piccoli gruppi di persone si erano radunati ai lati della strada.
L'autobus cambiò improvvisamente direzione, costretto a deviare per via di una strada bloccata. Daniele abbassò di nuovo lo sguardo sul cellulare per poi alzarlo di scatto un attimo dopo. Si ricordava quel momento dell'anno nel quale la città si trovava in subbuglio con le persone che si spaccavano a metà, chi elettrizzato e chi disgustato. Il gay pride.
Daniele non aveva nulla di particolarmente emozionante da dire in merito. La cosa non lo riguardava, non gli interessava più di tanto. Alla fermata successiva salirono alcuni ragazzi, probabilmente diretti alla parata. Un ragazzo si sedette accanto a lui avvolto in una bandiera dai colori rosa, azzurro e bianco. Di fronte a lui una ragazza con una bandiera arancione, rosa e bianca. Daniele li osservava con un misto di curiosità e confusione senza capire il significato di quelle bandiere. I ragazzi ricambiarono lo sguardo, e Daniele, sentendosi osservato, alzò le spalle e tornò a guardare video di cagnolini sul suo cellulare.
"Scusa, ti diamo fastidio?" chiese timidamente uno dei due ragazzi.
"Eh?" Daniele si tolse una cuffietta per sentirli meglio.
"Pensavamo di darti fastidio con le nostre bandiere... magari ti strusciavano addosso."
"No tranquillo non mi danno fastidio. A dire il vero non so nemmeno cosa rappresentino figurati." A daniele non interessavano, aveva visto ben peggio su quell'autobus. Una volta un tizio portò una batteria della macchina. Le bandiera erano normalissime."Se vuoi possiamo spiegartelo!" si offrì la ragazza seduta di fronte a lui. A Daniele venne un colpo per l'improvvisa presa di parola, stava fissando il ragazzo accanto a sé. Esitò per qualche secondo imbarazzato. Non voleva sembrare scortese, ma era evidente che quel mondo gli fosse estraneo. "Certo... credo. Ho dieci minuti da perdere" rispose, con un sorriso incerto, spense il cellulare e lo rimise in tasca. Non era mai stato interessato a queste tematiche... d'altronde pensava solo alla pallavolo, ma una certa curiosità iniziava a farsi strada nella sua mente.
"Non ti preoccupare non ti farò un discorso noioso" disse il ragazzo con entusiasmo mentre stringeva la sua bandiera. Gli occhi che luccicavano dall'emozione. Gli esprimeva felicità e anche un po' di tenerezza. Riusciva a percepire una certa serenità nella sua persona.
"La bandiera di Emilia," indicò la ragazza davanti a lui "è quella della comunità lesbica mentre la mia è della comunità trans." Daniele, per la prima volta, si trovò ad annuire leggeremente incuriosito. Non aveva mai pensato a tutto ciò, ma il modo in cui il ragazzo gli parlava, con quel sorriso genuino, lo fece riflettere. Non prendetelo per pazzo, il ragazzo era solo incuriosito.
"Io sono Tommaso piacere e sono un ragazzo trans!" Esclamò il giovane allungando la mano verso Daniele. Alcuni passeggeri dell'autobus lanciavano occhiate non proprio amichevoli verso di loro, ma lui non sembrava farci caso. Daniele esitò solo un istante, poi gli strinse la mano. Aveva più istinto di sopravvivenza rispetto al ragazzo davanti a sé.
"Tommy quante volte ti ho detto di non urlarlo..." sussurrò la sua amica. Fu tutto molto confuso, non capì. "Ma io non voglio nascondermi." "Si ma non è questo il pun-" vedendo che la situazione stesse decisamente andando oltre alle sue competenze e a quello che gli riguardava, decide di presentarsi a sua volta. "Piacere mio, io sono Daniele." Tommaso sembrava genuinamente felice di fare la sua conoscenza. Gli occhi brillavano, avevano luce propria, gli stava sorridendo e a Daniele venne un tuffò al cuore.
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E tu sei lontano, lontano da me
RomanceForse, alla fine della storia, la felicità non la conosce nessuno. Forse, alla fine della storia, noi stessi siamo la nostra felicità. Forse, alla fine della storia... Avere diciassette anni ed essere in pace con il mondo, con una ragazza, una car...