Eleonora
Il reparto di pediatria dell'ospedale Gemelli di Roma è in fibrillazione da giorni.
Per i corridoi nessuno parla d'altro e dottori, infermieri e pazienti aspettano intrepidi che il grande giorno arrivi. Del resto non capita spesso di vedere un campione del mondo visitare queste sale.
L'eccitazione per questo grande evento si legge sui volti dei piccoli pazienti, nel loro voler imitare continuamente la sua famosa esultanza, nei loro sorrisi e nel luccichio dei loro occhi quando fissano increduli le locandine con il grande annuncio."Dottoressa! Ma si rende conto che domani ci viene a trovare Paulino nostro?" il capo reparto, Claudio, mi accoglie in sala infermieri con un sorriso raggiante. Romanista fin da bambino, classico omone di Trastevere da tre generazioni, assiduo frequentatore dell'Olimpico che è felice più di un bambino all'idea di incontrare il suo idolo.
Quando qualche anno fa è venuto in reparto Totti, ha fatto di tutto per farsi spostare il turno così da potergli stringere la mano, ma quando se l'è trovato davanti non è riuscito a proferire parola per la troppa emozione.
"Cerchi di capire dottoressa, per noi Paulino è come un figlio. Un gioiello raro e prezioso che ha ridato speranza ad una città con i suoi gol e le sue giocate in mezzo al campo" mi spiega offrendomi il caffè appena fatto e invitandomi a prendere un cornetto ancora caldo. Gli sorrido divertita addentando la mia colazione prima di cominciare la giornata in reparto. Non ho mai seguito il calcio in maniera assidua, ma la mia famiglia ha sempre simpatizzato per la Roma e quindi qualche notizia l'ho sentita anch'io. Inoltre l'arrivo del campione argentino non è di certo passato inosservata e la sua presentazione al Colosseo Quadrato davanti a diecimila persone ha creato non pochi problemi di traffico per una come me che abita al di là della Colombo.Recupero la cartellina dal mio studio e percorro i corridoi azzurri del reparto affiancata dalla mia amica infermiera Federica.
"Allora che mi dici Ele, anche tu in ansia per l'arrivo della Joya?" mi chiede mostrandomi il suo sorriso migliore. Sono mesi che non parla d'altro e ho compreso bene la sua ossessione per il numero ventuno giallorosso. "Se i bambini saranno contenti, lo sarò anch'io, ma di certo non mi strappo i capelli per un calciatore che sicuramente verrà anche controvoglia sforzandosi di fare qualche autografo e guardando continuamente il cellulare per andarsene il prima possibile" le spiego continuando a camminare. "Ma come puoi dire questo?" mi chiede con un misto di sorpresa e indignazione. "Lui è un bravissimo ragazzo, un campione dentro e fuori dal campo, un vero cuore d'oro..." se non fossimo arrivate davanti alla prima stanza continuerebbe all'infinito con la solita solfa.Faccio il mio ingresso e saluto i piccoli pazienti per incominciare finalmente questa giornata lavorativa. Controllo i bambini con il massimo impegno, provando ad infondere a ciascuno di loro un po' di fiducia e magari a strappar loro un sorriso, ma è quando arrivo alla stanza 15B che il mio cuore si scioglie completamente.
Tommasino si alza a sedere e mi mostra un sorriso sdentato. "Dottoressa Eleonora, ma lo sai che domani viene Dybala per giocare a calcio con noi?" mi chiede con una vocina dolcissima.
Gli sorrido a mia volta: "Wow che bello! Allora devi essere in perfetta forma!" esclamo mentre Federica gli sistema la flebo. "Certo! Ho anche la sua maglia" insiste il bimbo tirando fuori da sotto il cuscino una maglietta giallorossa con il numero ventuno che stringe a sé come il più prezioso dei tesori.
Tommaso è qui da tanto, troppo tempo ormai a causa di una rara malattia per cui ancora la medicina non ha trovato un rimedio efficace. Nonostante la sua difficile condizione cerca sempre di sorridere, anche nelle giornate peggiori, anche quando è costretto nel suo lettino vessato dal dolore.
È un piccolo guerriero, un ragazzino che si aggrappa alla vita con tutte le sue forze da cui grandi e piccini dovrebbero prendere esempio.
"È la mia roccia" mi ripete sempre sua madre Giorgia, che non lo lascia solo neanche un istante. Con il passare dei mesi, durante le interminabili ore accanto al suo letto, abbiamo avuto modo di chiacchierare un po' e siamo diventate ottime amiche.
Vorrei aiutarla, vorrei poter fare di più per guarire il suo bambino, ma purtroppo nemmeno tutta la buona volontà che ci metto è sufficiente.
A Tommaso però, tutto questo non interessa. Lui pensa solo a godersi ogni attimo, apprezzando anche le cose che agli occhi dei più potrebbero sembrare insignificanti, ma che per lui sono sempre fonte di curiosità e interesse.
Di solito cerco di non affezionarmi ai miei pazienti, ma con lui è stato impossibile e ben presto questo bimbo così fragile, ma allo stesso tempo così forte, si è impossessato del mio cuore a suon di risate e sorrisi sdentati.
Adora il calcio, soprattutto quando si tratta della Roma e sogna un giorno di poter scendere in campo assieme ai suoi idoli.
"Quando sarai grande diventerai meglio di Totti" gli ripeto nei momenti peggiori per provare a tirargli su il morale. Lui mi guarda con i suoi occhioni verdi luccicanti e, anche se è troppo debole per rispondermi, accenna sempre un debole sorriso.
Odio vederlo così, odio la consapevolezza di non poter fare qualcosa in più per lui, ma cerco di non pensarci perché sennò rischio di impazzire.
Spero solo che la giornata di domani lo renda felice, spero che possa alleggerire almeno per qualche ora tutta la sofferenza che si porta dietro.
Dopo essermi fermata a chiacchierare con loro ancora per un po', saluto lui e sua madre e continuo il giro visite assieme alla mia amica Federica.Paulo
Sono in sala relax a Trigoria per recuperare dopo l'intenso allenamento di stamattina quando Juan, il mio agente, fa il suo ingresso. "Paulo domani pomeriggio stavo pensando di fissare una riunione con il tuo sponsor tecnico, che ne dici?" mi chiede controllando il telefono.
"Domani c'è l'incontro con i bambini del Gemelli" rispondo secco. Dovrebbe saperlo, sono settimane che è tutto organizzato.
"A proposito di questo... stavo pensando che forse sarebbe meglio mandare qualcun altro all'ospedale in rappresentanza della squadra. Magari Leo o qualche ragazzo più giovane, noi abbiamo tantissime cose da fare..." so dove vuole arrivare e lo detesto quando fa così.
Lui ritiene questa iniziativa una grossa perdita di tempo in quanto non c'è alcun guadagno. Senza soldi per lui non vale nemmeno la pena di alzarsi dal divano, ma per me è diverso.
Ho fatto una promessa, non deluderò tutti quei bambini che credono in me.
"Gli sponsor aspetteranno, non farò saltare tutto solo per firmare un contratto e fare qualche foto" rispondo serio sperando che accetti la mia decisione senza discutere ancora.
"Ma dai Paulo pensaci..." Juan è la persona più insistente che io conosca.
"È deciso, non cambio idea" concludo stroncando ogni suo tentativo di replica.
A volte è giusto far contenti i meno fortunati, il mondo non gira sempre e solo attorno ai soldi, ci sono cose più importanti.
Cerco di immedesimarmi in quei bambini, ricordo quando anch'io avevo la loro età e sognavo di diventare un campione come quelli della televisione.
Sono partito dal nulla e sono arrivato sul tetto del mondo con il Mondiale vinto con l'Argentina, è giusto dimostrare anche a loro che a volte i sogni si realizzano e che spesso il sorriso di un bambino vale più del semplice denaro.Hey💕
Questo è il primo capitolo della mia nuova storia su Dybala. Che ne pensate? Pubblico altre parti?
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Non sarai mai sola ~Paulo Dybala ❤️🧡💎
FanfictionLei una dottoressa del reparto pediatrico dell'ospedale Gemelli di Roma che ama il suo lavoro più di ogni altra cosa. Lui il calciatore più forte della squadra capitolina che sogna di riuscire a vincere qualcosa con questi colori dopo la delusione...