Parte 5 - Cena

248 20 1
                                    

Eleonora

Ancora non riesco a crederci: non solo Dybala ha accettato di incontrare Tommaso, ma si è anche comportato come se fosse suo fratello maggiore e non un calciatore annoiato dalla situazione. Ha giocato con lui, gli ha fatto dei regali, hanno parlato di calcio e lo ha persino invitato a Trigoria.
Non era obbligato a farlo, ha scelto di essere così gentile solo per renderlo felice.
Ha regalato a quel bambino la giornata più bella della sua vita e senza chiedere nulla in cambio. Lo osservo ammirata, di nascosto per non farmi notare, mentre risaliamo in ascensore verso il mio ufficio.
Lui recupera le sue cose, poi lo accompagno al parcheggio così da poterlo finalmente lasciare libero di tornare a casa.
"Il tuo agente penserà che ti ho sequestrato" scherzo guardando il cielo ormai buio. "Ma no, non preoccuparti, glielo avevo detto che oggi non sarei stato disponibile" mi rassicura lui con un sorriso. "Beh se viene a sapere che sei stato tutto il giorno qui, sicuramente mi inizierà ad odiare più di quanto non faccia ora" rido ripensando al nostro primo incontro non proprio pacifico.
"Penso sia difficile odiare una come te" di fronte a queste parole così inaspettate non posso fare a meno di arrossire. "Che intendi con una come me?" gli domando preoccupata e incuriosita allo stesso tempo.
"Abbiamo passato insieme solo poche ore, ma fin da subito ho capito quanto tu sia una brava persona. Quello che hai fatto per Tommaso non è un gesto banale, ma la dimostrazione che tieni a lui così come tieni a tutti i tuoi pazienti" ormai penso di essere diventata più rossa di un pomodoro. "G-grazie" mi mancano le parole e la bocca è improvvisamente diventata troppo asciutta. "Meglio se vai" aggiungo per provare a spezzare l'imbarazzo che sto provando.
"Tu non vieni?" mi chiede lui aprendomi lo sportello dell'auto.
Lo guardo confusa: che strane idee si è fatto su di me? Pensa che solo perché mi ha aiutata ora io debba ricambiare la sua gentilezza con chissà quale favore?
Sono pronta a dirgliene quattro, ma mi interrompe prima che la mia rabbia possa esplodere: "Se preferisci prendere un taxi o farti riaccompagnare da qualcuno non c'è problema, non vorrei che pensassi che me ne sto approfittando solo perché hai la macchina rotta".

Ma certo che stupida che sono stata! Mi sta offrendo un passaggio perché la mia stupida auto è rimasta vicino al bar dove abbiamo fatto colazione e io non ho altri mezzi per tornare a casa. "Non vorrei disturbarti... ancora" mormoro giocherellando con la tasca del camice.
"Nessun disturbo, dai sali!" mi strizza l'occhio e alla fine cedo. Salgo sulla lussuosa auto e lui parte a tutta velocità.

"Comunque ti volevo ringraziare anche a nome della mamma di Tommaso, non era da tutti fare quello che hai fatto" gli dico mentre viaggiamo verso casa.
"È stato un piacere per me. Quando c'è l'opportunità di fare felice qualcuno con un gesto così semplice, perché non coglierla?" mi risponde lui distogliendo di tanto in tanto lo sguardo dalla strada per lanciarmi occhiate furtive.
"Non tutti la pensano come te..." sospiro.

"Beh io non sono come gli altri evidentemente" si gira leggermente per farmi l'occhiolino. "Non mi è mai piaciuto sentirmi il migliore solo per i miei soldi o il mio successo, perché mi ricordo come si stava dall'altra parte. Ricordo di quando in Argentina mio padre si sacrificava con gli straordinari solamente per farmi allenare e non dimentico le origini umili della mia famiglia. È per questo che ho accettato di incontrare Tommaso, per regalargli un sorriso che spesso è mancato sul mio volto quando i soldi non bastavano per mangiare" mi risponde commosso. Mi si stringe il cuore nel sentire queste parole. Forse l'ho giudicato troppo presto. Sembra diverso da tutti gli altri, una brava persona e non solo un milionario viziato e arrogante.

Paulo

Mentre la riaccompagno a casa, mi giro di tanto in tanto per osservarla senza farmi scoprire. Le racconto parte della mia storia, spero di impressionarla, ma la sua espressione criptica non mi dà alcun indizio su ciò che pensa.
Mi considera degno della sua attenzione o mi vede solo come un calciatore famoso che ha sfruttato per i suoi interessi?
No, non può essere così, lei mi sembra una persona squisita, anche se la conosco da poco.
Vorrei approfondire questa conoscenza, ma tra una decina di minuti le nostre strade inevitabilmente si separeranno e non la rivedrò più.
Non posso permettere che questo accada, devo inventarmi qualcosa.
Mi trasmette qualcosa che non riesco a spiegare, ma che è diverso da ciò che provo quando sono con altre ragazze.
"Stavo pensando che si è fatto un po' tardi ed è quasi ora di cena..." forse è la tattica peggiore per provare ad impressionarla, ma devo provare. "Siccome mi hai offerto il pranzo volevo sdebitarmi e vicino casa tua c'è un posticino che cucina la carne Argentina da paura... se ti va potremmo fermarci lì e mangiare qualcosa" le propongo sperando che accetti.
"Scusa, ma sono vegana, non mangio carne" la sua risposta arriva fredda e tagliente come una coltellata.
Poteva dirmelo in maniera diversa, senza dover essere per forza così acida. Che le ho fatto in fondo? Ho solo tentato di invitarla a cena, ma sono lo stesso che poche ore fa giocava con quel bambino e che lei tanto ammirava...

"Ah ok... scusa... non lo sapevo..." sono imbrazzatissimo, ma mentre provo a giustificarmi lei scoppia a ridere.
"Scherzo! Adoro la carne, non ti ricordi che a pranzo abbiamo mangiato la pasta al ragù?" la sua risata è contagiosa e distoglie l'attenzione dal rossore sul mio viso.
Fortunatamente la tensione si è sciolta e il clima è tornato rilassato.

Non posso credere che stiamo per andare a cena insieme per la prima volta e io sono in tuta.
Se adesso avessi la bacchetta magica la userei sicuramente per indossare una camicia o almeno un paio di jeans, ma ormai è tardi per pensare al mio outfit, dovrò far colpo in altri modi.
Parcheggio l'auto e, da bravo gentiluomo le apro la portiera per farla scendere.
Entriamo nel ristorante e mi faccio apparecchiare il tavolo che solitamente occupo quando ceno qui con i miei amici, un po' appartato così da poter stare più tranquilli.
Nonostante questo, mentre mangiamo, parecchi tifosi si avvicinano per chiedermi foto e autografi interrompendoci continuamente. Non posso rispondere male, di certo non si meritano una scenata per così poco, ma vorrei solo rimandare tutto a dopo la cena.
"Mi dispiace per... beh tutto questo" mi rivolgo imbarazzato alla dottoressa di fronte a me che invece appare divertita dalla scena.
"Non preoccuparti, anche io in reparto sono una vip che tutti fermano per avere informazioni... sono abituata ad evitare i miei fan" ride ed io la seguo mentre provo a non perdermi nei suoi occhi di ghiaccio.

Non sarai mai sola ~Paulo Dybala ❤️🧡💎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora