Parte 3 - Colazione

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Paulo

Torno a casa esausto dopo l'ennesimo allenamento sfiancante, mi butto sul divano senza neanche togliermi le scarpe e accendo la televisione per rilassarmi un po' prima di cena.
Scrollo qualche post su instagram, scambio un paio di battute sul gruppo Whatsapp con i ragazzi della squadra, leggo le mail e...
Cazzo! Mi sono dimenticato di ricontattare la dottoressa!
Mi ero ripromesso di scriverle entro la fine della settimana, ma poi sono stato sopraffatto da mille altri impegni e mi sono completamente dimenticato.
Ormai sono passati dieci giorni dall'incontro all'ospedale, che figuraccia che ho fatto.
Chissà cosa avrà pensato...
Sicuramente che sono il classico calciatore montato che si sente superiore a tutto e a tutti e che crede di poter fare come vuole solo perché è ricco sfondato.
Io però non sono così e non voglio nemmeno che lei si faccia questa opinione di me, quindi mi affetto a chiamare il mio agente per farmi dare il suo numero e scriverle immediatamente.
"Paulo ma perché perdi tempo con questa qui? Non basta mandare una maglietta al bambino e chiudere questa storia?" mi chiede Juan che proprio non riesce ad essere empatico. Questa volta però sono irremovibile e alla fine lui cede e mi manda il suo numero.
Vorrei mandarle un messaggio, ma forse sarebbe meglio chiamarla così da potermi anche scusare.
Che cosa le posso dire però?
Che sono un rincoglionito e mi sono completamente dimenticato di averle fatto una promessa? Forse si, sarebbe la decisione migliore.
Alla fine mi faccio coraggio,devo assumermi le mie responsabilità e affrontare la situazione di petto.
Digito il numero e attendo con il fiato sospeso. Uno squillo, due squilli, tre...
Proprio quando sto per riattaccare una voce melodiosa risponde.
"Pronto dottoressa Mariani?" chiedo per assicurarmi che sia effettivamente lei, anche se ne sono certo.
"Si, con chi parlo?" domanda lei a sua volta.
"Sono Paulo Dybala, la chiamo per chiederle come possiamo organizzarci per l'incontro con quel bambino" rispondo tutto d'un fiato.
Dall'altro capo del telefono ricevo solo silenzio.
"Mi dispiace se non mi sono fatto vivo prima, ma sono stato molto impegnato e..." provo a giustificarmi, ma lei mi interrompe.
"Non si preoccupi, grazie per aver chiamato. Le andrebbe di vederci per un caffè così le spiego bene la situazione e ci accordiamo per la visita a Tommaso? " la sua sicurezza mi lascia di stucco, ma devo ammettere che mi piace.
Mi affretto ad accettare e ci diamo appuntamento per l'indomani mattina in un bar non lontano da casa mia.

Eleonora

Quando sono passati quei dieci giorni, non credevo davvero che lui si sarebbe fatto risentire, ma per fortuna mi sono dovuta ricredere.
Quando mi ha chiamata non ci potevo credere: si stava davvero preoccupando per un solo bambino che neanche conosceva?
Ho risposto un po' intimorita, ma poi alla fine ho deciso di prendere in mano la situazione e l'ho invitato a prendere un caffè senza alcun secondo fine.
"Io non posso credere che andrai a fare colazione con Paulo Dybala e non sei neanche un po' emozionata!"
da quando l'ho confessato a Federica lei sembra completamente impazzita. "Ti prego portami con te, ti giuro che faccio la brava... lo ammiro soltanto, in silenzio cercando di non sbavare" scoppio a ridere di fronte a questa sua ridicola supplica.
Non posso portarla con me, anche se questo la renderebbe molto felice, perché voglio che il calciatore mi prenda sul serio e pensi soltanto al bene di Tommaso.

Ci vediamo in un bar all'Eur, ad una decina di minuti in macchina da casa mia, non troppo conosciuto per evitare problemi.
Parcheggio poco lontano e mi siedo un tavolino ad aspettarlo.
Guardo l'orologio: le nove e quarantacinque, come immaginavo è in ritardo.
Forse non mi sarei dovuta fidare di lui, in fondo dovevo immaginare che fosse solamente un altro stupid...
ah no eccolo lì.
"Scusi per il ritardo, ma dei ragazzi mi hanno fermato per una foto" mi spiega con un sorriso imbarazzato. "Allora,che mi voleva dire?" chiedo poi invitandomi a sedere ad un dei tavolini esterni del bar.
"Come le spiegavo l'altro giorno, purtroppo un bambino del nostro reparto non è potuto venire all'incontro,nonostante ci tenesse molto. Lui ha una rara malattia, non sappiamo quanto tempo gli rimanga, potrebbero essere giorni,mesi, anni o poche ore e... insomma se lei potesse passare anche per una breve visita lo farebbe veramente felice" spiego tutto d'un fiato cercando di tenere a bada il tremolio della mia voce.
Quando si tratta di lui non riesco ad essere professionale, non riesco a non farmi coinvolgere emotivamente come dovrebbe fare un buon medico.
"Per me non c'è alcun problema, potrei passare anche direttamente oggi pomeriggio" risponde l'argentino dopo aver dato una breve occhiata al suo calendario con gli impegni della giornata.
"V-veramente?" sono davvero sorpresa. Credevo che mi avrebbe fatto aspettare mesi prima di potermi concedere qualche ora del suo tempo, invece ha accettato senza batter ciglio come se fossimo amici di lunga data.

"Posso chiederle un favore però?" ecco, sapevo che c'era la fregatura.
"Possiamo darci del tu? Il mio italiano non è perfetto e mi risulta più difficile darle del lei..." scuoto la testa divertita, ma ovviamente accetto arrossendo leggermente.
Facciamo tranquillamente colazione insieme, poi mi accompagna verso la mia macchina prima di raggiungere la sua.
"Allora ci vediamo oggi pomeriggio verso le tre e mezza. A quell'ora le visite dei parenti non sono ancora iniziate e l'ospedale dovrebbe essere più tranquillo" gli spiego mentre armeggio con la portiera dell'auto.
Lo saluto ed entro in macchina.
Giro la chiave, ma il motore fa un rumore preoccupante. Provo a premere sulla frizione, ma proprio non collabora. Perché la batteria ha deciso di scaricarsi proprio oggi?
Esasperata, appoggio la testa sul volante cercando di mantenere la calma, ma un tocco leggero sul finestrino mi fa sobbalzare.
Gli occhi verdi che ho salutato poco fa, mi stanno fissando con aria interrogativa.
"Ti serve una mano?" mi chiede il numero ventuno con gentilezza. "È questa stupida macchina che non ne vuole sapere di partire" rispondo scendendo dal veicolo e colpendo la carrozzeria infastidita.
"Vorrei poterti aiutare, ma nonostante io sia appassionato di auto, non capisco niente di motori e non saprei nemmeno come aprire il cofano" confessa lui con una risata.
Bene, ho trovato l'unico ragazzo sulla faccia della terra che non è in grado di attaccare due cavetti per ricaricare la batteria della macchina.
"Se vuoi posso accompagnarti io però" la sua offerta mi fa immediatamente ricredere su di lui.
"Non voglio disturbarti, chissà quante cose hai da fare..." rispondo in imbarazzo.
"Non preoccuparti, oggi è il mio giorno libero". Lo guardo ammirata. Sta facendo tutto questo per me durante la sua giornata di riposo?
"Dai ti accompagno al lavoro" prende l'iniziativa e mi invita a seguirlo verso la sua Ferrari.
"Con questa sicuramente passeremo inosservati" rido mentre lui sfreccia su via Cristoforo Colombo arrivando in un attimo al parcheggio dell'ospedale.
"Ma vuoi rimanere?" gli chiedo guardando l'orologio che segna già le undici. "Voglio dire... tra poco dovresti ritornare e se vuoi risparmiarti il viaggio e un po' di benzina puoi stare nel mio ufficio mentre io faccio il giro visite e dopo possiamo mangiare un boccone insieme prima dell'incontro..." sto parlando a vanvera, lui ha sicuramente di meglio da fare piuttosto che pranzare in un ospedale. Mi sta già facendo un favore con Tommaso, cosa mi fa pensare che accetterà la mia offerta?
"Certo, mi fa piacere" ancora una volta la sua risposta mi lascia piacevolmente sorpresa e lo invito a seguirmi all'interno dell'ospedale passando per corridoi secondari così da non farci scoprire.

Non sarai mai sola ~Paulo Dybala ❤️🧡💎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora