Inuyasha

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Angolo autrice

Salve, amici. Sempre più in colpevole ritardo, eccoci qui.

Una premessa velocissima e un paio di punti: anche questo un aggiornamento molto lungo (purtroppo o per fortuna), la prima parte è moooolto introspettiva. Spero non vi dispiaccia.

Nel capitolo precedente non c'era il POV del piecuro, perchè volevo lo percepiste stronzo come lo percepiva Rosa. Qui, invece, ci sono le sue tarantelle mentali - che, forse, ce lo faranno perdonare - e il suo POV sui fatti incresciosi della notte del suo compleanno.

1) Quando metto pezzi di chat, i nomi sono come loro rispettivamente si tengono salvati nella loro rubrica (per far capire a voi chi scrive cosa), ma non sanno necessariamente come si tengono salvati a vicenda (o' sapit sul vuje).

2) Il titolo è quello di una canzone di Mahmood che è la vibe del piecuro in questo capitolo (pure se lui non lo sa pecchè è nu' cuozzo). Vi lascio qui la parte di riferimento:

Quando mi dici addio tu mi spezzi il cuore

Se per te non vale un cazzo chi siamo
Oggi per me noi valiamo
Più di un Ocean Drive
Se ti chiedo come stai
La verità brucia in faccia
Cicatrice di Inuyasha
Non so più come stiamo ancora in piedi
Lo ammetto che non ho fatto di tutto
Per dirti in faccia che oramai
Dire addio non vuol dire che è la fine

Metterò il peggio di me
Dentro a una crisalide
Per non farti più male
Se lo farai anche te

Penso qua sopra al muretto di casa
Come ho fatto a credere che alla mia età
Si possa andare avanti senza perdono

Enjoy e, come sempre se vi va, lasciatemi un commento.

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No.

No, no, no, no.

T' preg, no.

Non è così che avrebbe immaginato la progressione dei suoi primi pensieri la prima mattina dei suoi trent'anni.

...

Gesù, grazie.

Soprattutto, però, non avrebbe mai immaginato di provare sollievo tastando una parte di letto e trovandoci niente - nessuno - a parte un lenzuolo troppo freddo e troppo ben disteso per poter essere stato appena lasciato.

Doccia, lavatrice. Primm' e sub't.

E si sarebbe crogiolato nell'illusione dell'allucinazione olfattiva, se solo non ci fosse stata abbastanza luce da notare una bottiglia di spumante vuota sul comodino a lato del letto e l'azzurro chiaro della camicia che sta indossando.

Semp' sti' cazz 'e cammis', pensa.

Se ne rende conto adesso, infatti, che proprio quella è stata la causa del mezzo attacco di panico che ha avuto appena ha aperto gli occhi. Più precisamente, l'odore attaccatole addosso.

Semp' stu' cazz' e profumo, si corregge.

Aizz't, strunz'!, si dice, infine.

Stronzo lo era stato davvero, realizza più tardi sotto la doccia e mentre fa una lavatrice mai stata più vuota, come se, insieme alla camicia e alle lenzuola, la centrifuga potesse lavare via anche i ricordi della notte precedente.

Persino quello più recente e pericoloso di quel momento tra veglia e sonno, quando ha sorriso inconsciamente perché si è sentito addosso il profumo di lei e ha indugiato in quella vecchia fantasia di una casa sul mare in cui gli occhi di Rosa gli avrebbero dato il buongiorno.

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