Collision

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"Bravo! Prova ad aggiungere il braccio ora... non così, più steso... ecco, perfetto!" La voce del coreografo era netta e decisa, interrotta solo dal ritmo pulsante della musica che riempiva la sala.

"Riprova da capo. 5... 6... 7... 8..." Il ritmo della musica scandiva ogni movimento, ogni passo, mentre il ragazzo dai capelli bordeaux continuava a ballare con una grazia che sembrava quasi sovrumana.

DRIIN DRIIN

"Jisss, per amore del cielo, vuoi alzarti? Giuro che se mi fai fare tardi ti uccido!" La voce di Jeongin penetrava attraverso il sonno di Jisung come una lama affilata.

"Ecco, altri 5 minuti," rispose, tirandosi sotto le coperte, leccandosi le labbra come se stesse ancora sognando.

"NO, ALZATI SUBITO!" Jeongin sbatté la porta e, in pochi passi, si trovò accanto al letto di Jisung, scuotendolo con insistenza.

"Va beeene," mormorò, arrendendosi alla sveglia implacabile del suo amico.

Si alzò dal letto, dirigendosi al bagno con gli occhi socchiusi e il corpo pesante di sonno.

Una doccia rinfrescante avrebbe sicuramente aiutato a scacciare la stanchezza e l'ansia. Questa giornata, in particolare, lo preoccupava e lo entusiasmava in egual misura. Non sapeva cosa aspettarsi, ma era determinato a fare bene.

Mentre si preparava, il panico cominciò a prendere piede.

"INNIEEE, aiutami ti prego!" gridò Jisung con una voce tesa e affannata.

"Che succede?!" Jeongin rispose correndo nella stanza con  il
volto stravolto dalla preoccupazione.

"Non so cosa mettere!" piagnucolò Jisung agitato mentre frugava nell'armadio.

Jeongin si fece largo tra i vestiti sparsi sbuffando. "Mi hai fatto prendere un infarto, non farlo mai più! Bene.. Vediamo cosa hai qui." Cominciò a frugare tra i capi con rapidità e precisione. "Questo no... oddio, ma dove hai comprato questa felpa? È orribile... ah, ecco, questo andrà bene!"

Alla fine, Han indossò un semplice paio di jeans neri con una felpa grigia, mentre Jeongin optò per una polo a maniche lunghe colorata e jeans.

Jisung ammirava il modo in cui Jeongin vestiva con sicurezza, senza preoccuparsi del giudizio altrui. Se voleva indossare qualcosa, lo faceva senza pensarci troppo.

Corsero verso la metro e in pochi minuti si ritrovarono davanti all'enorme edificio dell'università. Jisung alzò lo sguardo e fu impressionato dalla maestosità della struttura.

Era un colosso di vetro e acciaio che si ergeva imponente, pensò tra sé che sarebbe stato facile perdersi tra i corridoi.

"Che fortuna, Jis! Le nostre facoltà sono vicine!" esclamò Jeongin con il volto illuminato da un sorriso.

"Si... però mi mancherà condividere il banco con te," rispose l'amico con una  voce carica di nostalgia.

"Anche a me. Ma stai tranquillo, sono sempre qui per te. Qualunque cosa, non esitare a chiamarmi e vengo in tuo soccorso."

"Non so come farei senza di te, Innie," disse Jisung  abbracciandolo affettuosamente.

"Ci vediamo a pranzo allora, a dopo!"

Si separarono, vedere Jeongin entrare nel dipartimento di biologia mentre Han si avviava verso il suo di psicologia lo colpì profondamente. Era un segno che, pur condividendo ancora molte cose, ora erano su strade diverse. Questo cambiamento gli fece provare una miscela di emozioni, dalla tristezza all'eccitazione, mentre si rendeva conto che stavano crescendo e costruendo il loro futuro.

Jisung entrò nel dipartimento di psicologia e si sedette in un posto qualsiasi, cercando di orientarsi in quell'ambiente nuovo, la lezione era iniziata da dieci minuti quando la porta si aprì con un colpo secco.

"Buongiorno, sono Lee Minho. Mi scuso per il ritardo, non ricapiterà più," disse una voce che Han riconobbe immediatamente.

"Non si preoccupi, prego si accomodi," rispose il professore, mentre Jisung alzava lo sguardo.

Era il ragazzo dai capelli bordeaux che aveva visto la sera prima. Jisung sentì un nodo alla gola e il suo cuore accelerare.
Non poteva credere che si trovasse nella sua aula e nella sua stessa facoltà!

Il ragazzo, che Jisung ora sapeva chiamarsi Minho, si sistemò accanto a lui con un sorriso malizioso. "Uh, il mio fan numero uno."

"Non posso crederci," pensò Han, infuriato. "Senti, ma chi ti credi di essere? Michael Jackson? Fai tanto il gradasso ma ieri sera ti ho visto, ti perdi con le spalle, le chiudi troppo mentre balli!"

"Balli anche tu?" chiese Minho, il tono incuriosito e sorpreso.

"Si... emh... ballavo," rispose Han, confuso e irritato.

"Incredibile! Conosco pochi ragazzi che ballano. Comunque, piacere, io sono Minho."

"Piacere, Jisung. Ora, se permetti, vorrei seguire la lezione. Grazie," rispose Jisung, mentre Minho annuì intento ad iniziare a seguire la lezione anche lui.

Alla fine della mattina, Jisung raccolse frettolosamente il materiale scolastico e uscì dall'aula, sentendo un gran bisogno di parlare con Jeongin.

Lo chiamò al telefono con urgenza.
"Innie, dove diavolo sei?"

"In mensa. Ma che ti prende?" rispose Jeongin, con un tono di confusione.

"Arrivo."

Han si affrettò verso la mensa, cercando di orientarsi tra la folla, riconobbe Jeongin e si avvicinò al tavolo.

"Eccoti finalmente," disse Jisung.

"Ei Jis, sono già due volte in una giornata che mi fai prendere un infarto! Che è successo?"

"Non ci crederai mai. Ero in classe, seguendo tranquillamente la mia prima lezione di psicologia dello sviluppo, quando all'improvviso entra un ragazzo in ritardo e si siede vicino a me..." Jisung si fermò, aspettando la reazione di Jeongin.

"Non dirmi che era il ragazzo di ieri."

"ESATTO!"

"Non è possibile!"

"Te lo giuro!"

"Ti ha detto qualcosa?" chiese Jeongin, curioso.
"Sí, si è messo a fare il pagliaccio come ieri, ma questa volta non gliel'ho data vinta e gli ho risposto a tono."

"Ancora? Hai fatto bene a non dargliela vinta. Ma chi si crede di essere?"

"È esattamente quello che gli ho detto. Oh, Innie, è solo il primo giorno e già sono stressato!"

"Dai, Jis, ignoralo e basta. Poi chissà, magari dall'odio nasce l'amore," disse Jeongin con un sorriso beffardo.

"Ma per favore, queste cose succedono solo nei libri o nelle serie TV. Comunque, cambiamo argomento, altrimenti mi innervosisco ancora di più. Com'è andato il tuo primo giorno?" chiese Jisung, cercando di distrarsi.

"Molto bene, ho fatto amicizia con due ragazze," rispose Jeongin con entusiasmo. "E guarda un po'? Ho rimediato due biglietti per la festa di benvenuto per le matricole!"

"Una festa? Sai che odio queste cose!" esclamò l'amico.

"Lo so, ma so anche che mi ami e quindi mi accompagnerai," dichiarò Jeongin abbracciandolo affettuosamente.

"Ma perché sono così buono..." Han sospirò, rendendosi conto che non avrebbe potuto dire di no al suo amico.

Con un sorriso, Jeongin e Han si prepararono ad affrontare la nuova giornata, consapevoli che, anche se le sfide erano già all'orizzonte, avevano l'un l'altro per affrontarle.

The dance of silence Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora