Capitolo 2 - Il Sopravvissuto

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«Lori? Lori? Allora, ti sei deciso?», lo incalzò sua madre, scuotendolo per una spalla.
Andrea, impegnato nel preparare il cono per la signora, non badava ad altro.
«Eh? Ah, si mamma... Eh» Lori tornò alla realtà, ma appariva ancora piuttosto confuso: Michael Stipe stava ancora cantando nella sua testa. «Ah, sì il ge... il gelato, eh, sì quindi...»
«I gusti, tesoro, i gusti!» Sua madre iniziava a spazientirsi.
«Ecco a lei, signora!» Andrea porse il cono alla donna sorridendo con molta dolcezza. Girò la testa verso Lorenzo, con la stessa amabile espressione «E tu? Cosa posso darti?»
«Il ca... il co... il cono... » Oh, bella figura di merda, stavo per dire... Adesso mi viene un attacco di panico. Ho la testa svuotata, non riesco a pensare. I gusti, ah già, i gusti. Meglio non peggiorare la situazione, ma può andare peggio di così? Perché quello stronzo del gelataio doveva avere un viso tanto dolce? Perché deve avere delle labbra che sono un invito ad abbandonarsi contro?
Perché sono sempre il solito idiota che si innamora del primo ragazzo sconosciuto che mostra un minimo di gentilezza? Lui però... mi sembra diverso.

I gusti, i gusti! 

Buttò l'occhio sui primi davanti a lui: «Ehm, pi... pistacchio e cre...ma», balbettò a fatica, evitando di guardare Andrea, che, dal canto suo, lo stava ignorando mentre si preparava a servire il cono successivo.
«Oh, suvvia! Lori, vuoi farmi arrabbiare?!», lo rimproverò sua madre; si rivolse ad Andrea, fermandolo prima che prendesse il pistacchio. «Lo faccia fragola e limone, per favore. Odia la crema e ancora di più il pistacchio. Vuole solo irritarmi, lo fa apposta.» Alzò le spalle.
Andrea guardò Lorenzo, perplesso.
Lori, più morto che vivo, annuì con un cenno lento del capo, altro non riusciva a fare.
A quel punto, preparò con indifferenza il cono come da istruzioni della madre, per poi allungarlo al ragazzo, con la sua classica espressione calda e cordiale.
Esitante, Lorenzo prendendo il gelato non poté fare a meno di notare le dita lunghe e magre di Andrea. Posso leccare queste al posto del gelato?  Vergognandosi dei suoi pensieri, si girò di scatto. Sto esagerando, basta, basta, basta! Strinse gli occhi. «Mamma, andiamo. Sono stanco, voglio andare a casa.»

Rumore sordo di porta che sbatte.
Lina sospirò e si sedette al tavolo della cucina di casa sua.
Ancora una volta ce l'abbiamo fatta, il mio Lori è tornato a casa, camminando sulle sue gambe. Si prese il volto tra le mani e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. In silenzio, come sempre. Lina, ricordati della promessa che hai fatto a te stessa, si disse. Fatti vedere da tuo figlio sempre positiva, l'ottimismo non può che essere di aiuto. Anche quando non c'è alcun motivo per essere ottimisti: ogni istante che passo con lui può essere l'ultimo. Un condannato a morte. ho messo al mondo un condannato a morte. Per carità, tutti gli esseri umani sono mortali e nessuno sa quanto lunga possa essere la propria vita. Ma, appunto, l'incertezza di una data di fine genera una pseudo illusione di immortalità; molto diversa dal sentirmi dire "signora, dubito che suo figlio vivrà più a lungo di una settimana".
Una settimana che, con dolore e fatica, si è trasformata in quasi vent'anni. Non un morto che cammina, bensì un miracolo che cammina. Preferisco immaginarmelo così.

Sospirò.

Ennesimo compleanno in ospedale, cosa importa, gli anni erano compiuti. Voglio soltanto essere grata per ogni singolo istante insieme a te, mio adorato Lorenzo, mia unica e sola ragione di vita.

Si alzò, andò in bagno a lavarsi il viso.
Sorrise a se stessa riflessa nello specchio, si sforzò di sorridersi.
Quando si ritenne pronta, andò a bussare alla porta della camera del figlio.

«Non mi rompere e non entrare!», urlò Lori, dall'altra parte dell'uscio.
«Il dottore ha detto che devi stare a riposo e non fare sforzi, mi raccomando, eh!», lo ammonì, con tono severo.
«Ti ho detto che non devi rompere!», urlò ancora più forte, in modo che la madre non continuasse a tediarlo. Il trucco funzionò, in quanto Lina si rassegnò ad andarsene in tutta fretta per non essere lei stessa fonte di agitazione per il figlio.
«Che palle...», sbuffò Lori, steso sul suo letto fissando il soffitto. Ho negli occhi ancora le immagini di quel maledetto gelataio sexy.

Basta, basta, basta!

Non riesco a togliermelo dalla testa.
Sorrise. È la prima volta che prendo una sbandata per qualcuno che non fa parte dello staff medico.
Li ho passati tutti: medici, infermieri, tecnici, oss, portantini... i miei preferiti, però, rimangono i tirocinanti. Si mordicchiò le labbra, deluso. Tanti innamoramenti, nessuna storia.

Non posso, non voglio.

 Anche se gradisco le coccole cordiali del personale sanitario, le sento intrise di quella pietosa compassione di chi conosceva l'infausto destino che mi colpirà, più prima che poi. Da un fidanzato pretendo baci d'amore, non carità! E se nessuno mi bacerà mai, se non con lo spirito di soddisfare l'ultimo desiderio del moribondo, beh, morirò con orgoglio, anche senza conoscere le sensazioni di appoggiar le mie labbra su quelle altrui. Oddio, no, spero di no. Si mise il cuscino sulla faccia

Però...

Però adesso c'è quel dannato gelataio.
Quell'idiota bastardo che dal nulla ha iniziato a farmi battere forte il cuore.
Non mi conosce.
Non sa nulla di me.

No, ma cosa penso, non devo pensare.

Esci dalla mia testa, stronzo!

Non vuole uscire.

Sospirò, si girò di scatto e afferrò il pc portatile che aveva sul comodino. Si girò a pancia in basso e lo accese.

Vediamo un po' se scopro chi sei... Devo stare a riposo? Va bene, me ne starò buono buono con il mio pc a far ricerche.

Digitò sul motore di ricerca "il nido del pinguino". Primo risultato, la sua pagina Instagram.

La luce dello schermo era l'unica fonte luminosa della stanza. Gli occhi del ragazzo erano fissi sullo schermo.

Troppo facile, non mi diverto.

Secondo risultato: pagina Facebook della gelateria.

Prima foto: quello stronzo del gelataio sexy insieme a due persone molto più grandi di lui. Genitori? No, il cognome dell'uomo più anziano è diverso: o la donna l'ha partorito come madre single o è sua zia, visto che la signora e il ragazzo condividono lo stesso cognome.

Copia incolla del nome e cognome.

Linedin. Che idiota: ecco il suo curricum vitae con tanto di numero di telefono e indirizzo. Studente di Scienze della Formazione Primaria, ormai giunto alla fine, fuori corso.

Lorenzo scoppiò a ridere.

Vabbeh, dove sta il piacere della scoperta, il brivido dell'ignoto? L'intelligenza non è una delle sue doti, a quanto pare. O forse è solo ragazzo dal cuore ingenuo.

Single.

Ottimo.

Ex? Due, a quanto pare.

Sempre mollato.

Un coglione sentimentale.

Proviene da un paesino, genitori bigotti e provinciali.

I suoi amici sono i suoi coinquilini. Ragazzi interessanti. Me ne occuperò più tardi, come delle sue ex.

Andrea, caro amore mio, domani ti vengo a prendere.


Sarai il mio ragazzo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora