Capitolo 8 - Aggrapparsi alla vita

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«Ehi, niente compiti oggi?» La signora Marisa salutò Lorenzo con un bel sorriso. «Non vedo il tuo zainetto.»

«Buon pomeriggio, signora! No, oggi niente!» Sorrise, ondeggiando sulle punte dei piedi con le braccia dietro la schiena «Non c'è Andrea?»

Era un caldo pomeriggio di sole e l'atmosfera cittadina era molto rilassata.

«Certo che c'è, è in laboratorio!»

Lorenzo piegò la testa di lato. «Allora lo aspetto», sorrise.

«Ma no, te lo chiamo!» Urlò, per attirare l'attenzione del nipote, che giunse preoccupato in tutta fretta, asciugandosi le mani con un canovaccio.

«Eccomi, che succede?»

La proprietaria della gelateria si coprì la bocca con la mano, pensierosa.

«È così una bella giornata, perché non porti il ragazzo a fare un giretto? Poverino, passa tutte le giornate sui libri, non si diverte mai, oggi che non ha compiti fallo svagare un po'!»

Andrea, che si accorse solo in quel momento della presenza di Lori, guardò spaventato sua zia. «Cosa?!»

«Oh, suvvia... Guarda com'è contento!» lo indicò, saltellava dalla gioia.
Andre si rabbuiò e iniziò a produrre un suono sordo e gutturale. Voltò lo spalle e tornò nel laboratorio.
Lorenzo guardò la donna, deluso, ma lei lo rassicurò con un sorriso: «Ti porta, ti porta! Va a togliersi il grembiule!»
Il ragazzo tornò raggiante e la sua felicità aumentò quando vide l'amore della sua vita pronto per uscire, poco importava avesse uno sguardo truce.

«Ciao ragazzi, divertitevi e non preoccupatevi dell'orario!», li salutò Marisa.

«Grazie signora! Grazie davvero, a presto!» Lori ricambiò il saluto. Andrea cercava di auto convincersi di non star vivendo davvero quel momento.

Suono della campanella della porta.

Lorenzo guardò il volto accigliato del giovane senza riuscire a smettere di sorridere.

«Il nostro primo appuntamento, finalmente!» Era emozionatissimo per la piacevole sorpresa.

Andre camminava con le mani in tasca, lo sguardo rivolto verso il basso. Lentamente la rabbia stava scivolando via ed iniziava a godersi il tepore di quel pomeriggio; la giovialtà del ragazzetto lo stava contagiando.

«Allora, dove ti porto?», chiese, abbozzando un sorriso.

Lorenzo rifletté qualche secondo. «Mi pare che ci sia un parco, qui vicino. Portami lì.»

«D'accordo.»

Camminarono fianco a fianco in silenzio per un po'.

«Posso... posso tenerti per il braccio?»

«No.»

Lorenzo si aggrappò al braccio di Andrea, il quale non disse nulla.
Continuarono a camminare per un po', poi Lori ebbe come un mancamento e strinse con forza il braccio di Andre, il quale si bloccò all'istante, preoccupato.

«Ehi, che ti succede?»

«Niente, niente. Sto bene», disse, mentre il suo viso mostrava tutt'altro. Era pallidissimo, le labbra incolori, il respiro corto. Stava in piedi solo perché ancorato disperatamente al giovane.
«Aspetta, lì c'è una panchina.» Prese in braccio il ragazzino senza alcuna difficoltà, era davvero un mucchietto di ossa indifeso.

Lorenzo si sentì sollevare e trasportare, non riusciva a reagire. Aveva solo voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma lottò con tutte le sue forze per rimanere cosciente.
Non adesso, non ora. Sii uomo, Lorenzo. Un uomo non si arrende mai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29 ⏰

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