Capitolo 6 - Repetita iuvant, sed stufant

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Suono della campanella di ingresso.
-Ciaaao!-
Andrea alzò la testa, Lorenzo gli sorrise, zainetto sulle spalle, braccia dietro la schiena, si dondolava avanti e indietro. Spostò lo sguardo sull'enorme orologio davanti a lui. Le quattordici e trenta precise. Abbassò gli occhi, era ancora lì, fermo che gli sorrideva.
-Non manchi un giorno, puntuale come le tasse.- sbuffò.
-Il mio gelato, per favore!- piegò la testa di lato.
Andrea sospirò, e, con movimenti da bradipo, gli preparò una coppetta. Si lasciò scappare un sorriso.
-Sai che questa porcheria sta andando alla grande?- gli disse, porgendogli il gelato.
Lorenzo ridacchiò orgoglioso, prese il gelato e si sistemò  al suo posto, levando dallo zaino libri e quaderni, tra una cucchiaiata e l'altra di gelato. Ripulì ben bene la coppetta, la lanciò nel bidone e, sospirando sconsolato, iniziò a sfogliare pagine.

-Ormai fai parte dell'arrendamento, vieni qui tutti i pomeriggi!- lo canzonò Andrea mentre lo osservava imprecare in forma muta. -Piano con le parole, so leggere il labiale.- lo riprese con il puro fine di irritarlo, per ammazzare il tempo di un noioso pomeriggio.

Lori alzò la testa e gli puntò addosso uno sguardo assassino.

-Guarda che lo so. So anche se conosci il linguaggio dei segni...-

-Si chiama lingua italiana dei segni!- puntualizzò. Lorenzo lo ignorò.

-...sai leggere e scrivere in braille e hai la qualifica professionale di tecnico dell'educazione e della riabilitazione per l'orientamento e la mobilità dei ciechi...-

-Non vedenti, si dice non vedenti!- lo corresse serio. -Comunque, avevo scordato quanto cazzo sei uno stalker...- Andrea lo guardò, preoccupato, Lori fece una smorfia beffarda e iniziò a rimproverarlo: -Comunque tu-, gli puntò l' indice accusatorio contro, -sei davvero uno stronzone, aiuti la qualsiasi tranne il tuo adorabile fidanzatino che sta schiattando sopra questa inutile merda!-

Andrea alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Sbuffò. Strascicando i piedi si avvicinò al ragazzo con la vitalità e l'allegria di una grigia e nebbiosa mattina di novembre.
Lori sorrise quando giunse accanto a lui.

-Ecco, guarda, è qui!- Picchiettò il dito sul quaderno.

Andre lesse l'esercizio: -Che materia è?-
-Economia aziendale.- rispose, con gli occhi lucidi. -Dire che non ci capisco un cazzo è un eufemismo.-

-Mhmm.- Andre si stringeva ritmicamente il mento con il pollice e l'indice. -Non ci capisco un cazzo nemmeno io.- ammise a bassa voce.

Lorenzo lo guardò con occhi da cucciolo disperato. -Vedi, vedi cosa sono costretto a subire? Gli anni migliori della mia esistenza- si lamentava, appoggiando il dorso della mano sulla fronte - sprecati sopra questa inutile merda!- si voltò di scatto verso Andrea, afferrò con forza la sua maglia e lo scosse con violenza, fissandolo negli occhi, terrorizzato. - Cosa ho fatto di male, io, nella mia misera vita per meritarmi questa orrenda tortura!- Lo lasciò, picchiando il libro con la fronte. Si fermò, il capo sul volume.

L'altro l'aveva osservato per tutto il tempo in silenzio, volto inespressivo.

-Hai finito?-

Lori, senza spostarsi dalla posizione annuì, con un cenno del capo.

Andrea sbuffò, poi con la sua consueta lentezza, sfilò il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Sarai il mio ragazzo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora