Capitolo 2

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Quel giorno mi svegliai a notte fonda, sentendo un dolore alla testa che si propagava fino al mio petto, come se qualcosa dentro di me si stesse facendo largo tra organi e carne, per cercare di uscire. Strinsi i denti per soffocare un lamento, ma non servì. Mio padre Stiles si fiondò nella stanza, con le iridi tinte di di giallo e i denti aguzzi scoperti, attirato probabilmente dall'odore del mio dolore. Dietro di lui mio padre Derek mi fissava con un mezzo sorriso perché aveva già intuito quello che mi stava succedendo. Il mio sangue di licantropo si era risvegliato.
Fino a poche ore prima ero convinto di essere solo un normale ragazzo di diciotto anni, di non avere ereditato il gene da lupo mannaro. Invece, a quanto pareva, era solamente ritardatario.
Nei giorni seguenti i miei sensi si fecero più acuti, fino a quasi essere fastidiosi.
Poi una mattina, in cui ogni suono, ogni voce, ogni rumore per quanto flebile, mi rimbombava in testa come un tuono, mi scontrai con qualcuno, stordito dal suono della campanella, facendogli cadere la pila di libri a terra. Alzai lo sguardo e incontrai due occhi blu, luminosi e dello stesso colore degli zaffiri, profondi come il mare, dietro un paio di occhiali dalla montatura nera. Appartenevano ad un ragazzo della mia stessa età, dai lineamenti morbidi, quasi femminili, magro dai muscoli affusolati, tipici di qualcuno che corre tutti i giorni, nascosti dal maglione grigio e largo. Aveva i capelli castano ramato, corti spettinati, con alcune ciocche che gli cadevano sulle palpebre.
Si chinò per raccogliere i libri e i fogli di appunti che erano sparsi attorno ai nostri piedi, senza dire una parola. Io dopo il primo attimo in cui rimasi fermo a fissarlo, lo aiutai, domandandogli scusa.
- Mi chiamo Damien John Hale- mi presentai, porgendogli una mano e le cose che avevo raccolto.
L'altro mi diede una stretta rapida. - Io sono Alex Bane. E... scusami ma sono in ritardo- rispose, poi mi voltò le spalle e se ne andò.
Dopo quella mattina non ebbi più occasione di parlargli. Lo vedevo attraversare i corridoi, stringendo la borsa a tracolla a un fianco, senza guardarsi attorno, senza incrociare mai il mio sguardo. Ogni tanto mi ritrovavo a sperare che mi vedesse, o che a mensa si sedesse in un tavolo vicino al mio.
Vincent e Yuki erano esasperati e tutte le volte che lo nominavo, mi chiedevano perché non facessi io il primo passo.
Era complicato. Alex non aveva scatenato in me solo un forte desiderio, ma anche paura. Quando mi ero chinato per aiutarlo e avevo percepito il suo profumo fresco e dolce, nella mia mente si era formata l'immagine di quel ragazzo, debole, indifeso, steso a terra, sotto di me, mentre le mie zanne gli affondavano nella carne morbida del fianco.
Non potevo avvicinarlo perché il lupo dentro di me si scatenava in sua presenza, e ancora non possedevo il controllo.
Il mio primo plenilunio ci sarebbe stato presto e Derek mi aveva promesso che mi avrebbe aiutato a non impazzire per la voglia di uccidere. Forse dopo sarei riuscito a non fare del male ad Alex. Ma per il momento dovevo stargli lontano.
Tuttavia scoprii che nulla va come progettato. Il destino, karma, semplicemente sfiga (o quello che è) non era d'accordo con la mia idea.
La sera prima della luna piena, Yuki mi aveva invitato ad uscire con lei, in un locale dove si esibivano i gruppi o gli artisti della città. Lei era una delle più famose e anche delle più corteggiate. Al contrario della madre, aveva appreso appieno il significato di volpe seduttrice. Si divertiva ad incantare sia ragazzi che ragazze, per farsi offrire da bere e divertirsi ogni tanto, senza che i suoi genitori lo sapessero. Io la accompagnavo più che altro per tenerla d'occhio.
Ma quella sera la mia mente era altrove. La voce di Yuki era solo un ronzio in sottofondo, sovrastata da tutti gli altri rumori che mi riempivano i timpani, come se fosse la prima volta che li udivo. Gli odori erano pesanti, tanto che mi davano un senso di nausea. Potevo percepire ogni emozione che mi circondava. Rabbia, eccitazione, gelosia, tristezza, paura... poi un profumo mi strappò da quella nebbia opprimente. Era fresco e dolce, un profumo che destò l'interesse del lupo dentro di me.
Come richiamato dai miei pensieri, Alex era comparso nel locale e i suoi occhi blu, avevano incrociato per un attimo i miei.
Scoprii quella sera che dietro l'apparenza fragile e indifesa di quel ragazzo, c'era in realtà uno spirito selvaggio, intrepido, senza paura, come se con il calare della notte diventasse qualcun altro.
L'avevo seguito, ascoltando stupidamente il licantropo che ringhiava per lui, e lo avevo visto sulla strada isolata dietro il locale... che gareggiava in moto.
Non potevo nemmeno immaginare che quel coraggio celava, ancora più in profondità, un terrore che lo consumava.

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