Capitolo 4

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Non ricordo come fu la mia prima luna piena. So che la passai incatenato in casa, con i miei padri che cercavano di aiutarmi a mantenere il controllo, mentre io volevo solo correre fuori per cercare quel profumo che portava al suo sangue.
I giorni seguenti trascorsero più tranquilli. Non mi sentivo più così famelico quando parlavo con Alex, così riuscii a passare del tempo con lui, conoscendolo meglio. Scoprii che amava leggere ogni genere di libro, bastava che lo ispirasse. Preferiva la musica classica, o comunque le melodie suonate al pianoforte. Lui e Scarlett erano amici di infanzia e fratelli, da quando lui era stato adottato alle medie dai genitori della ragazza, dopo che i suoi erano morti in un incidente.
Non gli chiesi più della corsa con le moto e lui non ne accennò mai. Con il passare del tempo mi convinsi che forse Vincent (che nel frattempo faceva una corte spietata a Scarlett) aveva ragione. Forse davvero quello che sentivo per Alex era talmente forte che lo avevo visto per sbaglio, quella sera.
Finalmente mi sembrava di aver ritrovato un equilibrio nelle mie giornate. Continuavo ad allenarmi con mio padre Derek e frequentavo quel ragazzo dagli incredibili occhi blu, riuscendo a tenere a freno il lupo.
Poi qualcosa cambiò.
Una sera andai nel campo da basket vicino alla scuola per fare qualche tiro, da solo. Yuki mi aveva invitato ad andare con lei, ma non avevo voglia di andare per locali, mentre Vincent stava passando una delle sue solite serate no. Ogni tanto, quando qualcosa lo fa arrabbiare, il suo comportamento si fa al quanto... acceso. È impossibile averci a che fare in quei momenti, anzi è meglio non averci a che fare se non si vuole finire all'ospedale per qualche bruciatura indesiderata. Quella volta la causa di tanto turbamento era Scarlett. Il rifiuto di quella ragazza di uscire con lui lo frustrava.
Mi misi a sedere vicino al canestro, osservando il cielo punteggiato di stelle, godendomi la brezza leggera che soffiava tra gli alberi, finché un certo profumo non mi fece drizzare le orecchie.
Mi voltai e vidi Alex venire verso di me, con il cappuccio della felpa nera che indossava, calato sulla testa.
- Ciao- mi salutò, avvicinandosi.
- Ehi... come mai sei in giro?- gli chiesi, alzandomi.
Il ragazzo mi sorrise, facendo scorrere lo sguardo dal basso verso l'alto, scrutandomi con intensità.
- Non mi andava di restarmene a casa tutto solo. E tu? Non è un po' tardi per giocare a basket?-.
Mi strinsi nelle spalle. - È l'anniversario dei miei genitori. Volevo togliermi di torno-.
Alex ridacchiò. - Perché? Fanno tremare i muri di casa quando si appartano?-.
Inarcai un sopracciglio. Non lo avevo mai sentito fare certe battute, anche perché di solito quando io o gli altri parlavamo di sesso, lui arrossiva, imbarazzato.
- Comunque non credo che giocare da soli sia così divertente. Che ne dici se ti sfido?- ghignò, prendendo il pallone.
- Non credevo che sapessi giocare- osservai.
- Non ho detto di essere bravo. Anche se potremmo fare una piccola scommessa-. Iniziò a palleggiare, continuando a sorridermi.
- Sarebbe a dire?-.
- Se io riesco a fare almeno un canestro più di te... allora tu domani sera vieni ad una festa- propose.
Sorrisi divertito e su di giri contemporaneamente. Decisi che lo avrei lasciato vincere, dato che mi interessava di più andare ad una festa con lui che qualche canestro.
Iniziammo a giocare, ma fu una partita piuttosto insolita. Alex faceva di tutto per rubarmi la palla, ma sembrava che nel frattempo cercasse ogni modo possibile per avere un contatto fisico con me. Nonostante tutto però, era bravo. Ciascun punto che riuscivo a fare, Alex lo replicava.
Ci ritrovammo in parità. D'un tratto, cercò di bloccarmi, ma inciampò contro la mia caviglia. Cadde a terra, aggrappandosi alle mie spalle per tentare di rimanere in piedi, invece anche io persi l'equilibrio. Mi ritrovai inginocchiato sopra di lui, appoggiato sui gomiti attorno alla vita del ragazzo, con il volto a pochi centimetri dal suo. Il suo profumo mi inondò, facendomi scorrere un brivido caldo sulla pelle.
- Cavoli... che imbranato. Mi dispiace- mormorò lui, piantando gli occhi nei miei.
Le sue iridi erano accese da una luce inconsueta, ardente e il suo cuore aveva iniziato a battere all'impazzata.
Senza pensare, avvicinai ancora il viso, premendo le mie labbra contro le sue, saggiandone la morbidezza e il calore. L'aria attorno a noi sembrò sospendersi. Mossi piano la bocca, mordicchiandogli lentamente la pelle, mentre un verso simile ad un ringhio mi vibrava in gola.
Poi mi allontanai, rialzandomi in piedi, rendendomi conto di averlo appena baciato, facendo anche in modo che si accorgesse della mia eccitazione.
Alex si mise a sedere, senza staccare gli occhi dai miei. Si portò l'indice destro alla bocca, poi ghignò.
- A quanto pare ho vinto io- commentò.
Si alzò in piedi e recuperò la felpa che aveva tolto durante la partita. Si mise di fronte a me, allargando il sorriso compiaciuto.
- Ci vediamo domani-.
Non disse altro, non fece altro. Mi oltrepassò e se ne andò, lasciandomi lì, confuso, con il cuore che ancora correva frenetico e il lupo dentro di me che graffiava e ringhiava per inseguirlo e bloccarlo di nuovo a terra.
La mattina dopo andai dritto al suo armadietto, per parlargli. Non avevo raccontato niente a Vincent o a Yuki, anche se avevano capito che c'era qualcosa che non andava, probabilmente dalle mie occhiaie. Non ero riuscito a chiudere occhio per il resto della notte, continuando a pensare a quel bacio e alla reazione di Alex, temendo che fosse solo un comportamento dettato dalla sorpresa momentanea.
- Ciao Damien... tutto bene? Hai l'aria di uno che ha passato la notte a fare incubi-. Il ragazzo mi raggiunse, aprendo l'anta dell'armadietto per recuperare i libri della prima ora.
- Sì, più o meno... in realtà non ho dormito per niente. Ho ripensato a ieri sera... a quello che è successo... io...- iniziai a dire, ma le parole mi morirono in gola.
- Perché? Cos' hai combinato ieri? Se è qualcosa di illegale, ti prego non dirmelo. Non mi va di essere il complice di un criminale- scherzò, ridendo.
Io sgranai gli occhi. - Alex... non ti ricordi? Non mi sembravi ubriaco...-.
Il suo sorriso scomparve. - Ehm... di che stai parlando Damien?-.
- Tu e io abbiamo giocato a basket ieri sera... mi hai raggiunto al campo- gli feci notare.
Il ragazzo mi fissò come se fossi impazzito. - Io sono rimasto a casa, a letto. Non stavo bene. E poi non gioco a basket. Le uniche volte che ci ho provato sono riuscito a tirarmi il pallone sul naso-.
Stavo per rispondergli, con la rabbia che iniziava a scaldarmi, ma Scarlett si mise tra noi, chiedendo ad Alex una mano con un esercizio di chimica e portandolo via, verso l'aula della loro prima lezione, mentre nella mia testa si facevano strada mille domande. Questa volta ero sicuro di non averlo confuso con qualcun altro, come avrei potuto? Avevamo passato più di due ore a giocare e scherzare, poi c'era stato quel mio gesto istintivo. Come poteva fingere di non essere uscito, di non avermi sfidato e battuto?
- Ciao fratello... hai gli occhi gialli- mi avvertì Vincent, raggiungendomi insieme a Yuki.
- Stai bene?- mi chiese quest'ultima.
Io li guardai, con le labbra ridotte ad una linea sottile.
- Benissimo. Stasera andremo a una festa- dichiarai, pronunciando quelle parole con la voce profonda del lupo.

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Angolo autrice:
Salve a tutti! Spero che questa fanfic vi stia piacendo! Volevo avvertirvi per tutte quelle che hanno visto la storia originale Renegade angel, che la cancellerò per scriverne un'altra sempre mia originale sui lupi mannari che si chiama Zanna Bianca, dai contenuti abbastanza forti e spinti. Intanto vi auguro buon proseguimento!  ;)

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