Il mio segreto

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Com'è possibile? Come ha fatto la principessa a scoprire il mio segreto? Sono sempre stata attenta. Sono sicura che nessuno abbia saputo che sono una donna. Non è mai cambiato nulla negli atteggiamenti degli altri.

Però, lei lo sa. Che sia per il mio portamento? Magari pare troppo femminile...no, sarebbe assurdo, non sono mai stata femminile, mia madre me l'ha sempre rinfacciato. Inoltre, nessun'altro se ne è reso conto.

Comunque, rimane il fatto che lei conosce anche il mio nome. Per cui, non si è limitata a riconoscere che io sia effettivamente una donna, ha pure saputo il mio nome.

In più, non sono neanche riuscita a difendermi, non ho negato, sono solo scappata via.

Sento un rumore. Qualcuno ha bussato alla porta.

Questa si apre ed entra una guardia.

«La principessa vuole vederti, recluta.»

Posso dire addio al mio sogno, ciò per cui ho lavorato duramente.

Ho lasciato tutto per poter diventare ciò che sono ora. Sono diventata un cavaliere per neanche cinque minuti. Penso sia un record il mio, neppure il tempo di assaporare il titolo, che già me lo stanno togliendo. Avrei dovuto immaginare che non sarebbe potuta durare per sempre, prima o poi qualcuno mi avrebbe scoperto. Però, speravo almeno di riuscire a lasciare un segno, fare qualcosa per far sì che, in futuro, siano ammesse anche le donne tra le schiera.

Ero così presa dai miei pensieri, che non mi sono resa conto di una cosa: sono stata portata in un posto a me sconosciuto.

Dentro di me, insieme alla preoccupazione, inizia a farsi spazio la paura.

Sentimento che diventa ancora più presente quando noto la spada che il cavaliere porta con sé.

Perché? Solitamente, almeno che non si abbia l'armatura da combattimento, non si porta la spada ma la pistola, che va sempre nascosta.

Mi vogliono uccidere?

Se prima era solo paura, ora è proprio e vero terrore. Non sono pronta a morire, non per aver cercato di rendere realtà il mio sogno.

So che fa parte del Codice del cavaliere: Essere sempre pronto a morire per la regnante. È la terza regola, ma tra dire e fare c'è di mezzo il mare.

Io sarei pronta a morire anche domani se ciò vorrebbe dire proteggere la principessa, ma morire perché ho osato sognare, quello no.

Però, eccomi qui, ad andare incontro al mio destino, ormai dentro la stanza.

La sala del trono.

Ecco dove sono.

Nella parete in più lontana da me è presente un enorme trono con i ricami argentei, con dettagli perfetti, è imponente.

Lei, però, non è seduta su di esso; infatti, mi dà le spalle mentre osserva l'infinito giardino che contorna la proprietà.

Non mi dà neanche la possibilità di guardarla negli occhi, azzurri come il mare.

«Puoi uscire, Micheal.»

La sua voce rimbomba nel silenzio della stanza, forte e potente come quella di chi sa avere tanto potere in mano.

È speciale come il suo aspetto gentile possa essere così tanto in contrasto con la sua personalità forte e decisa, come quella di chi si merita di essere al capo di un villaggio.

La guardia, dopo un attimo di tintinnamento, esce e io posso tornare a respirare. Non mi uccideranno, non oggi per lo meno.

In me nasce subito un dubbio: che voglia giustiziarmi a porte chiuse?

Non penso che la regnante sarebbe in grado di ammazzarmi. Insomma, è semplicemente lei.

Però, il dubbio mi spinge a fare chiarezza su questa situazione:

«Vuole uccidermi?»

La -non- risposta quasi mi rassicura, infatti, la principessa semplicemente scoppia a ridere. Una risata così cristallina, così sincera che mi fa tirare un altro sospiro.

«Ucciderti? Perché mai, Amelia?»

Mi chiede mentre si sposta una ciocca dietro l'orecchio. Mi dà ancora le spalle, permettendomi solo di vedere lo strascico del vestito e i lacci del corsetto.

Però, percepisco che è tranquilla. Nonostante il portamento regale e perfetto, infatti, le spalle sono rilassate e le mani congiunte in grembo.

Non mi è sfuggito il fatto che mi abbia chiamata per nome, quello vero, quasi a voler sottolineare che lei sa. Non ho capito come, ma sa.

«Sono una donna...non è permesso alle donne essere un cavaliere.»

«Dove mai sarebbe scritta questa cosa?» Mi chiede, fintamente confusa. Lei sa dov'è, vuole farlo dire a me.

«Nel Codice del cavaliere, mia signora.»

Noto subito che, con la coda dell'occhio, finisce a guardare il camino poco lontano da me, vicino alla porta da cui sono entrata.

«Quel libraccio è così vecchio, Amelia. Sai, i tempi si evolvono. Ai tempi in cui quel libro è stato scritto, si diceva anche che le donne non potessero governare da sole, eppure eccomi qui a regnare su questo pacifico villaggio.»

Sapevo che la principessa fosse un'anima particolare, moderna, un po' ribelle e gentile, ma non pensavo sarebbe mai stata capace di insultare così liberamente il Codice dei cavalieri, lo stesso libro che qui tutti venerano come un dio.

«Mi scusi, ma allora mi sfugge il motivo per cui mi ha voluta qua, adesso. Se ho commesso qualche infrazione, mi perdoni.»

Così dicendo, abbasso lo sguardo di rispetto e pentimento.

«Ma quale infrazione e infrazione, Amelia...certo che ne hai di fantasia.»

Non mi aspettavo queste parole, questo modo di comportarsi con me e di porsi.

Perché fa così? Io sono una sua sottoposta, eppure lei è così libera e sciolta, come se stesse parlando con una sua cara amica d'infanzia.

Talmente ero persa nelle mie considerazioni, che non mi sono resa conto che si è spostata, permettendomi di vedere il suo profilo, che rimane a dir poco perfetto, per dirigersi verso il tavolo.

Poi, poggia una mano su una sedia, la sposta indietro e mi fa un cenno.

«Ti unisci? Abbiamo molto di cui parlare io e te.»

Tremante ma curiosa, sollevata di essere fuori pericolo, obbedisco.

Non so cosa voglia da me, ma andrò fino in fondo.

Farei di tutto per poter continuare ad essere un cavaliere.

I Cavalieri della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora