Ludovico della Rovere

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Un mercenario privo di scrupoli, quello era diventato Lodovico Della Rovere.

Un tempo nelle sacre sale del castello echeggiavano racconti epici riguardanti le sue imprese, le vittorie ottenute sul campo di battaglia grazie al suo acume strategico, le numerose leggende sul suo conto. Lodovico era un cavaliere destinato alla grandezza. 

Tuttavia, più alto era il piedistallo e più rovinosa sarebbe stata la caduta. Accusato ingiustamente di aver cospirato assieme a dei rivoltosi contro il vecchio Signore, era stato costretto a fuggire lontano dalla sua terra natia, la sua fidata spada e una nivea sopravveste come unica vestigia d'una gloria ormai perduta. Il cavaliere, tanto amato quanto magnificato, era stato spogliato di ogni titolo ottenuto tramite il sudore e il sangue, la dignità e l'onore andati in frantumi come la sua vita.

Senza più nulla da perdere, ma ancora tutto da guadagnare, Lodovico fece del denaro il suo unico e solo dio. Per lui avrebbe ucciso, ogni qualvolta la mansione affidatagli lo avesse richiesto, avrebbe rapito, poveri innocenti o boriosi aristocratici che fossero, sarebbe andato in guerra, fedele soltanto a sé stesso e a nessun altro vessillo o divinità.

Tuttavia, celato nel profondo del suo cuore ferito, l'unica cosa che Lodovico desiderava era la redenzione: ogni contratto, ogni missione, servivano a dimostrare che le sue abilità erano rimaste intatte, che i suoi detrattori si sbagliavano sul suo conto. 

Col tempo Lodovico smise di credere anche in quello; il suo onore era oramai macchiato da indicibili crimini, da atti alquanto deplorevoli, e nemmeno il perdono degli dèi sarebbe stato sufficiente a lavar via i suoi peccati. Non era più degno di essere considerato un cavaliere.

La sua fama come mercenario crebbe col tempo, spingendo grandi condottieri a fare carte false per poterlo assoldare; tuttavia, Lodovico non provava alcun interesse nel far parte di una compagnia di ventura. Egli era un uomo solo, ferito e tradito da coloro che considerava la sua famiglia, schifato da quel che era diventato da dì in cui aveva abbandonato la sua casa, e mai si sarebbe legato ad alcuna causa.

Desiderate i miei servigi? Quanto siete disposti a sborsare?

Quello era Lodovico della Rovere, un mercenario senza terra né gloria, asservito solo al dio denaro e alla guerra. O, almeno, così aveva creduto fino al dì in cui, in una squallida e malmessa locanda ai confini di un ignoto regno, conobbe una donzella di nome Mystia, che lo ingaggiò come sua personale guardia del corpo. Tale incontro cambiò, col tempo, la sua vita, facendo riemergere quel lato di lui finito in un angolo remoto del suo cuore. La strada per la redenzione sarebbe stata impervia, ne era certo; tuttavia, sentiva che con la fanciulla al suo fianco, ne sarebbe uscito vittorioso. Sarebbe diventato un uomo nuovo, migliore, e degno della gloria d'un tempo. E presto lo avrebbe dimostrato.

I Cavalieri della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora