1. Sorpresa.

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Un anno dopo

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Un anno dopo.

Spesso mi sembra di correre troppo, quasi come se la vita mi sfuggisse fra le dita ed io avessi una lista infinita di cose da fare prima di lasciare questo mondo.

I miei sogni sono un riflesso di questa ansia ricorrente ed io mi vedo sempre alle prese con la stessa situazione: scappo via con il fiato corto, come se qualcuno mi stesse seguendo. La sensazione è intensa ed opprimente, mi ricorda quelle Escape Room che ogni tanto vedo nei video sui social e che osservo con attenzione, stranamente affascinata dalla loro ambientazione claustrofobica e dalla pura adrenalina che riescono a scatenare in chi vi partecipa.

Eppure, quando mi volto, mi rendo conto che non c'è nessuno a rincorrermi.
Solo il vuoto.

Questa fuga continua consuma inutilmente le mie energie, il mio respiro ed il mio tempo, che scivolano via in contemporanea lasciandomi priva di qualsiasi cosa.
La me del sogno è visibilmente esausta, mentre io cerco invano, da anni, di trovare un senso a queste immagini che mi frullano nella mente.

Da cosa scappo? Perché sono così spaventata?
Mi interrogo, ma le risposte sono elusive.
Che senso ha tutto questo?
Forse l'incubo non fa altro che ricordarmi della fretta che mi circonda ogni giorno, del mio incessante tentativo di essere perennemente in anticipo in ogni situazione. Sento che un minimo ritardo potrebbe non solo rovinarmi la vita, ma anche farmi sentire indegna di tutto ciò che mi è intorno, e questo solo perché ho il dannatissimo bisogno di tenere sotto controllo qualsiasi cosa.
Quindi corro, corro e corro.

Ma questa tendenza a gestire tutto, anziché portarmi serenità, si traduce spesso in un timore insopportabile.
Non potevi spendere il tuo tempo in un semplice hobby, come tutti, Evelyn? Darti al collezionismo di francobolli, magari?
Ammettilo, ti piace complicarti l'esistenza.

«Diamine, perché non riesco ad infilarlo?» sbiascico, cercando di trattenere il nervosismo. La mia camera, immersa nella penombra del mattino, appare come un caleidoscopio di colori e forme. Sembra vorticare, mentre saltellando su un solo piede tento di indossare il secondo tacco.

Quando finalmente riesco nel mio intento, con uno sforzo notevole, la testa gira come una trottola e con nessuna intenzione di fermarsi. Mi costringo a posare una mano sul bordo del materasso alle mie spalle, ricoperto dalle lenzuola bianche, per riacquistare l'equilibrio.
Questi dannati Saint Laurent sono tanto eleganti quanto scomodi. Mi prometto ogni volta di non usarli più, di abbandonarli al fluire dei giorni, ma quegli strass luccicanti mi fregano sempre.

Mi sento un po' l'alter ego di Zeno Cosini, un vecchio brontolone che incolpava il fumo di tutti i suoi fallimenti, rifiutando di vedere in sé stesso l'unico incapace.

Ne aveva di autostima, il nonnino, dopotutto.

Le pareti chiare e dal tono rosato, tappezzate di dipinti astratti e di dubbia provenienza, smettono di danzare e tornano al loro posto, così prendo coraggio e mi dirigo verso lo specchio posto all'angolo della stanza.
Cornice dorata e lucente, mostra le incertezze che nascondo al resto del mondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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