School party

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Era una notte d'autunno, fredda e avvolta da una fitta nebbia, quando Luca e i suoi amici decisero di esplorare la vecchia scuola abbandonata che sorgeva ai margini della città. L'edificio era chiuso da decenni, ma le leggende che circolavano su di esso non facevano che accrescere la loro curiosità. Si diceva che chiunque entrasse lì, non sarebbe mai uscito.

La scuola era una costruzione massiccia, con finestre rotte e muri consumati dal tempo. Un silenzio innaturale regnava nell'aria, interrotto solo dal cigolio delle porte e il fruscio delle foglie mosse dal vento. La luna piena gettava ombre lunghe e inquietanti sulle pareti graffiate da mani anonime.

Luca spense la torcia per un attimo, sentendo un brivido correre lungo la schiena. Era stato un errore. Subito dopo, l'oscurità lo avvolse, e per un istante ebbe l'impressione che qualcosa stesse osservando lui e i suoi amici. Riaccese la torcia in fretta, e gli altri, Davide, Silvia e Martina, risero nervosamente.

"Non spaventarti, Luca," lo prese in giro Silvia, ma anche nella sua voce si poteva percepire un'ombra di paura.

Iniziarono a esplorare l'interno dell'edificio, camminando lungo i corridoi polverosi. I banchi erano ancora lì, disposti come se qualcuno, un tempo lontano, avesse lasciato tutto di corsa. Il tempo sembrava essersi fermato in quella scuola, ma c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non riuscivano a definire.

Arrivati in fondo al corridoio, trovarono una porta chiusa. Sul legno vecchio e marcito c'era inciso un nome: Aula 9.

"Sapevo che questa scuola aveva qualcosa di inquietante, ma non ricordavo quest'aula," mormorò Davide, osservando la porta.

"Entriamo?" chiese Martina, la più coraggiosa del gruppo, anche se la sua voce tremava appena.

Con un cigolio sinistro, Luca spinse la porta, che si aprì su una stanza che sembrava intatta. I banchi erano perfettamente allineati, la lavagna era pulita, ma c'era una strana energia nell'aria, come se la stanza fosse stata appena usata. E poi, lo sentirono. Un sussurro flebile, appena percettibile, ma abbastanza forte da gelare il sangue nelle loro vene.

"Luca..." disse una voce proveniente dal nulla.

Lui si fermò di colpo, con il cuore che batteva forte nel petto. Guardò i suoi amici, ma nessuno sembrava aver sentito nulla. Eppure quella voce lo chiamava ancora, insistente, vicina, come se provenisse proprio da dietro di lui. Si voltò di scatto, ma non c'era nulla. Solo ombre.

Improvvisamente, la porta dell'aula si chiuse con un tonfo secco. Silvia urlò, correndo verso la maniglia, ma non c'era verso di aprirla. Erano bloccati.

"Che diavolo succede?" gridò Davide, cercando di mantenere la calma.

E fu allora che comparvero. Figure sfocate, contorte, emergero dai muri. Sembravano bambini, con occhi vuoti e bocche spalancate in silenziose grida di agonia. Si avvicinavano lentamente, i loro corpi quasi trasparenti, ma c'era qualcosa di profondamente malvagio in loro. L'aria si fece gelida, e le luci delle torce iniziarono a tremolare.

"Non dovevate entrare qui," disse una voce gutturale, profonda, proveniente da tutte le direzioni.

Martina cadde in ginocchio, paralizzata dal terrore, mentre una delle figure si avvicinava a lei. Le sue mani eteree si allungarono, come se volessero toccarla, ma bastò quel contatto per farle sentire un dolore lancinante che le attraversò il corpo.

Luca cercava disperatamente una via d'uscita, ma non c'era nulla. Le ombre li circondavano, e la sensazione che stessero per essere risucchiati da quelle presenze si faceva sempre più forte. Un suono, simile a un ghigno deformato, riempiva l'aula.

Poi, all'improvviso, la porta si spalancò. Senza pensarci due volte, corsero fuori, spingendosi e inciampando l'uno sull'altro. Riuscirono a uscire dall'edificio, ma nessuno osava guardarsi indietro. La scuola si richiuse dietro di loro con un tonfo sordo, mentre la nebbia inghiottiva tutto.

Anni dopo, nessuno di loro parlò più di quella notte, ma la sensazione di essere osservati non li lasciò mai. Forse non erano mai davvero usciti da quella scuola. Forse una parte di loro era rimasta intrappolata lì, per sempre.

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