Capitolo 9 [REVISIONATO]

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Fu noto alla nostra ragazzina che mise piede nel passato alle ore cinque del pomeriggio, quando uscendo dal suo dormitorio vide che le ultime luci del giorno le stavano dando la buonanotte.
Le reclute stavano tornando, o dal loro turno da vedetta come Yiòane, o dal loro addestramento; una parata di ragazzi e ragazze infatti sfilò davanti ad Adele esausta e gocciolante di sudore- molti poi portavano le bende attorno alle mani e guanti imbottiti di gomma piuma per allenarsi ai pugni.

Quelli erano i principianti- coloro a cui serviva quell’extra protezione poiché non ancora esperti nel dare pugni in modo effettivo e decente senza rompersi una mano.
L’arte del combattimento infatti non sta nella forza o nella debolezza, ma nel controllo che hai del tuo corpo. Mi avete scoperto, sono il Maestro Lee.
Capirete questa battuta fino in fondo verso la fine dell'ultimo libro, mi sa.
Ma fa nulla! Sono paziente.

Adele si ricordò con un sorriso la prima volta che i suoi genitori la accompagnarono a comprare i suoi primi guantoni; era come se il sole fosse finalmente risorto nel suo animo, come se finalmente tutto era al posto giusto.
Il vento le soffiava tra i capelli tiepido come la carezza di un caro, sentiva le sue spalle leggere e dritte e tutto nel mondo sembrava essere perfetto.
Tutto il mondo sembrava essere nel palmo della sua mano.
Cosa sarebbe potuto succedere di brutto quando era in possesso di quei guantoni?

Con un respiro profondo e rinvigorente, Adele si diresse verso la mensa.
“Ehi Adele!” la chiamò Yiòane.
“Hai finito il tuo turno?” chiese lei sorridendo.
“Si. Volevo dirti che la mensa sta aprendo fra poco, non so se ti avevano informata.” le mise un braccio sulle spalle.
“No, non mi avevano informata, grazie di avermelo detto.” Rispose lei educata.
"Allora le hai le buone maniere." Disse sarcastico Xander.
"Ma non mi lasci mai in pace?" Sibilò lei.
"Non avevo niente da fare. E poi non è che tu faccia qualcosa per impedirmi il passaggio alla tua mente." Rise il Maestro.
"E come avrei fatto a farlo, SE NON SAPEVO NEMMENO CHE SI POTESSE FARE." Ribattè lei infastidita.
Il momento sereno era passato e Xander rideva.
Di gusto.
Non che questo narratore stia facendo qualcosa di diverso.

"Ci lavoreremo su; per ora cerca di non pensare cose sconce sulle persone carine che incontrerai, non si sa mai che io mi annoi e decida di fare una chiacchieratina." Continuò a ridere lui.

“Su, siedi con me.” Le propose Yiòane quando entrarono in mensa.
Adele non sapeva molto su sua madre quando era giovane, specialmente di come si comportava con le persone che le piacevano, quindi non sapeva se avvicinarsi- seppur innocentemente- a Yiòane le avrebbe costato la vita o meno.
“Vabene.” Accettò comunque lei.
Un gruppo di ragazzi già era seduto attorno al tavolo ed era particolarmente intento a divorare il cibo che aveva davanti.
“Adele questi sono Sloan, il mio socio in affari” indicò un ragazzo alto con capelli quasi rasati che le sorrise attraverso il cibo che gli riempiva le guance- “lui è Ash, la voce della ragione del gruppo” indicò un uomo biondo e slanciato- “ma noi non gli diamo ascolto.” sussurrò poi cospiratorio Yiòane.
“Dovreste, però.” alzò il medio Ash.
“Poi abbiamo Nedin e Kien.” Finì poi Yiòane lanciando un sorrisetto ad Ash ma non rispondendogli.
“Piacere di conoscervi, io sono Adele.”

In realtà Adele già conosceva le persone che aveva davanti, grazie alle storielle di suo padre- sapeva soprattutto di Sloan, il quale non era esattamente il socio in affari di Yiòane ma il suo complice in misfatti.
Di Nedin e Kien sapeva poco e niente.
Ash invece... Adele non se lo aspettava così carino.
Alla ragazza servono dieci occhiali.
Vi prego ditemi che non sta squadrando l'amico di suo padre...
Per tutte le piaghe dell'Universo... c'è un'altra storia che posso raccontarvi?
Questa non mi piace.

Adele si sedette e si guardò intorno per cercare sua madre, visto non l’aveva ancora trovata da quando era atterrata nel passato.
“Non è il massimo come mensa, ma almeno si mangia.” Le disse Yiòane, dandole una pacca amichevole.
“Se si può definire cibo.” Disse Kien facendo una smorfia.
“Hai il piatto vuoto.” Commentò Adele prima di riuscire a frenarsi.
“La fame.” Scrollò le spalle lui giustificandosi facendo ridacchiare tutti.
“Allora, pronta per l’inferno? Domani inizi l’allenamento e credimi quando ti dico che vorrai morire piuttosto che stare qui un secondo di più.” Le disse Sloan, il famoso drammaturgo.
Suo padre gli aveva raccontato del suo modo esagerato di presentare le cose, una capacità utile nel tirarti fuori dai guai.

"Li sfiderei a fare i nostri allenamenti." Commentò Xander.
"Ma insomma non hai cose da fare? Come lucidarti le spade o che ne so, il tuo cranio vuoto?" Si lamentò Adele.
"Mmh no, sono piuttosto libero." Rispose lui con uno sbuffo divertito.

“Sono nata pronta.” rispose Adele a Sloan.
“È quello che dice anche questo tizio qui” disse Ash indicando Yiòane “ma ogni volta che non è di vedetta e deve allenarsi dobbiamo raccoglierlo con la pala.”
“Non è vero!” urlò indignato il diretto interessato.
Conoscendo suo padre, Adele non aveva dubbi che fosse così.
Non che Yiòane non sapesse combattere o fosse debole, il fatto è che la resistenza non è mai stato il suo forte.
Il fatto che sarebbe riuscito a sopportare ogni tipo di tortura non è messo in dubbio, ma a Yiòane non è mai piaciuto sopportare torture e sfinimenti solo perché il capo glielo imponeva.
Passeranno altri otto mesi prima che il capo in comando si renda conto che Yiòane si fa mettere di vedetta più volte di quante ne abbia di diritto; nove mesi invece prima che si renda conto che per far fare una qualsiasi cosa a Yiòane serve un buon motivo- per lui- di farla.
Un po’ come con i muli; li fai lavorare sbandierandogli davanti al muso il premio, che sarebbe la carota.
Il paragone regge per più di un motivo; Yiòane è testardo come un mulo di fatto.

“Io ho alle spalle un po’ di esperienza riguardo a esercizi fisici, quindi non dovrei avere problemi.” Rispose lei, non curante.
“Davvero?” chiese incuriosito suo padre.
"Chissà se sverrebbe se gli dicessi che è stato lui uno dei miei primi insegnanti" pensò Adele.
"È esattamente quello che succederebbe; io però lo sconsiglierei. Più tieni il segreto, meglio è. Meno lavoro diamo alla magia dell'Universo, meno possibili errori ci possono essere." Le disse Xander.

“Sì, i miei prima di morire insistettero nel rendermi indipendente e autosufficiente il più possibile.”
A quel punto calò il silenzio.
"Bella mossa; tu sì che se un’abile conversatrice." Sentì sussurrare nella sua testa Adele.
"Grazie Xander, ma adesso basta complimenti altrimenti si chiederanno perché io stia arrossendo." Disse sarcastica lei.

“Quanti anni avevi quando li hai persi?” chiese Ash.
“Dodici.”
“E hai cominciato ad allenarti a quell’età?” chiese sbalordito Sloan.
“No, ho cominciato all’età di otto.” Corresse lei.
“Devi essere una macchina da guerra!” esclamò Yiòane con ammirazione negli occhi.
Quello sguardo fu tutto quello che serviva per fermare il cuore di Adele per cinque secondi di troppo.
La madre di Adele decise di entrare in mensa in quello stesso istante però, portando via ad Adele anche l’aria.

Qualcuno mandi un dottore perché ‘sta qui sta per svenire.

Nerissa era più giovane di come la ricordava Adele, con un volto più luminoso, spalle più dritte e un sorriso più aperto.
“Ah.” Deglutì Yiòane seguendo la linea dello sguardo di Adele “Lei è Nerissa; è un’ottima combattente quindi se durante l’allenamento ti scontri con lei, ti consiglio di stare attenta.”
“Ti ha già messo con il sedere per terra, vero?” chiese Adele, sapendo già la risposta, e non distogliendo lo sguardo.
Fece un mezzo sorrisetto divertito.
Ash scoppiò a ridere, seguito poi da tutti gli altri.
Il trambusto colse l’attenzione di Narissa e delle compagne che aveva a fianco- Aine e Daeva.
Daeva al notare Adele- una ragazza- in compagnia di Yiòane, sorrise come un leone davanti alla sua preda.
Che arpia... per fortuna Nerissa presto scoprirà chi ha a fianco e la butterà fuori dalla sua vita.

Comunque, se Daeva già reagiva in quel modo vuol dire che Nerissa aveva già riconosciuto la sua attrazione verso il padre di Adele e che ne aveva pure parlato con le sue amiche.
Adele distolse lo sguardo dall’arpia gelosa e lo posò su sua madre un’altra volta, la quale la fissava a sua volta, con un sorrisetto sul volto che non prometteva niente di buono.
Nerissa le avrebbe fatto il culo a strisce.
E poi a quadrati- e a rettangoli magari.
Ma Adele si ritrovò a sorridere a sua volta affilando gli occhi, perché se c’era una cosa che aveva ereditato da suo padre, era il culto delle sfide dolorose, soprattutto se arrivava dai cari.
Una bella vena di sano masochismo affettuoso.
“Ora si che ne vedremo delle belle.” Sussurrò Ash puntando lo sguardo su Adele.

THE UNDEAD [LIBRO I della saga 'XAVERIE']Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora