Capitolo 12 [REVISIONATO]

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Ti ho seguito attraverso tutti i posti in cui non ci sei, non riuscendo a trovare il posto in cui sei. L’unica certezza è che sei, dove io non posso raggiungerti. E io? Dov’è che mi hai lasciato? Quanto vorrei che tu sia dove sono io…”


Non c’è, in tutti gli universi esistenti, nemmeno in tutti i buchi neri esistenti, una sensazione simile a quella che devo descrivere.
Proviamoci...

È un po' come cadere, perché la sensazione allo stomaco è quella; è come svegliarsi in un posto che non è il posto in cui vi siete addormentati; è come quando hai davanti il filo rosso o il filo verde di una bomba e decidi di tagliare il filo rosso ma non sei sicuro e c’è quell’attimo di panico in cui avresti giurato di aver sbagliato e di avere il corpo in mille pezzi, ma in realtà sei al sicuro; è come quando ti lasci andare ed è come volare senza avere una meta precisa, ma a te non frega nulla perché ti senti bene.
Quando permetti ai tuoi pensieri di intrudere, però si è attanagliati dal panico più profondo e primordiale, poiché non sai dove sei, dove stai andando e nemmeno da dove sei partito- cedi e crolli perché non hai il controllo.
Poco a poco il panico ti fa dimenticare chi tu sia.
La mente è libera dal peso della sua identità e sembra volteggiare persa nel vuoto...

Poi... arrivi dove si era destinati ad arrivare, sei a casa e non vedi l’ora di vivere l’avventura di nuovo.

Uscire dalla tua mente è così, più o meno.
Adele capiva solo che stava sballottando a destra e a sinistra e che se fosse uscita viva da questa situazione, avrebbe dovuto dirne quattro a Xander.
In difesa del Maestro, lui questa volta non c'entrava nulla!

A un certo punto tutto si fermò, e qualche minuto dopo Adele si accorse di essere a testa in giù perché i suoi capelli erano dritti come pini, così agitò il proprio corpo come una bimba indispettita per ritornare con i piedi a terra- relativamente parlando perché non c'era una 'terra'.
Cominciò a guardarsi attorno, ma presto si rese conto che non c’era nulla da guardare, perché nulla era distinguibile; attorno c’erano ombre e luce, colori che si mescolavano e poi si dividevano, rumori di risate, pianti, urla agghiaccianti, ninne nanne cantate da nonne, venti caldi con il profumo di casa e venti freddi che portavano il profumo della pioggia appena caduta.
Era caos ma anche ordine.
Ogni cosa così casualmente al suo posto.

Sì insomma, il solito.
Presto capirete che nell’Universo poche cose sono ben definite e non relative.
Adele sentì il vento fermarsi improvvisamente, ma non perché esso aveva smesso di correre, ma perché un corpo dietro di lei gli impediva di accarezzarla.
Un corpo tanto grande da farle sentire solo il vento urlare ma non toccarlo lievemente.
Adele si girò lentamente, un po’ per soggezione e un po’ per cercare di essere il meno intimidatoria possibile.
La creatura era come gli angeli descritti nel libro sacro proveniente dal suo mondo d’origine- una creatura così gigantesca che quasi non riuscivi a vedere l’inizio o la fine, non umanoide ma dotata di molteplici ali attorno al corpo, che in realtà era l’iride più grande che possiate mai immaginare; altri occhi si intravedevano tra le ali.
Paura e panico attanagliò di nuovo Adele alla vista della creatura; non perché la creatura le dava l’impressione di stare per attaccarla o perché fosse particolarmente minacciosa, ma semplicemente, ebbe paura.
L’occhio la scrutava frenetico come se fosse l’occhio vispo di un bambino curioso che sta ancora esplorando il mondo, però aveva un non so che nello sguardo, che fece tremare Adele più della paura stessa.
Soggezione, ecco cos’era il sentimento.

"Non ti porto alcun male, ragazza di acciaio."- La creatura stava parlando, non mentalmente come facevano le sue nuove conoscenze fastidiose, ma proprio come ogni essere umano- però non attraverso la bocca, perché la creatura non ne aveva una.
“Né ne porto io.” Si sentì dire Adele.
La creatura sembrò rallegrarsi della risposta della ragazza, porgendole una delle sue ali.
Adele pensò che la creatura volesse simulare la stretta di mano che si usa universalmente ma la creatura… beh.
No!” disse la creatura allontanandosi “Non mi piace quello.
“Che intenzione avevi di fare, allora, Polifemo?” sorrise Adele, prendendosi dele confidenze che non le erano state date.
Ah, che bambina.
Guarda che conosco tutto sul tuo mondo, so che Polifemo era un mostro.” Si strinse nelle sue ali Polifemo.
Adele si lasciò scorrere addosso le ultime gocce di soggezione e si dedicò interamente alla nuova creatura di fronte a lei, curiosa.
“Beh, non mi sorprende più. A quanto pare alcuni sanno più sulla mia vita di me.” Rispose allargando il sorriso lei.
Voi umanoidi e la vostra ossessione di mostrare i denti quando siete felici; siete strani.” Si lamentò la creatura.
“Grazie.” Rise lei.
Pensi che io sia come Polifemo? È per questo che tutti si spaventano quando mi vedono? Anche se mi avvicino con cautela e cercando di rendermi piccolo piccolo?” chiese la creatura volteggiando e stringendo le sue ali cercando di coprirsi, per poi guardarla con aspettativa, come per chiederle se quello che stava facendo stava funzionando ad apparire più amichevole.
“Solo tu puoi dire cosa sei. Tu chi sei?” provò a chiedere Adele, sperando di non farlo arrabbiare.
Niok Jax Bor Mrakyvach. Sono un Guardiano.” Rispose lui, riaprendo le ali.
“Spero non ti dispiaccia se ti chiamerò Ni, per abbreviare.”
Adele aspettò qualche minuto per il consenso o qualche cenno ma la creatura continuava solo a guardarla, a fluttuare e a sbattere le sue ali.
Adele lo prese come un sì, comunque.

“Guardiano di cosa?” chiese ancora lei.
Porte, scelte, fati mutabili, viaggi temporali. Tu sei Adele.”
“Sì.” Annuì in risposta dunque, istintivamente offrendo di nuovo la mano.
Ricordalo. Buon Viaggio.” raccomandò invece Ni, scuotendo le ali e allontanando Adele e la sua mano offensiva.
E così, Adele ricominciò a nuotare nel caos.

Si risvegliò nella stanza offertale dai Ninveadis, ma questa volta c’era qualcosa in più- sul cuscino accanto la sua testa c’era una piuma trasparente.
"Che maleducato." brontolò la ragazza, prendendo la piuma e gettandola  nel primo cassetto del suo comodino.

THE UNDEAD [LIBRO I della saga 'XAVERIE']Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora