Capitolo 19

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⚠️trigger warning: tortura e SA alla fine del capitolo. Stay safe.⚠️

Ci sono volte, in cui tutto è fottuto.
Sembra che niente vada nel modo giusto, che tutto e tutti siano da fare fuori così da poter costruire qualcosa di migliore, di indistruttibile e mai danneggiabile.
Sono questi i momenti in cui i Viandanti cadono. Sono questi i momenti in cui i Viandanti perdono.
Se c’è una cosa che accompagna un Viandante, è la speranza.

Strano, vero? Eppure è così. Dalla nascita di un Viandante (quindi una tragedia, una ingiusta morte), nasce la speranza.
In verità, non è proprio così che nasce la speranza? Dalle ceneri di una catastrofe? 
I Viandanti, in particolare, portano la speranza della vita, in ogni senso della parola.
Speranza di salvare.
Speranza di sopravvivere.
Speranza di vivere.
Speranza di vivere un altro giorno, speranza di fare esperienze nella vita, speranza di vivere finalmente a casa- ovunque essa sia.

Non stupitevi, dunque, se avrete mai l’onore di osservare un Viandante a terra, di vederlo alzarsi e trovare equilibrio sulle proprie ossa rotte delle gambe.
Qualcosa mi dice, però, che la sopravvivenza non sta solo nell’andare avanti, ma anche- a volte- di stare fermi.

Sapete quando succede una cosa non così sorprendente un giorno che vi cambia la vita per sempre?
Non è che io stia dicendo che la lotta a cui Adele assistette fosse una cosa mondana, da tutti i giorni, anzi tutto il contrario, il nostro amico Ian guidava una squadra piuttosto tosta ed epica- però per Adele tutto quello a cui assistette cambiava la sua mente in modi che nemmeno lei sapeva spiegarsi o riconoscere.
Quel giorno fu così importante per il nostro cubetto, che ancora a ricordarlo mi si commuove l’animo.
Non dico che adesso Adele era una ragazza spensierata e amante dei fiori, non credo nemmeno che un’apocalisse riuscirebbe nell’intento di cambiarla così tanto- anzi, proprio un’apocalisse l’aveva portata dov’era e com’era, quindi credo che ci sia un limite ai miracoli che l’universo possa fare, quando si parla di Adele Ninveadis.
Comunque...

Quella era la prima volta che Adele si trovava ad andare sola verso la Hall; non era riuscita a svegliarsi perché troppo stanca dall’allenamento fisico e mentale con i Ninveadis e quindi i Maestri si erano già avviati verso il loro desiderato pranzo lasciandole solo un biglietto dicendole che c’era un regalo per lei.

Fuori il portone principale trovò una moto.
Una moto.
Adele non pensava nemmeno fosse possibile che i Viandanti fossero a conoscenza dei mezzi con cui si muovevano nel suo mondo.
Alla fine, i Viandanti avevano i loro poteri che potevano trasportarli persino in mondi lontanissimi, che se ne facevano di una moto? Alcuni avevano persino le ali come i suoi Maestri.

Adele dovette ammettere a sé stessa che questa volta i Ninveadis l’avevano stupita; se cercavano di manipolarla o semplicemente di farsi spazio tra le sue grazie, disse a sé stessa...stava funzionando.
Adele accese la moto, anche se non sapeva come arrivare nella Hall, visto che nemmeno con una moto lei sarebbe riuscita a volare.
SBAGLIATO!

Adele trovò la risposta subito visto che la moto, scoprì presto, poteva volare.
Il viaggio in moto fu un misto di meraviglia, insistente sorpresa e una miriade di domande.
Come facevano i Maestri a sapere della moto?
Perché questo regalo?
Posso tenere quindi la moto?

Arrivò infine alla Hall.
Si avvicinò a lei uno di quei quasi-fantasmi sorridendole.
Adele si limitò a sbattere le ciglia.
“Cerchi qualcuno? O mangi sola?”
“Chi mai vorrebbe mangiare sola?” Chiese retoricamente ricordandosi all'improvviso come parlare e ricordando anche la piccola esperienza nel suo passato con Ash e suo padre.
Rabbrividì.
Quei momenti in cui sospettò l'infatuazione di suo padre? Si beh, Adele avrebbe preferito strapparsi il cervello piuttosto che ricordarselo.

THE UNDEAD [LIBRO I della saga 'XAVERIE']Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora