CAPITOLO 5

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Quel ragazzo.
Quel maledettissimo ragazzo.
2 occhi come il ghiaccio e i capelli neri come la pece.
E come mi aveva guardata, nessuno l'ha mai fatto in quel modo.
Sono in caffetteria con i miei fratelli e i loro amici, stanno parlando e mangiando mentre io sono fissa a un punto del tavolo accanto al nostro.
Quel ragazzo di ieri mattina è là mentre parla con gli amici e ha tipo 3 ragazze intorno che lo stanno toccando e facendo le carezze maliziosamente, ma lui non le calcola. Ieri per tutto il giorno ho cercato di chiedere a Grace e Daisy chi era, ma del tutto invano, ogni volta cercavano di cambiare argomento. Ma del resto abbiamo parlato un po' e fatto amicizia.
<<Helene tutto apposto?>> mi chiede Ryan
<<Si si tranquillo>> rispondo mentre distolgo velocemente lo sguardo e mi ricompongo, lui annuisce, non del tutto sicuro.
<<Ragazzi un mio compagno di corso ci ha invitati a una festa a casa sua, si chiama Jackson, volete venire?>> Michael prende parola, attirando l'attenzione di tutti.
<<Per me va bene, mi piacciono le feste>> dico sorridendo alla finestra
<<Sei sicura? Sai le feste che si fanno da queste parti non sono molto tranquille>> ma mio fratello non sembra molto d'accordo
<<Eh dai Alex, non fare il guastafeste>> Diana cerca di convincerlo <<Non mi importa, ormai faccio quello che voglio, anzi l'ho sempre fatto>> dico fiera
<<Vabbè fai come vuoi>>
<<esatto>> devo avere sempre l'ultima parola come si sa che ho sempre la risposta pronta.
<<Beh, che ne dici se stasera ti prepari nella nostra camera?>> propone Daisy rivolgendosi a me
<<Certo, comunque io ora devo andare, ho le lezioni prima oggi>> saluto tutti e mi dirigo nell'aula, do un ultimo sguardo al tavolo accanto e mi accorgo che è vuoto, se ne sono andati tutti.
Anche lui.
Vabbè tanto non importa, è solo uno stronzo, e non voglio avere niente a che fare con lui.
Penso.
Aiuto me lo devo togliere dalla testa, è da tutto il giorno che lo penso, ma non so perché, cioè mi ha dato una pallonata in faccia, cazzo mi ha fatto pure male.
Esco dalla caffetteria e giro per il corridoio, finché non arrivo a un altro corridoio con tutte le aule e entro in quella del mio corso, sono concentrata sul telefono quindi non vedo se c'è qualcun altro oltre a me.Prendo posto alla prima sedia che trovo e metto il telefono in tasca, tiro fuori i libri e l' astuccio.
Nel mentre aspetto il professore riguardo le ultime cose sul libro che c'erano per oggi, ma sento un rumore che mi da davvero fastidio. Cerco di capire da dove proviene guardando tutta la classe poi vedo la persona del banco al mio fianco.
Oh cazzo
Al mio cuore manca un battito, è lui, ha preso posto accanto al mio, e il rumore viene proprio da lui mentre ticchetta la punta della matita sul banco.
<<Mi stai dando fastidio>> dico in modo brusco attirando la sua attenzione, gira il capo verso di me con un ghigno stampato in faccia
<<E?>>
<<E voglio che tu la smetta>> a queste parole lui comincia a farlo ancora più forte, facendomi perdere tutta la pazienza
<<Allora è vero che sei un completo stronzo>> <<Si, me l'hanno detto>>
<<Hanno fatto bene>> rispondo alzando la testa in segno di sfida.
<<Qual'è il tuo nome?>> ora mi guarda con attenzione
<<Non te lo dirò, non fare il curioso>> dico risoluta
<<Ok, tanto lo scoprirò>>
<<Mh, e dimmi un po', come?>>
<<Non te lo dirò, non fare la curiosa>> ripete le mie stesse parole alzando anche lui la testa in segno di sfida
<<Stronzo>> sussurro arrendendomi e voltando la testa dall'altra parte
<<Ti ho sentito>>
<<Meglio>> rispondo rivoltandomi da lui con un sorrisino sarcastico e lui rimane in silenzio fissandomi.
<<Helene>>
<<Cosa?>>
<<Il mio nome>>
<<Mi piace>> sorride e io faccio lo stesso
<Il tuo invece, il tuo nome?>>
<<Noah>> dice, ma prima che io possa rispondere il professore fa la sua entrata <<Buongiorno ragazzi, io sono il professor Kenneth>> così ritorniamo ognuno con la faccia sul banco ascoltando la lezione.
E io con un sorriso che va da un'orecchio all'altro.
                                          ***
È finita la lezione e la maggior parte delle persone se ne è andata ma io sono ancora sul banco a mettere le cose dentro lo zaino.
Adesso il mio pensiero va a una cosa,
ci sarà anche lui alla festa?
Lo vedo appena varcare la soglia così cerco di raggiungerlo
<<Ci sarai stasera alla festa?>>
<<Perché lo vuoi sapere?>>
<<Solo curiosità>> mento con un'alzata di spalle
<<Forse>> <<Tu invece ci sarai?>>
<<Forse>>
<<Cos'è ormai è un gioco a ripetere le parole dell'altro?>>
<<Non sottovalutarmi quando si tratta di giocare>>
e me ne vado sperando che lui venga, dio non so neanche il perché io lo voglia vedere questa sera, ho voglia di vederlo e basta.

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