4 scioccanti lati oscuri di chi vuole essere sempre divertente

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La tv pullula di comici più o meno divertenti, di cui si conoscono a memoria i tormentoni, ma nulla della vita privata. Si potrebbe provare ad immaginarla con sveglia alle 11:00, capriola fino alla tazza di caffè, capitombolo in bagno, rumoreggiare convulso e pronta uscita alle 12:30, battutina sagace pre-pasto, rutto post-pastum, soliloquio sarcastico contro la pennichella pomeridiana, shopping imitativo, rientro in casa a bordo di un vagoncino della lego, e randellata in testa per augurarsi la buonanotte.

Ovviamente, niente del genere. Anche un'immaginazione più realistica andrebbe probabilmente fuori tema, perché spesso i comici sono persone tristi, tormentate, costrette costantemente alla manipolazione del proprio pubblico. Quattro sono i loro lati oscuri, e li analizzeremo uno per uno.

I COMICI SONO PIU' TRISTI DEGLI ALTRI

Uno studio del British Journal of Psychology ha rilevato che i comici hanno maggiori probabilità rispetto agli altri di essere distratti, antisociali, e compulsivi. Numerosissimi sono oltretutto gli esempi di comici che hanno dovuto combattere contro la depressione, e contro l'alcool e le droghe che ne derivavano.

Ma anche se non si esercita la professione di comico, e ma da bambini si è stati considerati divertenti da genitori, amici, e professori, un altro studio dimostra che si hanno maggiori probabilità di morire prima rispetto a chi è stato più serio e composto.

E' PIU' UTILE RIDERE CHE FAR RIDERE

50000 norvegesi malati sono stati monitorati per 7 anni. La ricerca poneva agli intervistati 3 domande per valutarne il senso dell'umorismo, non già quanto fossero divertenti, ma quanto si divertissero nel recepire l'umorismo altrui. Risultati: il tasso di mortalità è stato del 20% superiore in malati con scarso senso dell'umorismo, probabilmente perché meno attrezzati per affrontare lo stress causato dalla malattia e dalla vita in generale.

FAR RIDERE E' UN DELICATO GIOCO DI POTERE


Si può far ridere prendendo in giro persone o categorie di persone che si ritengono inferiori a sé, facendo in modo che la propria ironia risulti autorevole ma non sgradita, oppure si può essere autoironici e far ridere ugualmente. Anche nel secondo caso bisogna esercitare una serie di meccanismi di manipolazione perché il proprio umorismo funzioni: prima devo capire quanto è intelligente chi mi ascolta, poi devo far leva su quanto egli ritenga di essere intelligente. Usare questi delicati meccanismi nel modo giusto fa la differenza tra essere considerato stupido ed essere considerato autoironico.

I CLOWNS SONO INQUIETANTI

Il primo clown si chiamava Joseph Grimaldi. Nel 1802 ebbe la felice idea di esibirsi dipingendosi il volto di bianco e le guance e le labbra di rosso. Nasceva il primo clown della storia, un alcolizzato cronico che pianificò il suicidio con sua moglie, e finì per ispirare Charles Dickens ne "Il Circolo Pickwick", e Mascagni ne "I pagliacci".

In entrambi i casi il clown era un personaggio controverso, denso di contraddizioni atroci. L'immaginario è nato in questi termini, ed è continuato fino all'ultima serie di "American Horror Story", dove un pagliaccio dai denti limati si diverte a massacrare chi gli capita.

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