-capitolo 4-[revisionato]

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Clodette a 8 anni.
Che bella la mia barbie! Un giorno vorrei essere come lei, ma adesso tutti mi dicono che sono brutta, perfino Damien, il mio migliore amico,ma sono davvero così brutta? Io volevo solo degli amici, invece tutti si tengono alla larga da me.
La mia mamma è bellissima, ha i capelli neri e lunghi e gli occhi verdi, lei è il mio idolo, mi appoggia sempre e mi conforta quando mi dicono che sono brutta, per lei invece io sono bellissima, dice che somiglio al mio papà, lui adesso è in cielo con la nonna e il nonno e mi protegge sempre, il mio papà invece è la persona migliorissima del mondo, lui giocava con me, mi confortava e mi proteggeva dai bulli della scuola, insomma c'era sempre per me, poi  partì per aiutare  tante persone e non farle morire. Lui era un soldato, ha messo il bene e la vita degli altri prima del suo benessere e per questo lo ammiro, non dico che non ci sono rimasta male perché sarebbe una bugia, perché volevo che lui restasse con me,  ma per questo io lo considero il mio eroe, poiché ha avuto il coraggio di sacrificarsi anche quando aveva una famiglia che amava.
sette anni dopo.
-Clodette, vieni dobbiamo andare!- disse mia madre, in poche parole fece un urlo così acuto da spaccare i vetri. Negli ultimi anni mia madre aveva frequentato e sposato un avvocato, che già aveva due figli, un maschio e una femmina della mia stessa età, gemelli ma totalmente diversi, a Amy ero simpatica, ma per Alex non era lo stesso. Mi sono sentita non accettata e per questo preferivo fare un favore a tutti e morire. Sperando di fare una morte veloce e indolore, ho assunto un  mix di farmaci diversi tutti insieme, e quella stessa sera sono finita in ospedale, scampandola solo con una lavanda gastrica, da quel giorno ho parlato con Alex e le cose si sono messe apposto. Oggi invece dovevamo andare a festeggiare il loro compleanno e dio solo sa cosa avrei dovuto sopportare quella giornata, non fraintendetemi ma io preferisco stare a casa in tranquillità piuttosto che tra della gente che non conosco.
Una settimana dopo ancora
Stavo tornando a casa dal mio lavoro part-time, ero in ritardo quindi decisi di prendere una scorciatoia attraverso un vicoletto buio che dava su un parco. Avevo una fottuta paura, ma la cosa che mi spaventava di più erano le grida di mia madre e la punizione che mi avrebbe dato, le risate di mio fratello per la mia irresponsabilità  e le occhiatacce ammonitrici di Tom, il nuovo marito di mamma, l'unico che mancava era Lucky, il mio cane che preferiva mordere un osso anziché prestare attenzione ai problemi della padrona e Amy che era al campeggio con le amiche. L'unica cosa che sapevo fare era correre per non arrivare in ritardo, ma qualcosa di peggiore si presentò quella sera sfondando la porta della pace e tranquillità. Ero quasi riuscita ad arrivare alla fine del vicolo quando sentii dei passi sopra la mia tasta, alzando lo sguardo vidi una sagoma saltare da palazzo a palazzo, quando ad un certo punto si fermò e rimase lì a guardarmi. Io, spaventata, aumentai il passo e mi ritrovai,non so come, con la testa al muro, schiacciata da un forza che non aveva niente di umano e che mi morse. L'unica cosa che ricordo dopo essere svenuta erano: un dolore ai denti, al cuore, al cervello e a tutti i muscoli del corpo, sembrava che avessi una sostanza che corrodeva dentro di me, bruciando i tessuti e ricostruendo nuove cellule, e le sue parole, le sue maledette parole.- Ti maledico nel nome del diavolo, che tu sia odiata dagli umani, gli esseri della tua stessa specie - detto questo scomparve nella notte senza lasciare traccia.
Il giorno successivo mi risvegliai nel corpo di una quindicenne, ma quella non ero io, infatti riflettendomi nel vetro di una macchina vidi una ragazza completamente diversa da me, questa sconosciuta era alta, formosa e bella, non potevo essere io, quindi per sicurezza tastai tutto, dal viso alle gambe, al sedere e al seno. Ok Clodette calma e respira, tutto questo è solo un incubo ,tra poco tua madre ti sveglierà per andare a scuola, e ricomincerai la tua noiosa vita all'insegna della normalità mi ripetevo mentalmente ma dopo 5 cinque giorni non ne ero così sicura, nel frattempo ero andata a cercare la mia famiglia e vidi dal vetro della finestra tutti i miei familiari piangere perfino il cane ululava, ma quello che non capivo era perché. Così con desiderio di sentire cosa stavano dicendo alla polizia, amplificai il mio udito, cosicché sentii tutto, parlavano di una sparizione e di un corpo trovato morto e sentii fare il mio nome seguito da una serie di lacrime e singhiozzi.Ma solo quando vidi il mio corpo su una barella dell'ambulanza capii che il vampiro aveva cancellato la memoria a tutti, modificandola e che aveva ucciso una ragazza solo per completare il piano, poiché ella era quasi uguale a me, ma non si capiva molto bene, il vampiro l'aveva sfigurata per non far notare le differenze, il succhiasangue maledetto aveva inscenato il mio omicidio.
Vagai in cerca di cibo e di un tetto per due settimane, ma solo quando nel buio della notte trovai la stessa persona che mi aveva maledetto, persi il senno e sparai domande a raffica, ma l'unica cosa che lui disse fu - Vieni con me- e così feci, imparai ad usare i miei poteri e a capire come saziarmi e capii che tutti i vampiri erano attirati da un sentimento, quello di mio "padre" era la sofferenza,  se mi ha morso significa che stessi soffrendo ma il problema è che io non ricordo il motivo della mia sofferenza di quel tempo, io non ricordo cosa avvenne prima, non ricordo niente.
Circa 3 anni dopo
Capii che per lui, io fossi un'arma, non un suo simile, ma un'arma perché io potevo non bere sangue, mi potevo comportare da umana, e quelle poche volte che l'avessi  bevuto, non ho avuto bisogno dell'emozione specifica che mi avrebbe dovuto attrarre, così scappai, perché non volevo vivere un'eternità in quel modo, così scappai lontano da tutto e da tutti ma soprattutto da me stessa.

Silver Wolf and Gold Blood- la nuova profeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora