CAPITOLO 3

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L'ascensore si fermò al sessantesimo piano dell'Accademia Infinity dove era dislocato l'intero dipartimento scientifico. Le porte si aprirono ed Hikaru vi uscì imboccando un lunghissimo corridoio. Era ormai da un po' che frequentava quella scuola, ma aveva avuto sempre cattive sensazioni riguardo ad essa. Era gigantesca, dispersiva e caotica seppur nel suo ordine maniacale. I regolamenti erano rigidi, gli studenti quasi tutti con la puzza sotto al naso ed i professori sembravano freddi, a tratti inanimati. Non si sarebbe affatto meravigliata se il covo dei death buster e dei loro comandanti, si fosse trovato proprio all'interno di quelle mura. Chissà se Haruka e Michiru avevano fatto le sue stesse considerazioni, ma avrebbe scommesso di si, dato che entrambe avevano scelto la frequenza lì. In effetti l'unico reale motivo per cui anche lei prese quella decisione, era perchè costituiva il solo modo per poter avvicinare quasi quotidianamente Haruka e Michiru; aveva estremamente bisogno di avere a che fare con loro, per poter rimettere a posto i pezzi della sua storia. Il corridoio era perimetrato da finestre ad ambo i lati; quella mattina faceva freddo ma era soleggiato, così si fermò qualche istante dinnanzi ad una di esse per potersi intiepidire con un lieve raggio di sole che rifletteva sul vetro; si stiracchiò e si sporse. - Che bella la vita su questo pianeta... Ora capisco perchè la Piccola Lady torna qui ogni volta che può... La difficoltà ed il dispendio energetico impiegato nell'attraversare lo spazio-tempo vale tutto, se il risultato è questo! - sussurrò con espressione nostalgica, quasi come se avesse il presentimento che di lì a poco tutto sarebbe sfumato. Si ridestò da quel pensiero ricordandosi che qualcuno l'attendeva; avanzò quindi ancora di qualche passo, arrivando finalmente dinnanzi alla porta di un laboratorio: Dott.ssa Setsuna Meio, recava la targa all'esterno del vano; aprì la porta e vi entrò. - Ehilà mammina adottiva, come va? - disse scanzonata la ragazza, appoggiando sulla scrivania un pacchetto. - Ecco, ti ho portato i tuoi dolci preferiti! - - Hikaru! Si può sapere dove sei stata? - la redarguì immediatamente l'altra, guardandola dal di sopra della beuta che stava travasando. - Se non sapessi che mi tieni sotto controllo e che quindi sai meglio del GPS del mio telefono dove sono e cosa faccio, giurerei che sei stata in pensiero per me! - le disse la ragazza, gettandosi su di una poltrona d'ufficio e iniziando a girare in tondo. - Certo che ero preoccupata! Sono giorni che non ti vedo! - incalzò la biologa sfilandosi i guanti da esaminazione. - Beh, ora sono qui, no? - rispose, e si avvicinò nuovamente ad una finestra per rigenerarsi al sole. - Comunque la vita qui sulla terra è fantastica, ogni giorno ci sono milioni di cose da fare, migliaia di nuovi stimoli, di nuove sensazioni.... - A Setsuna che stava ancora guardandola, non passò inosservato il repentino cambiamento di umore della ragazza: la sua incontenibile esuberanza, aveva ora lasciato il posto ad un velo di tristezza nel volto. - Sarebbe bello se potessi restare qui con loro.... - disse pensierosa, appoggiando il capo sul vetro della finestra. - Hikaru... sai che abbiamo una missione da compiere... - la rimbeccò teneramente l'altra. - Certo, però... E' sciocco, lo so, loro non sanno nemmeno chi sono, e se sapessero probabilmente non la prenderebbero affatto bene, però io sto davvero bene con loro... - - Non abituartici troppo però... Se avremmo torto potrebbe diventare impossibile la tua vita nel XXX secolo, figuriamoci qua... - la ammonì l'altra. Hikaru sospirò, sapeva che l'altra aveva ragione, ma non poteva fare a meno che essere pensierosa, così prese a giocherellare quasi involontariamente con gli attrezzi di Setsuna. - Ehi, metti subito quella provetta giù! - la rimproverò la biologa, strappandogliela di mano. - Perchè lo fai? - le chiese Hikaru. - Beh, perchè sono una biologa, la ricerca e la sperimentazione fanno parte del mio mestiere. Sai, ci sono studi su cavie condotti in laboratorio che hanno rivelato risultati sorprendenti; in pratica questi topolini avevano entrambi corredo genetico XX, erano quindi due femmine, eppure sono riuscite a partorire un piccolo... Allora ho pensato che lo stesso principio poteva valere per gli esseri umani, avvalendosi di tecniche all'avanguardia come le cellule staminali e la fecondazione in vitro... Oggi queste pratiche danno buoni risultati, perciò se incrocio la metà del patrimonio genetico di un individuo, con metà.. - si dilungava a spiegarle l'altra: - Intendo dire perchè stai rischiando tanto anche tu... Comunque grazie per avermi etichettata come esperimento! - tagliò corto Hikaru. Quando Setsuna iniziava a parlare di scienza diventava incredibilmente logorroica e noiosa, e con tutta onestà, soprattutto in quel frangente, non aveva voglia di senitire i suoi monologhi. - Sono in debito con la tua famiglia. Sono stata io ad allontanarla da te... Ma non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo in seguito... Io voglio solo verità e giustizia, proprio come te, e non potevo lasciarti andare allo sbando. Non me lo sarei mai perdonato e avrei collezionato un ulteriore rimorso: quello di non aver aiutato un innocente a tornare dalla sua famiglia. - le spiegò Setsuna, ripercorrendo nella sua mente quei concitati istanti prima dell'eccidio; una lacrima le rigò il volto, quindi proseguì:
- Hikaru, potrai mai perdonarmi? - - Ehi, non devo perdonarti niente! Se non fossi diventata tu la mia tutrice legale a quest'ora sarei ancora chissà dove nel mondo a combinare qualche pasticcio; di certo non farei la bella vita che faccio adesso: sono una giovane pasticcera di successo, ho ottime possibilità economiche, e sto cercando di restituire un'esistenza degna alla mia famiglia. Come potevo tutto ciò se non avessi avuto la tua forza e il tuo affetto alle spalle? - la consolò la ragazza, asciugandole la lacrima con un dito. Setsuna fissò il suo sguardo in quello di Hikaru: - Sei bella e perspicace proprio come tua madre... - disse carezzandole il volto. - A proposito: Hai sentito le altre? Ci sono novità? - cambiò frettolosamente discorso la ragazza, quando il ricordo della sera precedente in cui Uranus era disperata, le si affacciò nella mente: prima di dileguarsi infatti, aggrappata ai rami di quella quercia, ebbe modo di assistere al confronto tra Uranus e Neptune. - Purtroppo non ancora... Hanno provato a raggiungere il Triton Castle che sappiamo essere il punto dove è iniziato l'attacco, ma non hanno trovato nessun indizio. - - E se fosse stato preso di mira proprio perchè sapevano che eravamo tutti radunati lì? Contavano di farci fuori tutti insieme...- ponderò Hikaru. - Potrebbe essere una teoria plausibile. Resta il fatto però che non sappiamo come siano penetrati indisturbati nel nostro sistema solare... - Hikaru valutò qualche istante se porle o meno la domanda che da un po' la angosciava, finchè le sue labbra, schiudendosi, contraddissero i suoi pensieri: - Ho bisogno di saperlo: tu credi che... - - No! Assolutamente no! Non esistono persone più ligie al dovere che Uranus e Neptune. Anche quella sera hanno eseguito alla perfezione gli ordini della regina. Non credo che sia colpa loro. E se anche lo fosse, andrebbe considerato che i pianeti del sistema solare esterno sono quattro, non due, quindi sarebbe giusto riconsiderare l'intera vicenda alla luce di ciò, e nel caso, se proprio, ridistribuire differentemente le colpe! - - Ad ogni modo dobbiamo affrettarci: hanno memoria di parte della vicenda ed i loro inutili sensi di colpa stanno iniziando a consumarle. Non possiamo permettere che ciò accada, così verrebbe compromessa anche la loro missione! - - Si, hai ragione, ma tu non esporti troppo per favore... Rischi di far precipitare gli eventi e di dover rivelare la tua identità anzitempo, creando una distorsione all'interno della distorsione spazio-temporale. Inoltre Uranus e Neptune sono tutto tranne che stupide e se penso di conoscerle anche solo la metà di come le conosco, scommetto che Michiru sta già tirando le somme... - Hikaru controllò l'ora, si infilò il giubbino che si era tolta in precedenza, quando il sole la stava scaldando troppo e disse: - Ora vado, mi aspettano in pasticceria. Ma tu tienimi aggiornata per favore. - Hikaru! Stai attenta! - la congedò Setsuna amorevolmente, per poi sospirare preoccupata, sentendo la porta chiudersi. Restò immobile a fissare qualche istante il pacchetto ancora chiuso dei dolci: apprezzava molto le creazioni genuine e fantasiose di Hikaru, del resto era stata lei a finanziare l'apertura dell'attività della ragazza e ne era la più autentica ammiratrice, ma in quel momento l'ansia ed il forte stress le chiudevano lo stomaco.

WHEN FATES COLLIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora