EPILOGO

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XX secolo

La neve imbiancava le strade di Tokyo coprendole di una sottile coltre bianca. Per le vie aleggiava un profumo di dolci appena sfornati, misto a quello di spezie e resina di conifere. Qualche Babbo Natale agitava la sua campanella e richiamava i passanti augurando loro buone feste. Le vetrine erano addobbate con slitte, renne, elfi e ogni sorta di decorazione che rimandasse al Natale, mentre i negozi pullulavano di ritardatari in cerca degli ultimi regali da acquistare. Le lucine e le musichette contribuivano a rendere il clima ancora più festoso. Il Natale era la festa preferita di Michiru, che, essendo nata in una famiglia cristiana, era stata abituata a festeggiarlo fin da piccola. Ad Haruka invece, quella festività era sempre stata piuttosto indifferente, ma da quando la violinista era entrata nella sua vita la sua opinione a riguardo si era notevolmente ammorbidita. Quando il suo pensiero tornava alla compagna che addobbava l'albero di natale con in testa il cappellino rosso, o cucinava i biscotti pan di zenzero, o che addobbava tutta la casa con ghirlande e cordoni di agrifoglio e i mobili con pizzi e merletti rossi, il cuore le si scioglieva. Michiru amava anche poggiare sulla coda del suo pianoforte bianco un vaso con una stella di natale; se avesse potuto avrebbe addobbato ed infiocchettato anche lei. Il Natale era l'unico momento in cui riusciva a vedere la violinista completamente spensierata, come se tornasse bambina; il suo volto si illuminava e persino alcuni dei suoi spigolosi tratti caratteriali si smussavano, rendendola nel complesso una persona ancora più piacevole da frequentare. Senza contare che quando indossava uno di quei completini intimi rossi era incredibilmente sexy. Il Natale con lei era senz'altro una delle occasioni di cui, col tempo, Haruka non seppe più fare a meno. Inoltre, Michiru riteneva che il Natale avesse anche un significato simbolico profondo in quanto "festa della famiglia", quindi, a maggior ragione dopo i recenti avvenimenti, quell'anno valeva la pena festeggiarlo al meglioconsiderata anche la presenza stabile di Hikaru nelle loro vite, che le aveva rese una famiglia a tutti gli effetti. Decise così di esagerare, prendendo un grande albero di Natale per stupire la sua amata, ricordando però anche che quello era anche il primo Natale che Hikaru trascorreva con i suoi genitori; doveva quindi essere tutto ancora più speciale per le sue donne. In quel momento infatti, stava rincasando insieme alla figlia, che, a dire il vero, sembrava un pò provata dal trasporto del pesante abete. Mentre le due bisticciavano con le porte dell'ascensore per richiuderle, Michiru e Setsuna, rimaste in casa, stavano invece occupandosi della cena della Vigilia. - Eccoci, siamo tornate! - disse Haruka comparendo sull'uscio, mentre con Hikaru cercava affannosamente un modo per lasciare che l'albero passasse dall'ingresso. - Questa donna è una megalomane! Ha comprato giusto un alberello! - la prese in giro la pasticciera, tirando un sospiro di sollievo dopo che all'ennesima spinta l'albero riuscì ad oltrepassare la soglia. - Bentornate! - disse Michiru dalla cucina, senza badar troppo a loro poichè intenta a dosare gli ingredienti per un dolce. - Volete un goccio di té? L'ho appena fatto! - disse loro Setsuna, affacciandosi dalla cucina con le mani impegnate da un vassoio di biscotti. L'odore di quelle delizie appena sfornate fu un potentissimo stimolo al loro appetito, quindi entrambe si fiondarono in cucina nella speranza di poter assaggiare qualcosina senza essere scoperte dalla severa ed attenta cuoca. Mentre sorseggiavano la bevanda ambrata infatti, allungarono di nascosto le mani verso i biscotti incustoditi sul tavolo, ma con uno scatto felino la violinista fu dietro di loro pronta a riservargli un sonoro schiaffo sul dorso della mano: - Non azzardatevi a toccarli! Questi sono per stasera! - disse, quindi riprese a speziare l'arrosto. - Eddai mamma! Ho fame! - le rispose Hikaru: sapeva che quando chiamava Michiru "mamma" le era concessa praticamente qualsiasi cosa, tuttavia la violinista non si lasciò intenerire e ribadì categorica: - Stasera ne mangerai quanti vorrai, ma adesso no! - Le due si guardarono un po' deluse e decisero quindi di affrettarsi ad addobbare l'albero: erano consapevoli che finchè non fosse stato tutto perfetto Michiru non le avrebbe fatte sedere a tavola, e, considerate le manie di perfezione dell'altra quando si trattava del Natale, sarebbero potute arrivare tranquillamente ad agosto senza mangiare, ma a giudicare dai brontolii il loro stomaco era di tutt'altro avviso. Mentre la melodia dei canti di Natale si diffondeva nell'aria, Michiru si affrettò a dare uno sguardo in salotto per vedere cosa stessero combinando le due, che, insieme diventavano un mix esplosivo di guai e comicità, sorprendendosi ad ammirarle innamorata persa di loro. Sorrideva mentre le osservava mettere le luci, ma senza la sua supervisione finivano puntualmente con l'incastrarsi all'albero o fra di loro. Erano proprio due gocce d'acqua, anche Hikaru aveva la stessa avversione di suo padre per le lucette dell'albero di Natale. La violinista amava consumarsi gli occhi, riempirli continuamente di loro e questo la rendeva felice, come forse non lo era mai stata in vita sua, adorava quei momenti in compagnia della sua amata e della figlia e nonostante fossero arrivati da così poco tempo, sapeva già che non poteva farne più a meno. Da quando Hikaru era andata ad abitare con loro, Haruka era diventata più responsabile, matura, ancora più protettiva, ma aveva anche un'apertura completamente diversa: era solare, si divertiva più spesso ed aveva uno splendido rapporto con la figlia, nella cui vita era presente, attenta, premurosa. Hikaru l'aveva resa donna e se possibile, amava ancora di più questa nuova ed inaspettata versione di lei. Adorava vedere la loro complicità, le loro coalizioni contro di lei, il loro stesso identico spirito competitivo, ed infatti in quel momento erano lì, a fare a gara a chi correva per prima a prendere le decorazioni dalla scatola per metterle sui rami più avanti. Le sembrava di vivere in un bellissimo sogno: tutto era come avrebbe sempre voluto e per un istante la sua mente tornò alla sua infanzia, quando era ancora una bambina felice e coccolata dai genitori, gli stessi che crescendo non erano riusciti ad accettare la sua natura e le sue scelte; in quel momento della sua vita, era quello l'unico conto che sentiva di avere in sospeso. Sestuna arrivò di soppiatto accanto a lei ponendole una mano sulla spalla. - Sei ancora arrabbiata con me perchè ho manipolato i geni tuoi e di Haruka? - le disse ridestandola dai suoi pensieri. - Se il risultato fosse stato diverso da questo, lo sarei stata ancora molto! - replicò sorridendo. - Sei felice? - le chiese ancora la biologa. - Molto... E' il più bel Natale della mia vita! - rispose, sfiorandole la mano con affetto. - Sarà il primo di una lunga serie, vedrai... - la incoraggiò l'altra. - Speriamo! Crescono così in fretta questi adolescenti! - sospirò Michiru, consapevole da genitore che un giorno anche Hikaru avrebbe spiccato il volo e lasciato il nido. - No, non tanto in fretta! - constatò Setsuna guardando Haruka correre veloce con la decorazione che aveva rubato ad Hikaru e metterla sull'albero prima di lei, per poi scimmiottarla. - A volte mi chiedo chi sia il padre e chi la figlia! - replicò rassegnata Michiru, e tirò su con naso inspirando l'odore che stava propagandosi nell'aria: - Accidenti! L'arrosto nel forno! - disse scappando quindi in cucina mentre Setsuna si crogiolò ancora un pò nella serena aria familiare di quell'occasione. La missione era stata piuttosto complicata, ma quell'esito l'aveva ripagata di tutti i suoi sforzi e di tutti i suoi sacrifici: Hikaru si era in un modo o nell'altro ricongiunta ai suoi genitori, mentre lei aveva addirittura avuto l'onore di entrare a far parte di quella famiglia, lei che suo malgrado era stata la causa della loro separazione. Si sentì in pace con se stessa, perchè finalmente si era chiuso un cerchio. - E così non vi dispiace se la Regina Serenity vi ha spedito per un po' Hikaru qui, nel XX secolo? - chiese poi tornando in cucina da Michiru. - Affatto! - ma il rumore di una pallina di cristallo che si infrangeva sul pavimento, richiamò la loro immediata attenzione. - L'hai rotta! Adesso chi glielo dice a Michiru? Era una delle sue preziosissime decorazioni in vetro di Murano! - le disse Haruka scherzosa. - Ehi, ma tu l'hai messa alla punta del tavolino: è scivolata! - replicò Hikaru. Setsuna alzò un sopracciglio guardando sottecchi Michiru - Ok, forse un pochino... Ma solo qualche volta! - ammise l'altra ridendo. Le due iniziarono quindi ad apparecchiare la tavola per la cena: una tovaglia rossa di lino accompagnata da tovaglioli bianchi, bicchieri a calice e un grande centrotavola fatto di profumate essenze fresche di vischio ed agrifoglio intrecciati, inframmezzati da piccole pigne e bacche dorate, con al centro una candela rossa. Poi raggiunsero le altre in salotto per rilassarsi un pochino. Il fuoco del camino crepitava ed un piacevole odore di arancia e cannella si diffondeva nell'ambiente, segno che il dolce era ormai cotto. I giorni delle battaglie sembravano ormai un lontano ricordo, anche se Michiru sapeva benissimo che, avendo ripristinato completamente il paradosso spazio-temporale, vi era ancora un'ultima missione da compiere: quella di trovare ed impedire il risveglio di Sailor Saturn, ed un pò le dispiaceva doversi contrastare ancora una volta con le Guardian, dopotutto si erano dimostrate delle vere amiche quando c'era stato bisogno di fare fronte comune nel XXX secolo. In cuor suo sperava però che un giorno quelle battaglie sarebbero definitivamente finite e che lei, Haruka ed Hikaru avrebbero potuto vivere finalmente in pace concentrandosi solo nella realizzazione dei propri sogni. - La metto io la punta sull'albero! - - No io perchè sono il capofamiglia! - bisticciavano scherzose Haruka ed Hikaru, ridestandola ancora una volta dai suoi pensieri. - Haruka, sai bene che la tradizione vuole che sia il più piccolo della famiglia a mettere la punta sull'albero di Natale, perciò cedigliela, avanti! - la rimproverò pazientemente Michiru, mentre Hikaru gliela strappò dalle mani facendole la linguaccia. - Non è giusto che tocchi all'ultima arrivata! Ti ricordo che fino all'anno scorso era compito mio! Cosa c'è: adesso non sono più in grado di sistemarla? - le disse scherzando con tono fintamente offeso, ma la musica di "Let it snow, let it snow ", cominciò a riecheggiare in sottofondo. Haruka sapeva che era uno dei pezzi preferiti di Michiru, così prendendola per un braccio l'avvicinò stringendola forte a se per ballare insieme. La violinista pervasa da una diffusa sensazione di benessere, chiuse gli occhi stringendosi al suo petto e lasciò che Haruka conducesse i suoi passi. Quel Natale era senza dubbio il migliore che potesse desiderare, il cuore le scoppiò nel petto al pensiero di essere amata così incondizionatamente sia dalla compagna che dalla figlia. Era una sensazione forte, nuova, che le faceva avvertire le farfalle nello stomaco e contemporaneamente mancare l'aria dall'emozione. Eppure un velo di tristezza andò a coprire la magia di quel momento: la ferita causatale dai suoi genitori avrebbe sempre continuato a sanguinare in fondo al suo cuore. Hikaru nel frattempo si avvicinò a Setsuna che era rimasta seduta da sola sul divano, tendendole la mano per invitarla a ballare. La donna rimase a fissarla qualche attimo perplessa, indecisa se accettare o meno l'invito. - Eddai Setsuna, non mordo mica! Persino l'austera guardiana del tempo qualche volta può concedersi una distrazione! Non lo diremo a nessuno! - disse Hikaru strizzandole l'occhio e l'altra afferrò saldamente la sua mano accogliendo l'invito. Quando un'isistente bussata di porta interruppe la leggerezza di quel momento, Michiru aveva gli occhi velati di pianto perché il pensiero dei suoi la tormentava. Haruka aprì ritrovandosi dinnanzi un corriere che doveva consegnare un pacco alla signora Michiru Kaio. La bionda lo ritirò ed immediatamente lo porse a Michiru: - E' per te! - La violinista si affrettò a scartarlo trovandovi al suo interno una scatola rettangolare, il cui contenuto era un raffinato abito da sera color glicine con larghe spalline e scollo generoso, ma ciò che più la colpì fu il biglietto in fondo alla scatola vergato con una calligrafia che ben conosceva. Lo aprì frenetica, dunque lesse: - " Non siamo ancora pronti a vederti insieme ad una donna, ma speriamo che tu sia felice. La prossima settimana avrai un importante concerto al Teatro di Vienna e noi abbiamo pensato di regalarti questo vestito. E' quello che tu stessa disegnasti da bambina. Seguiamo la tua carriera da musicista e siamo fieri di te. Scusaci se in questo momento non ce la sentiamo di poter fare di più, anche se sappiamo che tu lo vorresti... Mamma e papà..." - Michiru richiuse il biglietto piangendo emozionata. Fin da piccola sua nonna le aveva sempre fatto credere che il Natale fosse la festa dei miracoli; finalmente aveva avuto conferma che non sbagliava. Sorrise ripensando all'anziana defunta: "Quest'anno ne sono accaduti addirittura due, nonna! Ho una splendida figlia insieme alla donna della mia vita e mamma e papà mi hanno dato segnale di riavvicinamento sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga e in salita. Avevi ragione: Natale è proprio la festa dei miracoli!" rifletté. Ben intuendo da parte di chi fosse quel regalo, Haruka le si avvicinò, le asciugò le lacrime con un dito e la cinse a se, consapevole dell'enorme importanza di quel piccolo gesto per Michiru, che aveva sempre sofferto di quella dolorosa situazione nonostante non lo desse a vedere per non farla sentire in colpa. - La magia del Natale può far accadere qualsiasi cosa! Ricordi? Fosti proprio tu a dirmelo! - le sussurrò all'orecchio mentre si soffermò a guardare l'incedere del tramonto accompagnato dai fiocchi di neve che continuavano a cadere, stretta a lei.

WHEN FATES COLLIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora