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12 Giugno 2020

Nirvana's Pov



Era il mio primo giorno in quel luogo e fui felice di —appena arrivata a Miami— aver trovato subito il lavoro che cercavo, non era stato molto difficile, mi era bastato indossare uno striminzito vestito abbinato a degli alti boots stringati, un chewing-gum da masticare a bocca aperta e l'aria di una ragazza che aveva già vissuto in quell'ambiente, com'era effettivamente successo. 

"Allora— l'uomo dalla camicia nera batté le mani, inclinò il viso per controllare se nel fondo della stanza lo stessero ascoltando e poi prese a parlare, direzionando i grandi occhi neri su ogni ragazza presente lì dentro. —vi affiderò una camera a testa, divisa ovviamente da un vetro coperto da delle tende, che si abbasseranno e alzeranno ad ogni nuovo cliente, ognuna deve rimanere lì dentro, vi verrà riferito quanto tempo dovrete rimanere e per cosa hanno pagato quegli uomini, mi raccomando, non è prevista la masturbazione e l'atto sessuale con l'uomo, dato che in quella stanza dovrete rimanere da sole, sempre!" La sua voce virile rimbombava per quella stanza, le ragazze annuivano e si guardavano intorno, chi esperta, chi alle prime armi, sicuramente timorosa. "Chi non ha mai svolto questo lavoro è pregata di farsi avanti, così da essere affidata ad una ragazza già competente per farsi aiutare, okay?" A quell'ultima frase, alcune ragazze si avvicinarono all'uomo, una così bassa che a stento arrivava ai pettorali del titolare, l'altra invece, stringeva le ossute braccia al petto, per coprire i seni quasi scoperti dal vestito in latex rosso che indossava.

Passai una mano tra i capelli e guardai l'orario dal mio cellulare, notando fossero già le nove di sera, mi chiesi quando avrei iniziato, dato che avrei terminato alle tre di quella mattina. I miei pensieri furono improvvisamente interrotti dal vocione dell'uomo, cui lungo dito indicava proprio me. "Come ti chiami?" Chiese, ed io fui così presa alla sprovvista che non riuscii a rispondere subito.

"Lauren" Finalmente feci uscire dalle mie labbra tinte di rosa.

"No, cara, il tuo nome qui dentro" Specificò, e proprio come prima, rimasi in silenzio, le mie labbra si assottigliarono in una linea e alzai gli occhi in cielo per pensare.

Negli altri night club avevo usato sempre lo stesso nomignolo, così, dopo aver riflettuto, puntai i miei occhi sui suoi, poi su quelli della ragazza davanti a me, con il profilo rivolto in mia direzione per potermi ascoltare. "Lady Romance" Dissi finalmente.

"Okay, Lady, stanza 3, se hai bisogno parla con il receptionist, c'è un campanello proprio accanto il vetro" Disse rapidamente. "Hai portato dell'intimo adatto?" Domandò ed io annuii subito, ricordando del momento in cui scelsi del tipico e squallido intimo di pizzo nero, anche se sapevo che, se l'avessero richiesto, avrei dovuto togliere anche quello.

Ero la prima con una stanza, così, mi feci spazio tra le ragazze e attraversai la sala trucco in cui eravamo chiusi, passai poi dall'unico corridoio presente lì dentro e camminai per qualche minuto, l'unica misura del tempo erano il mio respiro e i miei passi, gli alti stivali di vernice nera si scontravano contro la moquette rossa, che direzionava ogni donna alla svendita del proprio corpo, deturpato dagli occhi lussuriosi degli uomini.

Quando individuai la targhetta dorata con l'incisione del numero 3 sopra, le mie pupille finirono sulla porta accanto ad essa, che aprii senza bisogno di una chiave, ritrovandomi in un'anonima camera quadrata, abbastanza piccola, con una tenda di fronte l'ingresso, una sedia al centro e mura e pavimento rossi.

Mi chiesi chi mi avrebbe riferito la durata dello "show" e cosa fare.

Quando feci un passo dentro, chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sulla sedia, osservando i fori di una cassa nel muro di destra, da cui sicuramente a breve sarebbe uscita la musica che mi avrebbe spinta a ballare.

Hitmen [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora