1.

16 1 0
                                    



12 Giugno 2020

Nirvana's Pov


La stanza era totalmente al buio, l'unica luce era quella della finestra, ma molto flebile, perché nascosta da un pesante tendaggio in velluto rosso.

Credetti di essere folle, ma giurai di vedere un'ombra su quel divano, come se ci fosse una persona; così indietreggiai rapidamente, dando un pugno sul pulsante dell'interruttore e proprio come un flash, come se qualcuno avesse appena scattato una foto, quell'uomo era seduto lì, di fronte i miei occhi.

La prima reazione fisica che ebbi fu quella di portare una mano alle labbra, gridando, cercando di afferrare quell'urlo e riconficcarlo in gola, sforzandomi di non cedere sulle mie ginocchia per l'immenso spavento che provai sul momento, e la tremenda paura che sfumò in seguito.

Tremai come mai, mentre la mia mente era un mixer di idee sul come scappare, immagini di quell'uomo che avevo visto qualche ora prima al night club, persino il viso di Gladys fu tra i miei irrequieti pensieri.

"Nirvana Hatchett" Parlò, senza mai muoversi dalla sua posizione; gambe aperte, una mano sul ginocchio e l'altra sul divano, che impugnava una lucida e grigia pistola. La sua voce fece da contorno a quello spaventoso scenario, era cupa e roca. "Togli la manina dalla bocca, voglio sentire la tua voce" Continuò a parlare, cautamente, delicatamente, ed io abbassai la mano, che chiusi in un pugno accanto al mio fianco, scrocchiando le dita e nascondendole poi dietro il mio sedere.

Abbassai gli occhi al pavimento, poi li chiusi, respirando irregolarmente e tendando di auto calmarmi, ma come potevo?

Un sicario era di fronte i miei occhi, aveva il potere su di me, avrebbe potuto fare letteralmente la qualsiasi cosa e io non avrei potuto opporre resistenza, qualsiasi fosse stata la mia scelta, ero fottuta.
Quel vicolo cieco fece aumentare i miei battiti cardiaci, mi sentii soffocare dall'impossibilità di agire.

Aprii gli occhi e li alzai sui suoi, di nuovo, la sua malvagia anima volle tirarmi verso di sé. "Non alzare il tuo sguardo verso di me senza il mio permesso" Ordinò, alzandosi. "Sono il tuo sicario, Nirvana, sei pronta a morire?"

Non riuscivo a realizzare niente di quello che stava dicendo, i suoi gesti, i suoi occhi, i suoi passi, mi parvero un sogno; non poteva essere reale.

Si avvicinava lentamente, come pronto ad attaccare, i passi lunghi bloccati da un desiderio malato di mettermi ancora più paura, e quando lo trovai ad un palmo da me, notai fosse molto alto, tanto che il mio naso sfiorò i suoi pettorali, e Dio solo sapeva quanto questo lo facesse sentire superiore e del resto, impauriva ancora di più me.

Non alzai gli occhi, non volevo anticipare la mia morte, anche se quello che provavo era ben mille volte peggiore, un'estenuante paura di parlare, muoversi, persino guardarlo adesso che mi aveva minacciato.

"Prima però, voglio sapere da te un po' di cose— non lo guardai, sentii il suo petto vibrare, nascosto da quella camicia dal tulle trasparente, che mostrava il corpo pieno di tatuaggi. Era giovane, perché lo faceva?—hai caffè? Staremo tutta la notte svegli, mh, spero sia soddisfacente per entrambi"

Inspirai e successivamente espirai, tre volte, chiudendo gli occhi lentamente, non curandomi del suo perfido sguardo, dovevo prima dominare la mia mente: non avevo vie di scampo, potevo solo fare quello che diceva lui.

Il mio corpo vibrò, inconsciamente, il mio istinto di sopravvivenza gridò di scappare, di andare nella mia stanza da letto e lanciarmi dalla finestra.

Lui parve capirlo e si avvicinò di un millimetro in più, una mano si allungò verso il mio collo e spalancai gli occhi verso i suoi.

I suoi tremendi occhi di ghiaccio.

"No" Sussurrai, la paura che volesse strozzarmi.

Le sue lunghe dita ora stringevano il mio esile collo.

Sarei morta quella notte.

Hitmen [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora