12 Giugno 2020Nirvana's Pov
Erano le due del mattino ed io avevo passato una buona mezz'ora chiusa in camerino a parlare con Anna, cercando di spiegarle cos'era davvero successo e liberandomi di un pianto quasi interminabile, sapevo che in qualche modo lei mi avrebbe capito.
In generale, avevo sempre trovato conforto nelle donne, un'intesa che solo con loro potevo trovare e che in qualche modo mi faceva star bene.
Anna però mi aveva anche detto che era meglio non farlo accadere più, soprattutto con i clienti che davano più denaro, perché significava che erano interessati a te non solo per uscire più soldi, ma anche per ritornare nel club e consigliarlo magari a qualche amico.
Al contempo mi aveva capito, dicendomi che non faceva nulla, era il mio primo giorno e se qualcosa del genere sarebbe successo nuovamente, mi bastava parlare con lei, ma sia mai che tutto ciò fosse entrato nelle orecchie di Jack! Sarebbe sicuramente diventato una furia.Poi, dopo essermi vestita, ero tornata in casa, dirigendomi senza neanche accendere le luci in bagno, e rimanendo dentro la vasca per quelle che mi parvero ore, quando invece passarono solo venti minuti.
Gladys avrebbe dormito fuori, una sua amica di Miami l'avrebbe ospitata quella notte, dopo una serata in disco avevano ancora intenzione di ubriacarsi, dunque non era il caso di ritirarsi da sola in piena notte.
La mia amica aveva subito trovato lavoro come commessa in un negozio di abiti, un assurdo level up per lei, che aveva solo lavorato nella ristorazione, dunque era più felice che mai e, in quelle ore, non aveva fatto altro che parlarmi di come fosse magnifico il mondo della moda, che aveva appena scoperto.
La notte precedente, mi aveva raccontato del suo appuntamento con un ragazzo alto e inglese, lo aveva portato qui e avevano fatto il sesso migliore della sua vita, e ne fui davvero felice.
Fu una strana coincidenza che quella sera entrambe abbiamo avuto una scappatella con due ragazzi dallo stesso accento, ma me ne curai ben poco, qui è pieno di uomini europei.
Infilai una vecchia maglia di uno dei miei ex fidanzati e asciugai molto rapidamente i capelli, guardandomi prima intorno, e poi allo specchio.
Quel trilocale non riuscivo ancora a sentirlo mio, mi credevo in una sorta di albergo, non ancora abituata a definirla casa mia; infondo era sempre così. Fino a quando non costruivo un'abitudine, tutte le case in cui avevano vissuto non erano mai state mie, erano una sorta di villeggiatura. La mia unica vera e sola casa era quella di New York.
Non smisi neanche un secondo di pensare al ragazzo dello strip club e anche dentro la vasca, quando riflettei attentamente alle mie emozioni, dovetti infilare la testa sott'acqua perché un inquietante senso di paura mi aveva fatto desiderare di possedere un'arma per potermi difendere dai miei stessi pensieri.
Ero quindi semplicemente impaurita, perché non avevo mai smesso di pensare che lui fosse un sicario, pronto per me, il mio omicida.
Forse ero solo paranoica.
Uscii dal bagno a passo lento e monotono, decidendo di attraversare il salone ed uscire nel piccolo balcone per un'ultima sigaretta prima di riuscire a dormire, ma qualcosa di strano mi fece puntare gli occhi sul divano.
La stanza era totalmente buia, l'unica luce era quella della finestra, ma molto flebile, perché nascosta da un pesante tendaggio in velluto rosso.
Credetti di essere folle, ma giurai di vedere un'ombra proprio davanti i miei occhi, come se ci fosse una persona; così indietreggiai rapidamente, dando un pugno sul pulsante dell'interruttore e proprio come un flash, come se qualcuno avesse appena scattato una foto, quell'uomo era seduto lì, di fronte i miei occhi.
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Hitmen [H.S]
Fanfiction𝐃𝐚𝐫𝐤 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬 Neppure l'FBI, dopo due anni di indagini, riuscì a scovare il serial killer dei sette uomini dipendenti di un'azienda di New York, portando inevitabilmente ogni organizzazione criminale americana alla sua ricerca. Q...