Evelyn
Ero chiusa in quel dannato bagno da almeno 30 minuti, e quello psicopatico rovinatore di accappatoi non si decideva a lasciarmi uscire. Ormai erano le dieci di sera e ancora non avevvo cenato, infatti i morsi della fame iniziarono a farsi sentire forti e chiari.
"Fammi uscire, ho fame. Non vorrai lasciare la sorella del tuo migliore amico morire di fame?" Stavolta la tattica era fargli venire i sensi di colpa.
"Come si chiede, Fatina?" Eccola, la conferma che nonvoleva essere lui il primo a mollare, ma io avevo troppa fame per continuare questa battaglia, così mi arresi.
"Per favore..." Bisbigliai cercando quasi di non farmi sentire da nessuno oltre che da lui.
"Come? Non ho sentito bene, puoi ripetere? Sai, la porta mi impedisce di sentirti." Disse continuando a torturarmi.
"Per favore! Ora mi hai sentito brutto st-"
"Vuoi rimanere dentro finché non mi chiedi scusa, ora?" Mi interruppe prima di farmi finire la frase. Poi finalmente la porta si aprii e io lo guardai subito.
"sappi che hai vinto una battaglia, non la guerra." Sussurrai minacciosa, ma evidentemente quello che dissi non lo scalfii minimamente poiché scoppiò a ridere mettendosi una mano sulla pancia e facendo finta di doversi asciugare una lacrima causata dalle risate.
"Da quando le fatine sono così aggressive?" Disse continuando a ridere.
"Vuol dire che non la conosci abbastanza" Rispose mio fratello, attirando la mia attenzione su di lui.
"Tu...io ti avevo chiesto una cosa molto semplice, perché non mi hai aperto?! Eh?! Non portare mai questo rovinatore di accappatoi in casa quando ci sono io" Dissi senza mai staccare lo sguardo da mio fratello. Poi mi rigirai verso Blake. " E tu mi devi un accappatoio."
Blake si avvicinò evidenziando la nostra differenza di altezza. Poi con un sorrisino strafottente sussurò: "Lo vuoi delle fatine o delle principesse?" Sentì le guance andare a fuoco ma cercai di restare lucida, non potevo permettermi di perdere anche questa battaglia.
"Delle fatine." Dissi fronteggiandolo. Poi andai in cucina e mi riempii il piatto di pasta al sugo, che trovai già pronta e fumante, molto probabilmente mentre io ero chiusa in bagno Lucas si era dato da fare ai fornelli. Afferrai la busta di parmigiano dal frigo prima di richiuderlo con un calcio, e mi diressi in camera mia.
Di nuovo quella dannata sveglia suona, e mio mi alzo preparandomi per andare a scuola. Feci colazione con i pancake cucinati da Lucas, mi lavai, poi mi vestii e passai il mascara tra le ciglia prima di scendere e quando entrai in macchina mi resi conto di dover condividere quell'abitacolo con gli amici di Lucas.
Un altro giorno iniziato male.
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Hell
ChickLitQuesta non è una storia qualunque, ma la storia di come ho imparato a vivere. Di come mi ha insegnato a vivere.