8- La fatica di essere adolescente!

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Ridere.
Non ho mai riso in vita mia, anche se c'è una frase filosofica che dice di essere sempre felici, anche se a volte la felicità si scorda di noi.

Io credo che si sia scordata di me, dalla nascita, altrimenti non si spiega, lo sfacelo che è la mia vita, a soli quindicianni.
Molti dicono, che "c'è gente che soffre più di te" okay lo rispetto, entro in empatia con il dolore degli altri ma per il momento il mio peggio, è vivere la mia vita, fittizia e perfetta solo esteriormente.

Ho un dolore alla tempia, un mal di testa martellante, quello è il corpo che si ribella, al mio dolore, non trovando mai via di uscita.

Mi gira la testa, ma non sento il vuoto nello stomaco, anzi ho come un tappo immaginario che non mi permette di mangiare con gusto, magari desiderando un'ottima colazione, questa casa, queste pareti, questa gente che risulta essere la mia famiglia, mi sta risucchiando con il loro,  non amore, in una voragine senza fine.

Corro, rapidamente in bagno, mi sistemo, mi lavo il viso, mi faccio una doccia lenta e bollente, voglio ustionare ogni parte del mio corpo, cercando di sanare le mie ferite, quelle evidenti ai polsi e quelle che hanno creato una spaccatura nel mio cuore.

Non sono pazza, sono matta perché desidero solo essere amata.

Non mi trucco, mi pettino, lavo il viso con l'acqua fresca, non sono una di quelle ragazze fissate con la skin care e stronzate varie.

Sono una ragazza, in cerca della sua libertà, non ho mai desiderato essere maggiorenne come in questo periodo, voglio proprio fuggire da questo posto, da questo paese e crearmi una famiglia vera, un lavoro, una mia identità.

Per me famiglia, significa anche adottare un piccolo peloso, non necessariamente avere un uomo e fare dei figli.

E poi c'è il canto, la musica e il sociale, voglio aiutare me e tante altre persone, non perché sia una buona samaritana, non per un codice etico, e solo perché so benissimo come ci si sente a stare male, senza nessuno che ti afferri la mano, per percorre insieme le tenebre.

Vorrei solamente dormire, e sognare un mondo migliore ma devo veramente, abbandonare l'ipotesi di tornare nelle calde coperte.

Così afferro velocemente, dal mobiletto del bagno, un medicinale per il mal di testa.

Quando mi dirigo nell'ampia cucina, unita con una spaziosa e moderna penisola, odo risate, il gorgogliare della moka sul piano cottura nero lucido, il frastuono dei cucchiaini a contatto con la ceramica delle tazze e un forte profumo di torta al limone, che arriva prepotente alle mie narici.

Quelli che vedo, i protagonisti a cui prendono parte, di questa gustosa colazione, sono i miei due genitori Nancy e Michele, con mio fratello maggiore Vincent.
Quest'ultimo, mi guarda sorridendo beffardamente.

Quest'ultimo, mi guarda sorridendo beffardamente

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𝐃𝐚𝐦𝐦𝐢 𝐮𝐧'𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐂𝐢𝐫𝐨𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora