Siamo come due uragani.

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Non mi sforzai di imparare il nome del paese ma comunque era un piccolo borgo nella provincia di Dublino. Boh.
[...]
Quattro mesi dopo.
Non mi fu difficile quanto credevo ambientarmi al nuovo posto.
Trovai un lavoro in un officina della zona, raggiungibile in pullman. Perciò ero diventata un'esperta nel condividere spazi stretti con la gente.
Trovai un appartamento a poco e quindi non ci furono grossi problemi.
E io che credevo di dover finire la scuola per potermene andare. Avrei potuto farlo tanto tempo prima.
Nel frattempo avevo fatto i 17 anni, il primo di Febbraio. La cosa bella era che nessuno lì mi conosceva e perciò non ci furono le solite cagate del compleanno.
Non ebbi neanche problemi di rompicazzo perché a parte il capo dell'officina e la signora del mini market nessuno aveva provato a parlarmi, o se lo avevano fatto non me ne ero accorta.
Ma la vita non è bella se non si creano problemi.
Ora racconto.
Mentre facevo il mio solito viaggio di mezz'ora in pullman verso l'officina sentii due colleghi parlare di un arrivo da Dublino. Speravo vivamente che non fosse nessuno di mia conoscenza.
'Ma Dublino è grande, quanto possibilità ci sono che io lo conosca?' pensai ed archiviai la notizia.
Arrivata al lavoro, timbrai e mi rimisi a sistemare il motore di un auto che avevo lasciato in sospeso la sera precedente.
Essendo ancora alle prime armi ero più lenta e più impacciata degli altri operai, ma mi impegnavo.
Per la prima volta mi impegnavo in qualcosa.
La giornata passò in fretta e prima di tornare a casa mi fermai da Annabelle la signora del market.
'Buongiorno Annabelle' dissi concentrata su quei suoi occhi grigi abbinati alle sfumature dei capelli
'Ciao Temperance, hai sentito la novità?' chiese in vena di pettegolezzi.
Non amavo queste cose ma con lei mi piaceva stra parlare, era sola, abbandonata dai figli e dal marito  da quando era giovane per un problema legale.
Era sola, come me, ma dannatamente dolce e simpatica. E ce ne voleva per sentirlo dire da me.
'Cosa Belle?' dissi sedendomi e poggiando i gomiti sul bancone.
'Ti hanno trovato un coinquilino!' disse allegra
'Cosa?!' quasi mi strozzai con la saliva
'si! Dicono che verrà in paese stasera, viene da Dublino!'
'no aspetta, per caso è quello dell'officina?'
'Oh cara, questo non lo so.. ma mi informerò!'
Risi incamminandomi verso l'uscita
'conto sul tuo aiuto Belle!' dissi uscendo e girai l'angolo verso il mio palazzo.
Essendo in affitto in una casa per studenti mi capitava di dover condividere la casa, ma qua di solito la gente non durava più di due settimane perciò non era un gran problema.
E in più l'appartamento era al settimo piano senza ascensore.
Fatte le numerose scale girai la chiave ed entrai in casa, accesi la luce e mi misi a togliere le mie cose dalle zone in comune dell'appartamento.
Odiavo l'idea che qualche sconosciuto toccasse le mie cose.
Misi tutto nella mia camera e mi cucinai un piatto di spaghetti.
Esatto, avevo iniziato anche a cucinare.
Meccanica, cucina e scuola serale, però... stavo veramente iniziando a mettere la testa a posto e a pensare al mio futuro.
Tobia arrivò appena sentì le pentole risuonare.
Si reggeva a malapena sulle sue gambe ma non avrebbe mai rinunciato a qualche spaghetto al pomodoro.
Il mio vecchietto.
Lo trovai una sera tornando dal lavoro, un cacciatore lo stava per sopprimere perché ormai troppo vecchio per aiutarlo nella caccia.
Era il mio primo giorno di lavoro, ero abbastanza presa dalle emozioni e decisi di prendere con me quel musone dalle orecchie lunghe.
Il proprietario del palazzo non mi fece grandi problemi.
Misi il piatto nel lavello e andai dritta in camera, erano le 23 e l'indomani mi sarei dovuta alzare alle 5.
Non potevo portare molto spesso Tobia fuori a causa del freddo che avrebbe rischiato di aggravare la sua artrite.
Mi addormentai con lui sull'altro lato del letto.
[...]
Martedì. 4.30.
Mi ero svegliata mezz'ora prima della sveglia e perciò decisi di portare Tobia in giardino.
Ignorai gli scatoloni fino a quando uno non mi stava per far finire a faccia a terra.
Presi in braccio Tobia e lo lasciai passeggiare nell'erba alta per una mezz'ora prima di riportarlo su in camera. Non conoscendo il coinquilino non potevo ancora lasciar girovagare il vecchiotto per le stanze.
Presi l'autobus e quasi mi ci addormentai durante il viaggio.
In officina fui assegnata alle scartoffie.
Odio profondo.
La giornata durò un'eternità ed in più persi il pullman e dovetti aspettare fino alle 18 il pullman.
Arrivata alle 18.25 corsi per arrivare in orario a lezione e alle 20 corsi per far uscire Tobia.
Alle 21 ero finalmente sul mio divano, completamente inerme.
Nella mia stanchezza mi chiedevo se questo coinquilino si sarebbe mai fatto vivo.
Mi addormentai.
Mercoledì.
Alle 5 avevo già portato giù Tobia, avevo pulito e mi ero preparata. Ed ero in un anticipo spaventoso.
Decisi di portarmi un po' avanti con il carico di lavoro scolastico.
Studiavo arte, fotografia e letteratura.
Non so, mi ispiravano tutto qua.
Rischiai quasi di perdere il pullman per finire il saggio di fotografia.
In officina mi rimisero alle scartoffie. Il capo mi incitò assicurandomi che era l'ultimo giorno in ufficio. Quel giorno il mio turno finì alle 2 e potei andare subito a casa dal mio Tobia che era felicissimo di uscire a giocare anche se dopo un po' preferì rannicchiarsi in un angolino all'ombra e io mi misi di fianco a lui a leggere un libro assegnatoci dall'insegnante di letteratura.
Verso le 4 riportai su il vecchiotto e andai a rifornire un po' la dispensa.
Entrata nel market i diressi verso Annabelle che come al solito mi aveva già preparato tutto lei, dolce signora.
'Allora lo hai incontrato il ragazzo?' mi chiese curiosa
'Nono, dev'essere uno notturno, non l'ho neanche incrociato. E te mi hai scoperto se è dell'officina?'
'Mariuccia dice di si ma sai che quella è tutta matta' disse con un tono troppo simpatico
Risi 'oh annabelle! Ci vediamo dopodomani okay?' dissi ridendo di gusto
'Ciao Tence' disse mentre uscivo
Non mi dava fastidio, anzi mi piaceva come lo diceva.
Mi incamminai verso casa anche abbastanza curiosa di sapere chi fosse quel nuovo coinquilino.
Entrai in casa e accesi lo stereo e mi rimisi a leggere il famoso libro con Tobia che dormiva sulle mie gambe. Alle 6.30 mi alzai per fare una lavatrice e mentre tornavo in salotto con il cesto dei panni lavati in mano quasi mi cadde alla vista del mio coinquilino.
Con tutta la gente che poteva essere, con tutti i ragazzi di Dublino proprio lui. Proprio ora. Proprio qui.
Anche lui ne fu sconvolto, credo. Ma non mi importava. O sì.
Tobia mi raggiunse e io mi accovacciai per calmarlo mentre ringhiava all'ospite sgradito da entrambi.
'Horan' disse lui. Quella voce. L'inferno in paradiso.
Mi alzai per guardarlo dritto negli occhi scuri.
Quattro mesi. Senza quegli occhi e quella voce. Mi avevano reso migliore ma ora?
'Michael' lo salutai io con un cenno con il capo
'Beh ti ho trovata' disse Cross leggermente desolato del fatto che non lo chiamavo più nel 'nostro modo'.
'Quanto rimani?' dissi io frettolosa di sapere la risposta
Lui si prese qualche secondo prima di rispondere.
'Non so... Devo vedere il lavoro nell'officina qua vicino' disse passandosi una mano dietro i collo
Io annuii tralasciando il particolare del posto di lavoro in comune.
'Ordino una pizza, la vuoi? Dissi tranquilla
Non ero più una che ti salta addosso.
'Se non dà fastidio' disse intimorito
Che nervi vederlo parlarmi così.
Dopo una mezz'ora eravamo a tavola a mangiare la pizza guardando a televisione.
O meglio, io guardavo la televisione lui fissava le mie mani.
Posai anche io il mio sguardo su di esse per poi posarlo sulle sue.
Le mie non erano più piene di tagli, erano rimaste solo delle piccole cicatrici mentre le sue erano ancor più segnate di quanto mi ricordassi. E ora che lo guardavo meglio anche le braccia e la faccia erano molto doloranti.
Ci guardai. Provai a guardarci dall'esterno.
Mi misi a ridere. Di gusto.
Io pensavo che sarei caduta senza Cross, invece trai due ero quella messa meglio. Lui tanto calmo e sempre quello dalle parole giuste al momento giusto era ridotto come uno straccio.
Risi per non piangere.
Quando focalizzai la mia attenzione sul ragazzo davanti a me mi accorsi che stava piangendo.
E' serio?
Strinsi gli occhi cercando il suo sguardo, mi avvicinai a lui e lo sfiorai. Lui mi sorrise e fece di no con la testa.
Mi accovacciai per essere all'altezza dei suoi occhi.
'Che succede?' dissi spostandogli le mani dal viso
Scosse di nuovo la testa e fuggì nella sua camera.
Mi misi a gambe incrociate e Tobia mi raggiunse subito.
'Oh Toby, è possibile che capisco più te di lui?'
Andai a dormire con quell'immagine in testa.

Unusual (H.S.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora