𝗝 𝗔 𝗡 𝗘È trascorsa una settimana da quando ho lasciato York e mio padre non ha provato a chiamarmi nemmeno una volta. Non ha spazzato via il rancore per sapere almeno se fossi arrivata a Londra e se stessi bene. Vorrei poter dire che il suo silenzio non mi abbia fatto male, ma mentirei perché, nonostante tutto, lui è sempre mio padre. Non so che cosa mi aspettassi da lui, forse quella chiamata che non è mai arrivata sarebbe bastata.
La nascita di Luce mi ha impedito di pensarci troppo.
Danielle è stata dimessa dall'ospedale solo ieri e io non ho potuto soffocare il bisogno di starle accanto, l'istinto di protezione nei suoi confronti, il senso di responsabilità verso di lei e la sua bambina. Non l'ho lasciata sola nemmeno un attimo. L'ho aiutata a prendersi cura di Luce e anche a recuperare le forze dopo il parto.
Sto provando a non pensare a come avrebbe agito la vecchia Jane. Mi fa solo tanto strano sentirmi a mio agio con queste persone. Con Jude e Theo che mi trattano come se fossi la loro migliore amica, Nick che si preoccupa per me e Danielle che mi guarda come se fossi una sorella per lei. Non so come io ci sia finita in questa famiglia, ma ringrazio la vecchia Jane per non aver mollato.
«Dorme ancora?» Danielle sussurra quando entra in camera sua con l'accappatoio stretto addosso.
Sollevo lo sguardo dal computer. «Sì».
Luce dorme beatamente nella sua culletta alla mia destra mentre io me ne sto seduta sul letto di Danielle.
«Che cosa fai?» mi chiede, venendo verso di me.
Mi fermo, tolgo le mani dalla tastiera ed espiro.
«Ho comprato i biglietti».
«Sul serio?» squittisce lei, sottovoce. Si siede accanto a me sul materasso, tamponandosi i capelli con l'asciugamano.
Annuisco, intanto che i suoi occhi sbirciano sullo schermo.
«Parto tra due giorni. Ho preso anche una stanza in un hotel. Finirò tutti i miei risparmi» esalo una risata nervosa, «ma spero che ne valga la pena».
Poso lo sguardo sulla cartolina che Danielle mi ha mostrato.
"Sono libero. Mi farò vivo appena starò meglio" ho riletto queste parole fino a vomitarle. Le ho confrontate con la calligrafia della lettera che ho ricevuto ed è la stessa. Il Leon è quello giusto, sono io a essere molto diversa.
«Vai a Berlino» dice Danielle in un sospiro.
'Vado a Berlino' ripeto nella testa.
«Sono appena arrivata a Londra» mi mordo le labbra. «Sto facendo una follia?» mi volto di colpo verso destra con l'ansia che mi divora.
Danielle inspira drizzandosi sulle spalle. «Sì» afferma.
'Accidenti'.
«Ma sei sempre stata così» continua, «hai sempre avuto questa indole un po' folle, adesso la stai solo riscoprendo. Sei come una bambina che sta imparando a camminare per la prima volta».
«Questa bambina non sa nemmeno chi è, al momento» ammetto e Danielle mi guarda in un modo che mi fa stringere lo stomaco. Leggo la comprensione nei suoi occhi, e quando mi lascia un bacio sulla tempia mi sento amata come non mi sentivo da troppo tempo. Nemmeno papà mi ha fatta sentire così, negli ultimi mesi.
«Lo scoprirai» bisbiglia tra i miei capelli, poi mi fissa. «Non cercare la vecchia Jane dentro di te. Costruisci la nuova».
Chiudo un attimo le palpebre, annuisco e torno a guardare lo schermo del computer. Ho comprato un biglietto per la Germania con gli ultimi soldi rimasti, non so nemmeno dove andrò e da che parte dovrò cominciare per cercare il ragazzo della lettera.
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JANE'S MEMORIES 2
Romance𝙎𝙚𝙦𝙪𝙚𝙡 | Il mondo di Jane è andato a fuoco e tra le macerie dei suoi ricordi persi lei sogna sempre gli stessi occhi: grigi come il cielo di Londra. «Quando mi sveglio, il suo volto scompare dalla mia testa e lo dimentico, tutte le volte». ...