Per un attimo Teo temette il peggio, non aveva mai vissuto in campagna ma aveva sempre pensato che chi invece ci abitava dovesse stare un minimo in allerta. Quando la porta non fu sfondata da qualche orso ma bensì si aprì con un cigolio e ne
fece capolino Christopher, Teo ne fu notevolmente sollevato.
Anche lui era zuppo da capo a piedi, i riccioli soffusi e lisciati dalla pioggia. Eppure dalla sua, espressione sembrava tutto
normalissimo, come se si sottomettesse a quel trattamento
ogni giorno. Guardò con circospezione la stanza prima di
chiudere finalmente la porta, facendo scattare i cardini una
volta di troppo. Teo spostò il suo peso da un piede all'altro e quando si decise a parlare la sua voce uscì quasi imbarazzata.
<< In realtà stavo giusto per andarmene. Suo fratello è stato
talmente gentile da prestarmi un tovagliolo di tessuto, ma ora devo proprio andare, alla Chiesa non piace aspettare >>.
Fece un passo deciso verso l'uscita ma mentre lui allungava una mano per afferrare la maniglia, Christopher sfilò la chiave dalla serratura. << Mi stupisce sentire le parole "suo fratello" e "gentile" nella stessa frase, mi verrebbe da tradurlo che lei si sia preso un malanno e che Romeo, per non ammalarsi a sua volta, le abbia concesso un fazzoletto per tappare le sue vie infettive >>. Romeo, che aveva sempre una risposta piena di sfacciataggine pronta, restò in silenzio. Teo, dal canto suo, non poté far a meno di notare con quanta calma avesse fatto le sue constatazioni l'altro.
<< Mi permetta di ospitarla qui questa sera, dubito che il cielo
ritornerà sereno prima di domani mattina >>. Per un attimo si guardarono tutti e tre accigliati, chi perché non era abituato a simili situazioni, chi perché non voleva far tardi a un appuntamento già preso, e chi perché non voleva condividere il proprio letto con un quasi-estraneo.
<< Trovo il suo suggerimento molto cordiale, purtroppo però,come le feci cenno, devo proprio scappare >>.
<< Non era un suggerimento, lo prenda più come un invito che
non può rifiutare. Non voglio avere un prete sulla coscienza >>, e detto ciò si diresse verso la buia scala a chiocciola, la chiave custodita ora nella tasca dei pantaloni malandati.
Appena il fratello maggiore fu fuori portata, Romeo iniziò a ridacchiare. << Mi dispiace che abbiate dovuto conoscerlo così, è un tipo particolare ma dopo che ci si fa l'abitudine è davvero fantastico >>. Già, quando ci si fa l'abitudine. Il problema era
che Teo non si abituava mai a niente, sembrava essere a disagio quasi con tutto, come se non appartenesse a questo mondo, immaginò che quello fosse uno dei motivi per cui si fosse rifugiato nella speranza di Dio.
Era vero quello che aveva detto il bambino, erano sicuramente
un duo abbastanza particolare. Teo, d'altra parte, non aveva mai avuto un vero rapporto con i suoi fratelli, andavano d'accordo e cercavano di aiutarsi a vicenda, eppure non si
conoscevano davvero. Non incolpava nessuno per questo, non erano in pochi in quella casa, e lui era sempre stato il più piccolo tra i cinque,quello che se ne stava volutamente in disparte, segretamente pieno di vita ma con il timore che qualcuno gliel'avesse potuta spegnere in qualche modo.
Così, quando vide Christopher scendere dalla scala con dei vestiti puliti e degli asciugamani tra le braccia, decise di assecondare quello scenario. Gliene posò uno in testa al
fratellino, scompigliandogli i capelli già arruffati.
Teo si tolse la tunica e, per quanto fradicia fosse, sentì che era un gesto sbagliato. Se la rigirò tra le mani per qualche secondo, bagnando anche queste, prima che Christopher scompigliasse anche a lui i capelli con un panno tiepido.
Fece una smorfia, abbassando lo sguardo. Non era abituato a
tanta confidenza nei suoi confronti, ma scoprì in fretta che non
gli dispiaceva neppure troppo.Quando finalmente furono tutti asciutti e con indosso caldi vestiti, Christopher prese della legna per accendere il fuoco.
Teo si schiarì la gola, dopo tutto quello che stavano facendo
per non farlo ammalare credeva che almeno una conversazione decente gliela doveva. << Allora, se posso
permettermi di chiederlo, di che cosa si occupa lei? >>.
La risposta fu un semplice gesto vago della mano verso il camino fumante. Teo si accigliò << Aiuta la gente ad accendere i camini? >>. Lo chiese con così tanta serietà che Romeo scoppio a ridere; persino sulle labbra di Christopher sembrò aleggiare l'ombra di un sorriso.
<< Sono un taglialegna. Ultimamente però si può dire anche che io sia il falegname di corte >>, fece una breve pausa, come per valutare la convenienza di dire o meno qualcosa, << la nostra famiglia era molto vicina a una cara amica della regina Isabella, quando è venuta a conoscenza della malattia che colpì i nostri genitori è stata bonanima e ha deciso di concedermi un lavoro a corte >>.
Lavorare al servizio della regina, di quella regina, era un onore da non poco conto. Era risaputo che possedeva un particolare temperamento - a volte troppo euforica, altre volte troppo nervosa. Era ancora maggiormente risaputo di quanto si fidasse poco delle persone esterne, quelle non appartenenti a un rango sociale abbastanza elevato. Per questo Teo si stupì nel sentire tale dichiarazione uscire dalla bocca di un campagnolo. Pur vivendo da alcuni anni a Madrid non aveva mai messo piedi, neppure per sbaglio, nei territori reali: solo gli arcivescovi erano autorizzati a farlo, e solo in occasioni importanti. All'improvviso si sentì il cervello inondare da centinaia di domande su quella misteriosa reggia, da come erano i giardini a cosa mangiavano a colazione. Tuttavia, quando vide i lineamenti di Christopher indurirsi, tutte le sue domande evaporarono, non pretendendo più risposta.
<< Mi è sempre venuto spontaneo pensare che il corteo della regina debba vivere davvero in beatitudine, con chissà quante possibilità davanti a loro. La tua espressione in questo momento sta facendo crollare tutte le mie opinioni al riguardo. Per caso... >>, abbassò lo sguardo, non sapendo se potesse effettivamente esprimere o meno quel suo dubbio. Quando riprese a parlare la sua voce si era dimezzata a un sussurro
<< Per caso Isabella II non vi tratta bene? >>. A quelle parole persino Romeo si mise a sedere in modo più composto sul piccolo divano, come se quella domanda fosse troppo anche per lui. Christopher invece aveva ancora quella sua maschera di indifferenza in volto, si limitò semplicemente a scuotere la testa.
<< Sarei un ingrato a lamentarmi di chi mi sta aiutando a guadagnarmi da vivere e di tutte le persone che mi hanno aiutato a integrarmi in quella bolla di società. Penso che la nobiltà non faccia per me, preferisco di gran lunga passare il mio tempo in tranquillità in campagna. Questo è quanto >>.
Teo era l'ultima persona al mondo che poteva giudicare una simile situazione, d'altronde lui si era trasferito a Madrid proprio perché Barcellone stava diventando fin troppo soffocante e pullulante di gente ricca. Anche lui aveva scelto di sua spontanea volontà di andare a vivere in un quartiere possedente un minimo di pace e serenità. Prima di poter rispondere, o anche solo annuire, Romeo si rianimò di colpo.
<< Praticamente ormai apparteniamo a questa valle, si sono conosciuti qui i nostri genitori e noi siamo nati in questa casa. Ha detto papà che quando ha sapute della mia nascita stava leggendo un romanzo di Shakespeare, è per questo che poi alla mamma è venuto in mente di chiamarmi Romeo, ed è stata lei a voler vivere in campagna, diceva pensasse fosse un luogo
sicuro per dei bambini >>. Teo si stupì nel vedere una nuova luce in quegli occhi sempre nervosi, continuavano a bruciare ma ora più per l'enfasi messa nel discorso che alimentati dall'odio. Era bizzarro che un bambino riuscisse a parlare così
del ricordo dei propri genitori, eppure quelle frasi non erano
pezzi di ricordi, per Romeo da qualche parte irrazionale del
cervello "mamma e papà" erano ancora con lui, il quale che si era dato da sé il compito di raccontare le loro storie solo perché in quel momento loro non potevano farlo da soli.
Teo sentì il petto appesantirsi a quella realizzazione. Da una
parte avrebbe voluto che Romeo si esprimesse sempre con quella leggerezza, dall'altra che non si aggrappasse solamente a frammenti di vite ormai perdute.
Gli rivolse un debole sorriso e aggiunse cauto << "Romeo" è
un bellissimo nome, anch'io sono molto devoto ai vecchi poeti, e i tuoi genitori devono essersi amati tantissimo per fondere due anime in un singolo luogo >>.
Il ragazzo annuì, stavolta con meno enfasi di prima, come se avesse colto nelle parole di Teo i tempi verbali errati.
Persino Christopher parve turbato da quell'ultima frase, sembrava che qualcuno gli avesse gettato in testa un secchio di acqua ghiacciata. O forse non era stato il secchio a riversare quell'acqua, forse l'avevano fatto per sbaglio le sue palpebre, ma non si poteva avere conferme, il calore proveniente dal
fuoco del camino aveva già iniziato a cancellarne ogni traccia.
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Tra amore e peccato
DragosteIl giovane Teo, fin dalla precoce infanzia, ha sempre pensato che l'unico cammino giusto fosse quello di Dio. Un giorno "sente la chiamata del Signore" e da lì capisce che quella è la vita che gli è sempre spettata. La sua vocazione sembra essere un...