Capitolo 4 - Steve

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Per arrivare a Cork mi sembra di attraversare un mondo alieno. Dall'aeroporto di Dublino prendo un autobus fatiscente dai colori sbiaditi e i sedili mangiucchiati, e ci allontaniamo dalla civiltà presto, passando le seguenti tre ore quasi tutte tra i campi. C'è pure qualche mucca al pascolo, nonostante la pioggia battente. Quando, finalmente, sembriamo rientrare in un luogo che ha una parvenza di città, capisco di essere a Cork. L'autobus ci lascia in una stazione pressoché deserta, se non fosse per una coppia di donne nella sala d'attesa, mentre i miei compagni di viaggio si dileguano in fretta con le loro auto.

Il fiume che attraversa la città è proprio davanti a noi, appena fuori dalla stazione, e la pioggia incessante lo agita, scatenando la fuga dei gabbiani. E io ho finito il caffè. Il bar della stazione, però, è chiuso, quindi decido di rinunciarvi a malincuore. Non ho intenzione di allontanarmi con questa pioggia.

Dai percorsi della stazione arrivo all'autonoleggio dove mi attende la mia prenotazione, e infine eccola lì, la mia...

«Ma cos'è questa roba?» chiedo alla negoziante non appena mi mostra la mia auto a noleggio. Una Citroen C1.

«Mi spiace, signor Murphy, era l'unica disponibile al momento della prenotazione.»

Mi sfilo gli occhiali da sole, li allaccio al colletto della camicia e guardo la ragazza. «È proprio sicura di non avere altro?»

Lei non si ferma nemmeno a pensare. «Mi spiace, no. È tutto prenotato» dice.

Mi avvicina i moduli per l'accettazione sotto il plexiglass. «Una firma qui, per favore.»

Roteo gli occhi e accetto. Se ci fosse, preferirei prendere la metro.

Dopo aver compilato tutto e preso le chiavi, arrivo al mio bolide. Solo allora mi rendo conto di due problemi non da poco: devo fronteggiare la guida sul lato sinistro della strada e il cambio manuale.

E non ho ancora il mio caffè.

I trenta minuti previsti si trasformano in un'ora. Riesco a far partire la macchina a fatica e ci metto una decina di minuti a capire come muovermi. Quando mi trovo sulla strada per Kinsale, rimango imbottigliato nel traffico. Un gregge di pecore blocca la strada e rimaniamo incolonnati finché non cambiano percorso. Mi sembra assurda una scena del genere.

Ma verso mezzogiorno, con somma fatica, arrivo a Kinsale. La riconosco dalle foto, le case colorate, il porto e la locanda che ho affittato, "Mary House". Il parcheggio è piccolo, ma c'è giusto un posto per me.

«Signor Murphy!»

Mi viene incontro una donna sulla sessantina che immagino sia Mary.

«Salve!» poggio la prima valigia per terra e mi avvicino alla donna, porgendole la mano. «Lei è la signora O'Sullivan, giusto?»

«Oh, mi chiami pure Mary!» la signora ha proprio un bel sorriso, mi ricorda mia nonna. «La aspettavo un'ora fa, purtroppo la colazione si è raffreddata e l'ho messa via.»

«Ma si figuri, mi sistemo e vado in centro. Avete anche qui Starbucks, vero?»

La donna scuote la testa. «Temo di no. Kinsale è un paese molto tradizionale, sa...» ridacchia.

«Già, me ne sono accorto.»

«Però troverà tantissime caffetterie con dolci fatti in casa, se vuole glieli segno sulla mappa.»

«No, stia tranquilla, ho già un'alternativa in mente...»

Un sorriso compiaciuto mi attraversa il volto e Mary ricambia l'espressione.

«Bene, le mostro la camera allora.»

Prendo la seconda valigia, lo zaino e ci incamminiamo per la locanda. Noto subito quanto sia diversa dalle foto, che dovevano risalire almeno a una ventina di anni fa. La facciata ha perso colore, sul portico ci sono segni di tarlo e il legno scricchiola sotto i miei piedi.

«Abbiamo rinnovato gli interni un paio di anni fa» mi avvisa la donna, mentre facciamo il nostro ingresso.

In effetti, l'interno della locanda sembra nuovo, ma è arredato da schifo. La carta da parati stile Shining si è trasformata in un prato fiorito così fitto da farmi girare la testa. Lo stesso disegno è poi su divani, poltrone e cuscini, il che cozza con le decorazioni in stile marinaresco che si trovano alle pareti e come soprammobili. Anche la mia camera è brutta, ma almeno il letto è comodo, e il bagno pulito.

«Spero si trovi bene qui a Kinsale, benvenuto in Irlanda!» mi saluta Mary prima di chiudere la porta.

Rimango a osservare le pareti in fiore per qualche minuto, cercando di abituarmici, ma niente. È proprio tempo di prendere un caffè.

I put a spell on youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora