Capitolo 6 - Róisín

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Come si permette di venire qui, nella mia libreria?

Sistemo i nuovi arrivi sugli scaffali e gli ordini dei clienti pronti sul bancone, anche i libri incantati. Riorganizzo tutto ciò che mi capita a tiro, passo l'aspirapolvere, accendo l'incenso e purifico gli ambienti. Il sabato è il mio giorno preferito per sistemare il locale ed essere pronta per la nuova settimana, ma per poter organizzare tutto devo chiudere appena dopo pranzo.

Tutti i clienti sono andati via già da un po' e questo mi permette di pensare alla mia attività di pulizia, ma c'è qualcosa che mi turba. Di solito scarico nella riorganizzazione tutta la mia frustrazione, ma oggi non sembra funzionare. Ripenso ancora a Murphy che ha cercato di spiarmi, credendo pure di non essere riconoscibile. Come se non avesse scritto in fronte di essere americano.

Può tentare qualunque cosa, ma non mi convincerà a vendere questo posto nemmeno con tutti i soldi del mondo.

«Ros, ci sei?»

Una voce maschile ovattata mi richiama all'attenzione. Dalla finestrella della porta d'ingresso non vedo nulla, così mi affaccio dalla caffetteria. Scosto la tenda e mi ritrovo davanti proprio Steve Murphy. Gli regalo un'occhiata sospettosa.

«Cosa vuoi?»

Lui risponde con una faccia confusa. Porge l'orecchio in avanti e ripeto: «Cosa vuoi?», ma non sembra capire. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.

Tiro via la tenda lasciandolo solo in mezzo alla strada, torno in libreria e apro la porta.

«Cosa vuoi?!» gli urlo, sporgendomi verso la via.

Steve corre verso di me e mi rendo conto che almeno l'altezza sembra averla ereditata dall'Irlanda.

«Ehi, Ros» mi saluta. «Ti va di mostrarmi un po' Kinsale?»

Sollevo le sopracciglia e piego la bocca in una smorfia. Mi getto sulla strada e arrivo al piccolo spiazzo su cui si affacciano la libreria e altre attività, come quella di O'Leary e di Buckley. Il terreno che Murphy vuole acquistare.

Quando sono in mezzo alla piazzetta, alzo le braccia al cielo.

«Questa è Kinsale!» Sbatto le braccia sui fianchi e mi avvicino a Steve.

«E dai, tra ieri e oggi non ho ancora visto nulla. Fammi da Cicerone!» mi prega.

Mi impietosisco un po', davanti ai suoi occhioni scuri.

«Scusami, ma anche volendo non potrei, non oggi. Devo sistemare il locale.» Faccio per rientrare in libreria, ma torno sui miei passi. «Però se vuoi posso offrirti una tazza di caffè.»

Il suo sguardo si illumina e mi rivolge un sorriso che, in qualche modo, mi colpisce. Non posso negare che sia un bel ragazzo.

«Dimmi che hai anche della torta avanzata!» mette le mani giunte in preghiera e prova a supplicarmi.

Io ridacchio. Almeno so di aver fatto presa sul suo stomaco con la mia torta magica.

Steve ripaga il caffè e la torta aiutandomi a finire le pulizie. Mi stupisce anche che uno come lui sappia sporcarsi le mani, non sembra per niente il tipo. Invece, per come maneggia scatoloni e manico di scopa, sembra averlo fatto per tutta la vita.

«È il momento della tua ricompensa!» annuncio una volta che gli ambienti sono ormai puliti e purificati.

«Evvai!» esulta. Molla la scopa nel vuoto, facendo un tonfo rumoroso sul pavimento. «Oops, sistemo subito.»

Raccogliamo gli attrezzi e li riponiamo nello sgabuzzino. Come punto di passaggio ci ritroviamo nel mio piccolo magazzino, dove un tavolino è circondato da torri di scatole e libri che i clienti devono ritirare.

I put a spell on youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora