Affetti

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Mi trovo spesso a parlare con le mie amiche di relazioni, io e Martina (bimba che ho "odiato" per tutta la materna, elementare e medie; ma buona amica che ho "scoperto" al liceo) al momento siamo le uniche ad essere fidanzate.
“Io mi seccherei a vederlo tutti i giorni. Dopo un poco mi annoierei.” aveva detto Gaia.
“Se non ti piace è normale che ti annoi a vederlo tutti i giorni. Ma se sei veramente interessata è diverso.” il mio tono di voce cominciava a essere tremante, e la discussione era appena iniziata.
“Ma anche il solo fatto che devo dirgli che sto uscendo.” era intervenuta Alice.
“Ma che significa? Siamo sempre là: se parlo con un ragazzo senza nessun interesse, è normale che mi rompo il cazzo a dirgli ogni cinque secondi ciò che faccio, o sapere cosa fa...”, Martina mi interrompe “Poi vediamo se lui esce, anche solo se va al supermercato, e non ti dice niente se non ti girano i coglioni.”
Le ragazze non sapevano cosa dire, d'altronde: come fai a giudicare una situazione se non la vivi in prima persona? Come fai a dire cos'è l'amore se non lo hai provato? O il rispetto verso quella persona che un giorno sarà il tuo compagno per il resto della vita?
Ho frequentato davvero troppe persone in questi miei vent'anni, e con la maggior parte è finita appena dopo una settimana. L'unico mio interesse era colmare dei vuoti, avere qualcuno con cui parlare, a volte soddisfare anche solo dei bisogni. Il resto non contava nulla. L'affetto che avevo iniziato a provare per qualcuno era solo circostanza, sparito dopo appena qualche giorno. A volte mi piaceva l'idea di costruire qualcosa con qualcuno di loro, non per la persona che era davvero, ma per quello che mi ero immaginata io: era una scusa da parte mia per poter soffrire nel momento stesso in cui sarebbe finita, per tentare di rendere più lieve il dolore precedente, quel dolore che aveva il nome di Claudio.
Con Andrea è stato diverso: ho tolto dai miei occhi i veli che mi ero messa e lo avevo conosciuto davvero per la persona che era e che è. Io mi sentivo davvero pronta a stare con qualcuno, a rimettermi in gioco. Mi sentivo davvero pronta a conoscerlo. Conoscerlo davvero. Giorno dopo giorno. Mi sono data una possibilità. Una possibilità bellissima: quella di poter vivere un amore pulito, un amore grande.
È per questo che mi incazzo quando sento fare certi discorsi alle mie amiche, perché so sembrare dura anche io quando non provo affetto per qualcuno. Perché posso saper essere anaffettiva anche io, quando non sento il bisogno dell'affetto di quella persona. Ma la verità è che ora mi sciolgo in ogni abbraccio che Andrea mi da ogni volta che torna da me dopo il lavoro.
Avevamo provato anche noi a stare lontani, ad andarci piano, a vederci poco. E la prima settimana dopo la nostra prima uscita c'eravamo quasi riusciti, ma poi tutto si è complicato. Non avevamo il senso del limite, e non lo abbiamo neanche adesso.
Non viviamo insieme, ma è come se lo facessimo. Abbiamo iniziato a dormire insieme un po' per volta, fin quando alla fine entrambi non abbiamo lasciato qualcosa di nostro nella casa dell'altro, a partire dallo spazzolino.
Sono stata sola per settimane a casa a Catania, perché Betta e Martina rimanevano al paesello, così veniva Andrea, tutti i giorni dopo il lavoro. Ci svegliamo insieme e andavamo a dormire insieme.
“Verrei a vivere con te se non studiassi e avessi già un lavoro.” gli avevo detto una volta mentre facevamo l'amore. Ed era ed è vero: vorrei vivere in una casa solo nostra, cucinare nella nostra cucina, e addormentarci insieme nel nostro letto.
E anche se mi piaceva stare sola, preferisco la mia vita in compagnia di Andrea.

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