Capitolo Diciannovesimo

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I ricordi sono fatti, situazioni o persone che il nostro cervello decide di conservare gelosamente in un angolino dell'ippocampo. Cosa valga custodire è probabilmente creato da un mix esplosivo di sensazioni che il corpo in quel preciso istante, percepisce come particolarmente importante. Poi magari con il veloce scorrere del tempo, ci si dimentica di quello che è accaduto fino a quando all'improvviso, un misero particolare riporta tutto a galla.

La cosa che Katsuki trova ridicolamente buffa, è che tutti i bei momenti che ha trascorso negli anni con il suo Omega, siano stati azzerati dall'unico che avrebbe voluto soltanto cancellare. Per quanto tenti ogni volta di spremersi le meningi e cercarne altri, quella che gli sovviene sempre in testa è la medesima ultima scena disperata.

Il temporale chiassoso nel cielo, i castani riccioli del ragazzo talmente scompigliati e morbidi da assomigliare terribilmente a quelli di Izuku, gli occhi scuri e assottigliati, stretti in una lunga linea implorante. Era arrivato a casa sua con l'espressione sofferente di sempre. Quando stava con lui, oramai non sorrideva praticamente più... lo faceva soltanto dopo che aveva ottenuto quello che gli interessava.

-Puoi prestarmi altri soldi? Stavolta saranno seriamente gli ultimi. Pago il mio debito di gioco e metto la testa a posto. Sai... ho finalmente trovato il mio Mate.-

L'Alpha lo aveva guardato negli occhi. Il dolore che aveva provato a quelle parole gli aveva squarciato il petto. Lo aveva scandagliato a fondo, non capendo come potesse dirgli queste frasi bestiali in maniera così leggera, senza neppure accorgersi di come lo stesse uccidendo da dentro.
-E io? Cosa sono io, per te?-

-Beh, noi siamo soltanto amici, no?-

La solita ondata di tristezza l'aveva avvinghiato e stretto forte. Ma i normali amici facevano le cose che facevano loro due insieme? Si toccavano, si baciavano... si assaggiavano? Katsuki non lo aveva mai fatto con nessun'altro. Non aveva ancora avuto la sua prima esperienza sessuale completa, visto che stava aspettando sempre e soltanto lui.

Nel percepire la reticenza dell'altro, l'espressione dell'Omega era mutata di nuovo. Quel leggero sorrisino falso aveva fatto capolino sul viso, e Katsuki aveva capito benissimo che se non si fosse opposto subito andandosene, avrebbe nuovamente accettato senza fiatare, qualsiasi sua condizione.
-Non posso più aiutarti. Mi dispiace.-

L'Omega aveva pregato, aveva urlato, supplicandolo angosciato e attaccato al suo braccio. Gli aveva snocciolato le solite frasi ipocrite che dedicava soltanto a lui. Quelle a cui, pur non volendo, Katsuki ci si aggrappava con tutte le sue forze, volendole credere perdutamente vere.
Merda... faceva talmente male al cuore sentirsi così piegato al volere di qualcun altro.

Quando poi l'Omega aveva calcato la mano, emanando il suo odore avvolgente di cacao, e le note di un leggero calore lo avevano raggiunto, non aveva veramente capito più nulla.
L'Alpha si era lanciato sul ragazzo che si era lasciato spogliare a testa bassa: non aveva ribattuto, non aveva fiatato. Aveva risposto passivamente ai baci, alle carezze. Era già leggermente smosso da quel calore che era stato attivato dal suo vero Mate. Si era accorto che Katsuki stava entrando nel suo primo Rut, ma aveva deciso di farsi scivolare addosso le conseguenze che sarebbero giunte.

Avrebbe dovuto darsi, ma lo aveva già fatto altre molte volte con diverse persone che non apprezzava, una volta in più che differenza avrebbe fatto?
Solo che non aveva calcolato che per Katsuki era diverso. Lui era... beh, lui era innamorato.
Non erano arrivati fino alla fine di questo delirio... visto che i canini avevano reclamato il ragazzo "come suo" , molto prima.

Katsuki sfarfalla leggermente le ciglia senza neppure accorgersi delle lacrime che gli stanno solcando lentamente le guance.
Ecco che è arrivato: il momento che ricorda meglio, quello appena seguente subito dopo al morso.
L'Omega che piange disperato, lui che si porta le mani alla bocca, sconvolto dalla sua abominevole azione. Le mani macchiate di sangue, il sapore ferroso mischiato a quello del cacao che ristagna nauseante sulle papille gustative. I singhiozzi, il suo provare a toccarlo e il secco rifiuto dell'altro. L'Omega gli aveva urlato che nessuno lo avrebbe mai amato: che lui era soltanto un essere meschino, egoista e vuoto. E che gli aveva rovinato la vita.

Come un Tuono- BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora