Uscii dalla scuola, pronta a rientrare a casa. Avevo un mal di testa assurdo e non vedevo l'ora di stendermi a letto e non fare assolutamente nulla.
Camminavo con le cuffiette alle orecchie, finché una macchina nera non troppo grande si affianco a me, abbassando il finestrino.«Vuoi un passaggio?» William mi sorrise da dentro la macchina, cliccando il pulsante per sbloccare le porte.
Non so perché, ma mi ritornarono in mente le parole di Smith, non spiegandomi ancora il motivo di quel commento.
Non è la persona che sembra che sia.
Io sono una ragazza che cerca di non soffermarsi sui pregiudizi, e cercare di conoscere quella persona fino in fondo. Ci pensai un po' su, per poi avvicinarmi.
«Perchè no, ti ringrazio.» Salii, mettendomi al posto affianco al guidatore e allacciandomi la cintura.
Lui mi sorrise, per poi mettere la prima e ripartire.«Come è andata oggi?» Mi parlò non staccando gli occhi dalla strada.
«Tutto a posto, oggi avevo la mia lezione preferita.»
«Ah si, e cos'è?» Cambio marcia. Rimasi un attimo a fissare le sue mani che stringevano il volante, anche lui aveva le vene un po' accentuate.
«Criminologia.» Cacciai uno specchietto per sistemarmi i capelli.
«Sei bellissima anche se non ti sistemi.» Solo ora mia accorsi che ci eravamo fermati al semaforo rosso, e che si fosse girato verso di me.
«Ti ringrazio...» Ero molto in imbarazzo, ma quel commento mi rese felice.
«Svolta a destra, la terza casa.» Eravamo ripartiti, arrivando davanti al mio portone.
«Grazie mille.» Dissi prima di aprire lo sportello per scendere.
«Aspetta.» Sentii dietro di me, facendomi arrestare i miei passi.
«Ti andrebbe di uscire uno di questi giorni?» La domanda mi spiazzò, facendo creare alcuni secondi di silenzio, dove mi misi a pensare a come rispondere.
«Va bene, ho capit-» Iniziò a parlare.
«Si.»
«Come?» Sembrò sorpreso dalla mia risposta.
«Ho detto si, va bene.» Sorrisi leggermente.
«Oh, allora ci organizziamo, va bene se mi prendo il tuo numero?» Cacciò il telefono.
«Certo.» Lo presi, digitando le cifre prima di ridarglielo.
«Ora devo andare, ci vediamo domani.»
«A domani.» Rimase ad aspettare davanti al portone finché non entrai in casa.
***
Ero davanti allo specchio, cercando di capire se il mio vestito lungo e nero fosse adatto per la serata.
Era un vestito non molto nel mio stile, e che indossavo davvero poco. Ho pensato che questa fosse una occasione ideale per cacciarlo dall'armadio.
Era stretto, valorizzando le mie forme, era lungo fino alle caviglie, ci abbinai un paio di scarpe con il tacco.Stavo uscendo per la prima volta con William, mi aveva invitata ad uno dei locali migliori della zona, quindi molto frequentato.
Avevo deciso che questa sera avrei fatto una bellissima figura.
Non so perché, ma un po' di ansia da prestazione inizio a nascere dentro di me.Attorcigliai delicatamente i capelli intorno alla piastra, facendo delle onde molto naturali. Mi truccai, come ormai facevo ogni giorno.
Indossai il mio braccialetto più bello, ed abbinai al tutto una pochette nera.Guardai il mio riflesso allo specchio, facendo un paio di giravolte. Scesi al piano di sotto, aspettando il suo messaggio dove dicesse di essere arrivato.
Mi sedetti sul divano, cercando di distrarmi con l'uso di qualche social, finché una notifica non attirò la mia attenzione.Sono arrivato, ti aspetto.
Presi le chiavi di casa, spensi la luce e mi diressi verso la macchina di fronte a me.
Potevo notare come stessa già guardando nella mia direzione, sorridendomi.Entrai in macchina ed il forte odore della sua colonia mischiato allo shampoo mi investii le narici.
Portava un pantalone nero con una camicia del medesimo colore, arrotolata, come sempre, fino ai gomiti.
Mi fissò per un po', finché non si decide a parlare.«Sei bellissima.» Mi sorrise spostandomi una ciocca di capelli da dietro l'orecchio.
Diventai rossa fino alle orecchie.«Grazie... anche tu lo sei.» Sorrise ancora prima di mettere in moto e partire.
Il viaggio è stato tranquillo ed in circa dieci minuti ci trovammo davanti il locale. Si potevo già individuare tantissimi gruppetti di ragazzi ridere e scherzare.
Scese dalla macchina, venendo ad aprire anche la mia portiera.
«Posso?» Chiese mentre allungò la mano.
Sorrisi prima di stringerla e farmi condurre all'interno del locale.
La musica era alta, ma comunque si riusciva a parlare tranquillamente.
Il pavimento era in parquet ed i tavoli era di tutte le dimensioni, dai tavoli da due a tavolate da venti persone.
Era molto accogliente, il bancone era ricoperto di led con un top in marmo scuro.
I barman ne erano almeno tre, impegnati a farsi rigirare gli alcolici tra le mani per servire i clienti.Ci avvicinammo, prendendo due gin lemon, come la prima volta che ci eravamo parlati.
Ci sedemmo uno affianco all'altro, lui aveva il corpo completamente rivolto verso di me.Di sottofondo si sentivano i ragazzi ridere e scherzare, alcuni palesemente già ubriachi.
«È molto bello qui.» Commentai mentre giravo il drink con la cannuccia.
«Molto, me l'hanno fatto scoprire alcuni miei compagni di corso, ci passiamo il sabato sera quando possiamo.»
Notai il suo pomo d'Adamo che si muoveva a ritmo mentre mandava giù da bere, non era molto pronunciato, ma era davvero sexy da guardare.Portai le mie labbra ricoperte dal rossetto sulla cannuccia, succhiando il contenuto.
Notai come anche lui non riuscisse a togliermi gli occhi di dosso, e stranamente, la cosa non mi dispiaceva.«Da me non ci sono locali del genere.» L'alcool in circolo nel mio corpo iniziò a farmi sentire caldo.
«Dovresti vestirti così più spesso, stai davvero bene.»
«Ti ringrazio, ma non è molto il mio stile.» Non bevemmo troppo, anche perché po avrebbe dovuto riportare la macchina.
«Hai una cosa qui.» Disse prima di avvicinare la mano al mio viso e sfiorare il mio labbro inferiore.
Non riuscì a staccargli gli occhi di dosso mentre fece quel gesto, era davvero ipnotico. Non tolse la mano ma la poggiò delicatamente al lato del mio collo, muovendo leggermente le dita.
«Okay, ora sei a posto.» Non mi resi nemmeno conto di aver smesso di respirare.
Mi schiarii la voce cercando di ricompormi.«Ti ringrazio.»
Ci alzammo, ad anche oggi mi maledii per la scelta di queste scarpe.
Cercai in tutti i modi di dimezzare la spesa, ma volle pagare per forza lui, così lo accontentai.«La prossima volta pago io.» Ci stavamo dirigendo verso la sua macchina.
«Quindi ci sarà una prossima volta?» Chiese con un sorriso.
«Chi lo sa.» Feci spallucce prima di scoppiare a ridere con lui.
Entrammo in macchina e mi riaccompagnò fino casa.
«Grazie per la serata, ci vediamo a scuola.»
«Grazie a te per aver accettato.» Alzò la mano per fare un saluto prima di partire che ricambiai volentieri.
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Broken Souls
Teen FictionAllison, orfana da quando aveva due anni. I suoi genitori l'avevano abbandonata per strada. Cresciuta in un orfanotrofio, dove tutto sembrava grigio, cupo, vuoto, nascondendo ai bambini la bellezza della vita. Mai nessuno la voleva adottare, essend...