- Theo POV
La musica rimbomba ancora nella mia testa, anche se il concerto è finito da ore. La serata è stata un inferno. Ogni nota sembrava una fatica, ogni parola un peso insostenibile. Il pubblico era in delirio, certo, ma io... io non ce la facevo più. Non è facile essere sempre quello che tutti si aspettano che io sia. La pressione del tour sta diventando insostenibile, e mi sento come se stessi annegando.
Dopo il concerto, non riesco a rientrare subito in hotel. Ho bisogno di staccare, di dimenticare per un po' chi sono e cosa devo essere. Fiks e Plant mi propongono di uscire per qualche drink, e accetto subito. L'idea di passare qualche ora lontano da tutto, lontano dai miei pensieri e dal peso che mi porto addosso, sembra l'unica via d'uscita.
Non ricordo esattamente quante birre ho bevuto, ma so che a un certo punto ho perso il controllo. Mi sono lasciato andare. Fiks e Plant mi hanno spinto a continuare a bere, e io non ho detto di no. In quel momento, sembrava tutto così facile, così giusto. La sensazione di stordimento mi ha aiutato a spegnere la mente, almeno per un po'. Ma poi, la realtà è tornata a galla, e con essa la consapevolezza di aver fatto un altro errore.Quando rientro in hotel, è tardi. Troppo tardi. Il corridoio sembra allungarsi davanti a me, e ogni passo rimbomba nella mia testa pesante di alcol. Cammino storto, ma cerco di non darlo troppo a vedere. So già che quando affronterò Luna, non sarà una passeggiata. Mi farà delle domande, domande a cui non ho intenzione di rispondere davvero.
Entro nella stanza, e la vedo lì, seduta sul letto. Neanche mi guarda, ma il modo in cui stringe le mani sul bordo del materasso la dice lunga. Chiudo la porta piano, come se potessi ancora evitarla. Illusione.
«Dove sei stato?» chiede, con quella voce piatta che non promette niente di buono.
Ignoro la domanda per un secondo, mi tolgo la giacca e la lancio sulla sedia, lasciando che cada dove vuole. «Fuori con Fiks e Plant,» dico, con noncuranza. «Abbiamo bevuto qualcosa.»
«Bevuto qualcosa?» Il tono di lei cambia, carico di tensione, ma io la ignoro. «Sei sparito per ore, "Matteo". Non hai risposto ai messaggi, non hai nemmeno chiamato. Che cazzo sta succedendo?»
Il mio nome sulle sue labbra suona quasi come un'accusa, ma non sono dell'umore per fare il bravo ragazzo. Mi passo una mano tra i capelli e alzo gli occhi al cielo. «Luna, calmati. Non è successo niente di che. Ho bevuto, va bene? Ho bevuto un po' troppo, ma non c'è niente di cui devi preoccuparti.»
Lei si alza dal letto e mi fissa, cercando di scavare dentro di me con lo sguardo, come se potesse trovare qualcosa che io non voglio darle. «Sei sicuro?» insiste, il tono duro. «Perché sembra che ci sia qualcosa che non mi stai dicendo.»
Sbuffo, infastidito. «Ti ho già detto la verità. Sei tu che stai facendo una tragedia dal niente.» Le parole escono fredde, taglienti. Non mi va di essere messo sotto interrogatorio, non stasera.
Lei mi scruta ancora per un attimo, ma io non le lascio il tempo di rispondere. Mi avvicino e le prendo il mento tra le dita, costringendola a guardarmi. «Non ho fatto niente di sbagliato, capito?» mormoro, con un mezzo sorriso provocante sulle labbra. «Non c'è bisogno di fare il carabiniere, Moon.»
Lei mi fissa, ma non dice niente. La tensione tra noi è palpabile, ma io sono troppo stanco per preoccuparmene. Lascio andare il suo mento, mi butto sul letto e chiudo gli occhi, lasciando che il silenzio riempia la stanza.L'atmosfera nella stanza è tesa, quasi soffocante. Le sue labbra tremano appena, segno che sta lottando contro la rabbia e la frustrazione. So che è sul punto di esplodere, ma continuo a osservarla, impassibile.
«Non posso vivere così, Theo.» dice alla fine, la voce fredda. «Non posso continuare a chiedermi cosa stai facendo ogni volta che sparisci. Ho paura che tu possa...»
«NON HO PIPPATO!» esplodo, tagliandola a metà frase. «Cristo santo, Luna! Ti ho già detto che non ho fatto uso di droga. Al massimo, due canne, ok? Te l'ho promesso. Se non riesci a credermi, non è un problema mio.»
Lei si stringe nelle spalle, con un'espressione di disprezzo che mi fa solo salire il sangue alla testa. «Non è solo questione di credere. È capire cosa sta succedendo tra di noi. Credi che non mi accorga di quello che fate tu, Fiks e Plant? Di quelle conversazioni a cui non mi fai partecipare? Credi che non noti come mi escludi?»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno, e mi sento subito sulla difensiva. «Non ti sto escludendo, Luna! A volte ho solo bisogno di starmene per i fatti miei. E sai una cosa? NON TUTTO QUELLO CHE FACCIO RIGUARDA TE!»
Il silenzio che segue è pesante, carico di accuse non dette. Ci fissiamo come due avversari pronti a colpire, e sento la rabbia ribollire sotto la superficie. So che lei pensa che stia nascondendo qualcosa, e forse non ha tutti i torti. Ma non sono disposto a darle la soddisfazione di ammetterlo. Non posso dirle quanto sia difficile resistere, quanto la tentazione di cedere sia sempre lì, nascosta in ogni angolo della mia mente.
Alla fine, Luna scuote la testa, delusa e stanca. «Non posso parlare con te quando sei così. Sei ubriaco e non voglio discutere.» dice, la voce piatta. «Vado a dormire.»
La guardo mentre si gira verso il letto, il suo corpo rigido, quasi distante. Sento la frustrazione crescere dentro di me, un fuoco che brucia ma che non riesco a spegnere. «Fai pure,» mormoro tra i denti, mentre mi tolgo i vestiti e mi infilo sotto le coperte accanto a lei. Ma so già che stanotte non risolveremo niente. C'è un abisso tra noi, più grande di quanto vogliamo ammettere, e il silenzio che segue è più doloroso di qualsiasi litigio.
Chiudo gli occhi, il corpo teso, sentendo che tutto sta per crollare. E per la prima volta da tempo, non mi interessa se succede.
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Note di un amore imperfetto
FanfictionLei è una libraia romantica, con il cuore ferito ma ancora alla ricerca del vero amore. Lui è un cantante di successo, con un passato tormentato e una relazione complicata. Quando i loro mondi si incrociano, la chimica è innegabile. Ma possono due a...