Indietro

276 37 4
                                    



Maggio 2035

Il parcheggio del campo sportivo quel pomeriggio è pieno di auto dalle varie livree e dai vari colori; tra la maggioranza di vetture dalle differenti sfumature tra il bianco e il nero, spiccano una Fiat Panda color melanzana, una Focus ottanio e una di quelle Mini Cooper gialle con la bandiera inglese attaccata sul tettuccio.

Tra quella sfilza di macchine, svettano i due pullman organizzati dalle scuole di rugby dei paesi vicini che la sua squadra affronterà quel pomeriggio. È un appuntamento importante quello di questa giornata: nonostante gli incontri che faranno siano solo delle amichevoli, sono comunque gli ultimi della stagione. Poi inizierà la pausa estiva che durerà fino a settembre. Ecco perché quei bus: oltre ai bambini e ai membri dello staff, quei veicoli hanno trasportato anche i genitori dei piccoli giocatori.

Simone si muove veloce mentre si sposta tra l'edificio con gli uffici e raggiunge la parte del centro sportivo dove c'è il campo. Rallenta solo quando le sue scarpe toccano il manto erboso, ché tra poco deve affrontare una tradizione che, fino a pochi giorni prima, ignorava esistesse.

Durante l'ultima partita prima della pausa, infatti, l'allenatore incontra tutti i genitori dei bambini e dei ragazzi per fare un po' il resoconto dell'anno appena passato, per salutare i bambini che cambieranno categoria a causa della loro età e per dare qualche indicazione nel caso qualcuno volesse fare allenamento durante l'estate.

Ecco perché a tutti i genitori, parenti o tutori vari è stato richiesto di presentarsi al campo mezz'ora prima dell'inizio effettivo del riscaldamento e della partita.

Sono quasi le 17 e 30 e davanti a lui Simone intravede il gruppo di persone che circondano il suo assistente Giacomo; vede gli adulti parlottare tra di loro, mentre i bambini più piccoli sono seduti sul prato e chiacchierano – alcuni tirano anche alcuni fili di erba per poi gettarli subito dopo; i più grandicelli, invece, hanno preso posizione in panchina, tutti seduti con il busto sbilanciato in avanti e i gomiti sulle ginocchia. Solo un bambino è rimasto vicino a chi l'ha accompagnato, con la guancia attaccata alla gamba della donna.

Percorre gli ultimi metri che lo separano dagli altri con il cuore che inizia a battere più forte per l'agitazione, una sensazione simile a quando lo chiamavano per fare interviste. È una persona timida per natura e avere gli occhi di tutti i presenti su di sé mentre deve parlare lo fa sentire a disagio.

Si schiarisce la voce, portando la mano chiusa a pugno davanti alla bocca.

"Bene, se ci siamo tutti, io direi di cominciare con questo piccol-"

"No, mister, manca papà."; la voce di Leonardo lo interrompe.

Il corvino guarda la nonna del piccolo, chiedendo tacitamente se dovessero aspettare l'arrivo del genitore.

"Non si preoccupi, continui pure. Il padre è rimasto imbottigliato nel traffico e arriverà un po' tardi."

Simone fa un sorriso forzato mentre nella sua mente si rincorrono i ricordi della sua di infanzia, di quando anche lui era alto quanto Leonardo e si attaccava alle gambe di nonna Virginia.

Ricorda quel compleanno dei quattro anni, passato al balcone della sua cameretta, in attesa di vedere spuntare la macchina di suo padre da dietro la curva del lungo stradone che dalla via principale portava alla villa; ma quell'auto non era mai comparsa perché "Papà è rimasto imbottigliato nel traffico", gli aveva detto sua nonna. E aveva festeggiato con gli amichetti dell'asilo, nella mano la macchina rossa che il padre gli aveva comprato qualche settimana prima, come regalo di compleanno anticipato.

O quella volta, durante la seconda elementare, in cui era stato scelto come protagonista per fare il principe azzurro di Biancaneve nella recita scolastica e aveva fatto lasciare un posto in prima fila per la sua famiglia e una di quelle sedie era rimasta vuota fino alla fine dello spettacolo. "Papà si scusa, ma c'era traffico e non è arrivato in tempo."; in quel caso era stata mamma Floriana a giustificarlo.

amore dato, amore preso, amore mai resoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora