La traversata dell'estate

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Luglio 2035


Simone si stringe un po’ nella sua giacchetta decisamente troppo leggera per il clima estivo di Glasgow. Ma è uscito di casa nel primo pomeriggio, quando il sole scaldava anche troppo ogni centimetro di pelle scoperta; ma appena quell’astro scompare al di là dell’orizzonte, le temperature calano a quella latitudine, tanto da costringerlo a chiudere la zip per cercare di incastrare un po’ del suo calore.

Dovrebbe esserci abituato ormai – sono molte le estati che ha passato in terra scozzese, per allontanarsi dall’eccessiva calura romana e per rifugiarsi nel clima godibile di Glasgow. Ma la verità è che quasi gli piace provare quei brividi ogni giorno, un modo per ricordarsi che non deve mai abituarsi alle situazioni, che bastano pochi secondi – giusto il tempo che il sole si nasconda completamente – per far cambiare tutto.

E lui lo sa bene come ci si sente. Un attimo prima, atleta professionista di rugby, amato e destinato ad avere ancora qualche gloria con lo sport; l’attimo dopo, il cattivo della storia, quello che, invecchiando, non riesce a sostenere l’arrivo di nuovi giocatori che avrebbero potuto rubargli la scena.

Sbuffa via quel ricordo, mentre una notifica sul cellulare ne accende lo schermo.

Stasera preparo l’arrosto con le patate al forno per cena. Ti fermeresti a prendere un buon rosso da bere insieme?”

Il corvino sorride al dispositivo. Se lo aspettava quel messaggio, perché quella sarebbe stata l’ultima sera per lui in Scozia e ogni anno la madre riservava per quella cena quel menù.

Le risponde “As always”, ché quando è lì gli piace intercalare qualche parolina in inglese mentre parla con la madre.

Prima di uscire dalla chat, Simone osserva la foto profilo della madre. Lui è seduto sul divano dell’appartamento della donna, mentre lei gli è dietro, in piedi, piegata un po’ in avanti in modo da poter poggiare la testa su una spalla del figlio, con gli arti superiori ad intrecciarsi davanti, in una specie di abbraccio.

Il corvino ricorda quando hanno fatto quella foto. Era la prima volta che veniva a trovarla dopo che la sua carriera si era interrotta bruscamente; quell’anno non aveva nemmeno aspettato l’arrivo dell’estate; era partito subito dopo l’incidente, stanco di doversi subire i sermoni del padre che iniziavano e finivano sempre con un “Te l’avevo detto”. Si vedeva chiaramente sul suo volto che non stava passando un bel periodo: gli angoli della sua bocca sono tesi verso l’alto, ma nessun altro muscolo del suo viso si era mosso per trasmettere felicità.

Deve ringraziare la madre se in quei mesi non è crollato del tutto. Si sentiva solo; il padre non gli parlava e quando lo faceva era solo per rinfacciargli le pessime scelte che aveva fatto nella sua vita; i compagni di squadra erano scomparsi e nessuno si era preoccupato di mandargli qualche messaggio per sincerarsi di come stesse; gli amici – molti dei quali li aveva conosciuti tra i banchi di scuola – erano impegnati con le loro vite e non voleva essere un peso per loro, anche se, a volte, lo invitavano fuori la sera, ma lui era costretto a rifiutare per paura di fare brutti incontri con i suoi – ormai ex – fan.

Il loro rapporto, anche se è stato una costante nella sua vita, è stato anche altalenante. Erano stati l’uno l’ancora dell’altra quando il padre, a un certo punto della sua infanzia, aveva deciso di abbandonare entrambi, fingendosi un genitore solo qualche giorno all’anno. Poi un po’ l’aveva odiata quando aveva deciso di accettare di fare ricerca a Glasgow, lasciandolo a Roma con un uomo che aveva passato metà della sua adolescenza lontano da lui. Ma in quel lasso di tempo aveva capito che, anche se distante, gli bastava una videochiamata con la madre per sentirsi un po’ meno solo. Un anno dopo, durante il suo quarto anno di liceo, lei era tornata a casa per qualche mese – probabilmente in seguito a una relazione finita male; la cosa strana è stata che durante quella pausa che la donna si era presa dal lavoro, loro erano stati molto lontani, pur vivendo nella stessa casa; lui era sempre fuori casa a compiere uno sbaglio dopo l’altro e non riuscivano mai a parlare; in pratica avevano dialogato di più mentre lei era a migliaia di chilometri di distanza.

amore dato, amore preso, amore mai resoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora