PRIMO APPROCCIO

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Zelia

Sentivo il tocco del professore sul mio corpo, mi dava sensazioni nuove e meravigliose, il mio corpo si stava scaldando, mi sentivo bruciare dall'interno. 

I miei genitori si erano raccomandati che io non seguissi le tendenze esterne, voleva dire che loro erano a conoscenza di come funzionasse il mondo ormai? Mi avevano lasciata all'oscuro di proposito? Cercai di alzarmi ma il mio corpo traditore non voleva spostarsi nemmeno di un millimetro. 

Le sue mani erano esperte e delicate, il suo era più uno sfiorare che un palpare. 

Riuscii a muovermi solo per voltarmi e rimasi pietrificata dai suoi occhi, uno verde bosco e l'altro celeste, con le pupille dilatate dal desiderio. 

Mi guardava come se fossi l'unica ragazza sulla faccia della terra. 

La sua pelle abbronzata era perfettamente liscia, una barba di pochi giorni curata li ricopriva la parte bassa del viso e circondava le labbra rosee di dimensioni perfette, ne troppo sottili, ne troppo carnose. 

I capelli neri erano corti al lati e più lunghi in cima, avevo una gran voglia di passarci le mani. 

Il mio sguardo si abbassò anche sul suo corpo. 

Era un'uomo altissimo, quasi due metri da quello che avevo visto e con muscoli molto evidenti ma non esagerati, su un braccio spiccava il tatuaggio di un drago e sull'altro quello di un serpente, sul pettorale sinistro, proprio sopra il cuore, c'era tatuato un cuore distrutto che perdeva una sostanza nera. 

Era l'esemplare di uomo più bello che avessi mai visto e non m'importava che avesse quasi quarant'anni, in fondo in quel nuovo mondo l'età non sembrava valere qualcosa. 

Le sue mano continuavano a sfiorare il mio corpo, era molto consapevole di quanto fosse bello e sembrava conoscere perfettamente come toccare il mio corpo. 

Però dentro di me c'erano quei valori in cui avevo creduto per tutta la vita. 

Avevo paura, paura di venir usata e di non capire mai come ci si sentisse ad amare ed essere amati.

Xander

Aveva paura, lo potevo sentire, ma volevo tranquillizzarla, desideravo davvero avviare quella cosa con lei.

La feci scendere e mi alzai a mia volta, poi le presi il viso tra le mani "tranquilla bimba, andremo piano, a tappe, d'accordo? Così avrai tutto il tempo di abituarti, se vuoi che ci fermiamo basta che tu dica rosso, ok?" le promisi. 

Volevo davvero andare piano, godermi ogni passaggio, anche se il mio corpo sognava di reclamarla, volevo gustarmi anche il viaggio, non sono l'arrivo.

Lentamente annuì, così avvicinai il mio viso al suo e la baciai a stampo, dolcemente e senza fretta. 

Rispose al bacio senza nessun problema, come se l'avesse desiderato ("per forza cazzo, è stata ventidue anni senza nemmeno intravedere un altro essere umano, a parte i suoi genitori!") pensai tra me e me. 

le mie mani scesero a circondarle la vita e il bacio si approfondì, divenne più disperato, le avvolsi la vita con le braccia e la premetti contro di me senza esagerare, non potevo perdere il controllo, le avevo detto che saremmo andati per tappe.

Provai ad aggiungere un po' di lingua al nostro bacio e la sua bocca si aprì quasi subito per accoglierla, capii che l'unica cosa che la frenava erano i pensieri, in realtà lei desiderava il tocco di qualcuno, a patto che non facesse le stesse cose con altre.

Quando ci staccammo leggermente eravamo scompigliati ed eccitati, i suoi occhi erano lucidi e mi guardavano con sorpresa e ammirazione, mi trovava sexy, almeno quanto io trovavo sexy lei e la sua inesperienza. 

L'avvicinai di nuovo, ma questa volta l'abbracciai e basta, poi la guardai di nuovo negli occhi "mi prenderò cura di te, te lo prometto" la tensione nel suo corpo si sciolse, appoggiò la testa sul mio petto e chiuse gli occhi, come se si fidasse di me.

Non capivo come fosse possibile, ma avere il corpo di quella ragazza innocente tra le braccia non mi faceva lo stesso effetto che mi facevano tutte le altre ragazze. 

Era li, da sola, dopo aver vissuto con i suoi genitori per sempre, era come se sentisse il bisogno di sentirsi al sicuro, adesso che si era resa conto di non conoscere nulla del mondo reale.

Non mi sarei preso solo la responsabilità d'insegnarle tutto sul sesso, ma anche di proteggerla, perché quella sua innocenza mi faceva impazzire e non avrei voluto che qualcuno la distruggesse.


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