in silenzio

376 18 2
                                    

Visto da vicino nessuno é normale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Visto da vicino nessuno é normale

Sto camminando verso la sala mentre penso alla bellissima coreografia che farò nella puntata di domenica.

Ballerò un pezzo classico perché la maestra ha notato dai miei movimenti che l'ho studiato. Quindi stiamo preparando una coreografia di danza classica.

Ho sempre amato indossare le punte, anche se mi ritrovo con i piedi distrutti, ma le adoro lo stesso.

Preferisco ballare modern, ma un po' di classico ogni tanto mi rende felice.

«Salve.» saluto entrando in sala.

«Buonasera Nicole.» mi sorride la Celentano.
«Riscaldati un po' così iniziamo.»




Ho finito le prove, e sono distrutta.
Non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Sono abbastanza arrugginita nel classico.

Continuavo ad esporre i miei dubbi alla maestra, dicendole cosa stavo sbagliando secondo me.
Lei diceva che avevo ragione, ma che lavorando sarei senza dubbio migliorata.
Ma non ci credo.

Nel tragitto per la casetta mi faccio scappare qualche lacrima che bagna lentamente le mie guance.

Mi rende triste sapere che non riesco a fare qualcosa come mi aspettavo.

Supero il cancelletto bianco ed entro in casetta senza salutare nessuno.

Appendo il giubbotto in camera e dopo esco in giardino sedendomi sul divanetto che c'é all'esterno.
In questo momento non voglio parlare con nessuno.

So che può sembrare brutto dirlo, ma quando sono giù di morale non ho voglia di parlare con nessuno. Semplicemente perché ragiono in un modo che nessuno é riuscito mai a capire.
Ho mille cose per la testa, in un ordine completamente casuale, che non c'entrano niente tra di loro. Nessuno é riuscito mai a capirlo il casino che vive in me.

Quando sento aprire la porta accanto a me faccio finta di nulla asciugandomi le lacrime.

Gabriel e Pietro escono in cortile e si siedono accanto a me.
«Che succede?» mi chiede Vybes.

«Nulla.» scrollo le spalle.

Non riesco a guardare nessuno dei due negli occhi. Si capirebbe subito che non é proprio "nulla".

«Dai, si capisce che c'é qualcosa che non va.» continua Gabriel.

«Dubbi sulla nuova coreografia?» si aggiunge Pietro.

Annuisco senza dire nulla.

«Sono sicuro che siano solo tuoi pensieri.» Gabriel guarda l'orologio e fa una faccia che mi fa sorridere. «Ora devo scappare che sono in ritardo per la lezione.» dice alzandosi di corsa.

Rimaniamo io e Pietro sul divano, abbastanza distanti.

«Probabilmente non hai voglia di parlare. O di sentirti dire le solite cose. Quindi starò in silenzio, ma se vuoi puoi sfogarti.» dice accendendo la sua sigaretta elettronica.

Anche io accendo la mia, e ci penso prima di dire qualsiasi cosa.
Mi sembra strano che sia così gentile, ho paura che possa prendermi in giro.

«So di essere insopportabile a volte, me lo dicono sempre. Ma ho certi pensieri in testa che posso capire solo io. Per esempio, se non riesco a fare una cosa subito e come dico io, impazzisco completamente.» confesso guardando il pavimento e facendo un tiro dalla sigaretta.

Sento i suoi occhi gelidi addosso, ma non mi girerò a guardarli.

«Sono arrivata in sala con un sorriso enorme, ero felice della coreografia che avrei fatto. Poi ho iniziato a provare, e vedendo che non riuscivo come volevo sono crollata e ho iniziato a fare ancora peggio.» un'altra lacrima cade dai miei occhi.

Lui sospira, probabilmente pensando a cosa dire.

Le persone non sanno mai cosa dirmi perché a volte pensando che io sia strana.

«É normale. Io faccio un casino nel vero senso della parola se qualcosa non mi va bene. Quindi non pensare di essere strana. Ognuno ha le proprie convinzioni e i propri dubbi, e nessuno ha il diritto di giudicarli. Riguardo alla coreografia non posso dirti nulla, perché non ti ho vista. Ma non agitarti, devi prenderti i tuoi tempi, non metterti fretta.» la sua voce graffiata mi rassicura in qualche modo.

Non pensavo che potesse fare questo genere di discorsi. E soprattutto non pensavo che mi avrebbe capita.

«Già, ma nella mia testa sono convinta che non ci riuscirò, e se la mia testa ne é convinta, allora sarà così.»

Lui sorride.
«Dì alla tua testa di smetterla di comandare.»

La sua frase mi fa tornare il sorriso.

Solo quando Pietro si alza dal divano lo guardo negli occhi. É posizionato di fronte a me, e devo alzare la testa di un bel po' per guardarlo negli occhi.

Occhi color ghiaccio.

«E comunque il taxi era mio.» sorride rientrando in casa.

Scuoto la testa ridendo, come per dire "mi arrendo".

Mi alzo anch'io ed entro dalla porta trasparente.
«Tutto ok amore?» mi chiede Alessia.

Annuisco e le sorrido. «Te? Tutto bene con la coreografia?»

«Si, sembra andar bene. Mangiamo?» dice indicandomi i fornelli.

«Non credo che mangerò. Ma se vuoi ti aiuto a cucinare.»

«Come vuoi, ma sappi che non so cucinare nemmeno un uovo.» alza le spalle.

Io rido e mi metto ai fornelli pronta a cucinare qualcosa.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 18 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

L'arte dell'amore - trigNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora