Capitolo 19

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Correvo, correvo nell'oscurità. Tutto non aveva più un senso. Volevo solo andarmene e tornare alla normalità, non avevo mai voluto tutto questo. Avevo bisogno di risposte, ma non in quel momento.

Correvo, correvo. Non avevo più fiato e mi facevano male le gambe. Iniziavo a vedere la luce, continuavo a correre. Aprii la porta e una ventata d'aria gelida mi investì.

Correvo, correvo. Avevo bisogno di stare da sola.
Camminai fino a raggiungere una grotta, entrai, mi sedetti ed iniziai a pensare.

La base era in subbuglio. Tutta colpa mia. È sempre colpa mia.

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Dopo che Alina mi aveva detto quella cosa decisi di andarmene, non ce la facevo più. Mi alzai ed uscii dalla stanza, lei provò a fermarmi ma non ci riuscì. Iniziai a correre attraverso quel dedalo di corridoi, attraversando stanze come una furia. Alina probabilmente aveva avvisato gli altri abitanti della base perché tutti cercavano di fermarmi.
Trovai un corridoio poco illuminato, probabilmente ormai abbandonato, ed iniziai a correre. Alla fine del corridoio c'era una grande porta a due ante tutta bianca con delle grosse maniglie antipanico rosso sangue. Poteva essere la mia salvezza come la mia fine.
Dopo un attimo di esitazione spinsi con forza la maniglia e la porta si aprì. Il suono assordante di una sirena mi fece diventare come di sasso: non riuscivo neanche a muovere un muscolo, ero immobile.
Davanti a me si sviluppava il paesaggio ghiacciato del nord, quindi non eravamo lontani dal carcere.
Sirena o no, dovevo muovermi, dovevo andarmene da quel posto per poter ritrovare me stessa. Iniziai a correre, ma il vento gelido misto a neve che sferzava contro il mio viso rendeva impossibile vedere oltre ad un palmo dal naso, quindi iniziai a camminare proteggendomi la faccia con il braccio. Camminai a lungo fino a raggiungere una grotta; entrai e mi sedetti, provai a fare mente locale, ma il tragitto mi aveva talmente stremata che caddi in un sonno profondo.
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Sono nella grotta, sento una strana energia pervadere il mio corpo, la posso percepire, è quasi tangibile. Voglio capire da dove viene, così mi alzo e mi addentro nell'oscurità della grotta. Inizialmente non vedo niente, poi tutto inizia a prendere forma: a quanto pare posso vedere al buio. Anche se ci vedo con le dita sfioro la parete rocciosa nel caso questo mio "potere" venga meno.
Arrivo in uno spiazzo ben illuminato abitato da centinaia e centinaia di Pirkwo. Mi guardo intorno e noto che alla mia sinistra c'è una specie di scala formata da rocce magnetiche volanti che portano ad un piccolo tempio che emana una fortissima luce azzurra: probabilmente è per questo che la grotta è così luminosa.
Voglio salire: la presenza è molto più forte lì. Poggio il piede destro sulla prima roccia, questa fa per inclinarsi, ma poi torna come prima. Allora poggio anche il piede sinistro: sembra che regga. Continuo a salire con passo incerto e posso constatare che è molto più faticoso di quanto credessi. La terza roccia inizia muoversi ed inevitabilmente perdo l'equilibrio. Scivolo e miracolosamente riesco ad aggrapparmi al bordo con le dita. La roccia si inclina ed inizia capovolgersi, sto perdendo la presa, non posso resistere a lungo. Non ce la faccio più, le mie dita sono insensibili, le braccia e le spalle mi fanno molto male; basta ora mollo.
No, non posso arrendermi cosi. In questo momento mi sento un po' bipolare: vorrei lasciarmi andare, ma non posso so che non è la mia ora, so che devo provarci, so che non posso arrendermi. Provo a tirarmi su con tutta la forza che possiedo ma la roccia non fa altro che inclinarsi ulteriormente. Cado. Chiudo gli occhi, non posso guardare. Sento il vuoto che mi avvolge. Non c'è nessun impatto, o forse non l'ho sentito perché sono morta, anche se sento che è come se stessi fluttuando: apro gli occhi e vedo che mi trovo a pochi centimetri da terra. È come se quella forza, che ho sentito all'ingresso della grotta, mi avesse preso tra le sue esili e calde braccia e mi avesse adagiato lentamente al suolo.

Sono in cima. So di essermi sbagliata: il tempio è enorme e meraviglioso.

A farmi sentire ancora più piccola e insignificante, davanti a quel tempio, sono le enormi cariatidi, colonne a forma di donna. Sono un po' inquietanti: sembra quasi che ti osservino costantemente, come per analizzarti a fondo; appaiono come le guardiane di quel tempio.

Dopo aver indugiato per un bel pezzo, intimorita da quelle magnifiche colonne, decido di entrare. I miei passi ritmicamente risuonano nell'atrio spoglio come un orologio di morte. Giungo alla cella del tempio. Una statua di donna di donna dalla pelle blu è posta nel centro, ai suoi piedi una vasca piena d'acqua che riflette la luce proprio verso di lei rendendola luminosa.

La donna è in piedi. A braccia aperte, per accogliere i viandanti. Indossa una morbida tunica lunga fino ai piedi; all'altezza delle spalle ha due fibbie dorate ben lavorate: all'interno di un cerchio ci sono due Pirkwo. La donna fissa l'entrata del tempio ed ora sta fissando me. L'energia che ho provato nel vestibolo della grotta proviene da lei, lei è quell'energia. Voglio avvicinarmi per osservarla meglio: aggiro la vasca e mi ritrovo proprio al suo fianco. Da vicino non sembra una statua, sembra quasi... eterea. Provo a sfiorare la sua veste ma la mia mano la attraversa.

Lei prende la mia mano, cado per terra, terrorizzata. Mi osserva e con una forza disumana mi solleva per un braccio e mi rimette in piedi. Ha un'aria perplessa. Io sono sconvolta.

- Ragazza, cos'hai?
- N-niente- riesco a balbettare solo questo. Il cuore sta per saltarmi fuori dal petto. - Io sono Tánrica Mavi, guardiana del tempio e dell'energia eterna. Ho vegliato sulle Acque Infinite per secoli in attesa che tu arrivassi ed eccoti finalmente, qui, davanti a me, misera guardiana.

Sono sconcertata, non capisco come questo possa essere possibile: una statua, no anzi una specie di fantasma che mi sta parlando. Credo davvero di essere impazzita. E se questo fosse solo un sogno? Se tutta la mia vita fosse un semplice sogno di una sola notte, se mi svegliassi proprio in questo istante e scoprissi che mi sono immaginata tutto? Se questo fosse solo il mio mondo immaginario dove mi rifugio quando ho bisogno di stare sola? Di sicuro sarebbe un bel sollievo. Spero con tutto il cuore di tornare presto alla mia vera vita. Voglio rivedere i miei veri amici, i miei genitori. Voglio svegliarmi. Sì, ora mi sveglio.

La guerra di EuropaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora