Capitolo 1

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<Ma che diavolo> biascico cercando di svegliarmi dal sonno.

Mi stropiccio gli occhi con le mani e poi mi giro verso l'unica fonte di luce nella stanza e afferro il telefono dal comodino. Strizzo gli occhi infastidita dalla luce accecante e solo qualche secondo dopo riesco a leggere il nome che scorre sullo schermo: Roy Tanner.

La prima domanda che mi salta in mente è come faccia ad avere ancora il mio numero.

La seconda cosa a cui penso è che probabilmente dovrei rispondere, ma non so se mi convenga farlo.

A questo punto l'istinto prende il sopravvento e attacco.

Poco dopo il telefono, ancora nella mia mano, riprende a squillare una, due e tre volte. La terza cosa che penso è che se insiste così tanto deve essere una qualche specie di emergenza. Quando per la quarta volta parte un'altra chiamata sbuffo frustrata ma alla fine cedo e rispondo.

<Pronto?> bisbiglio e devo ammetterlo non so perché lo faccio, sono l'unica persona in casa. Dall'altra parte della linea si sentono varie imprecazioni e sbuffi. <Pronto!> ripeto, questa volta con più enfasi. <Vi! Grazie a Dio hai risposto!> mi fa molto strano risentire dopo tutti questi anni la voce di Roy, ma come avevo immaginato deve essergli successo qualcosa di grave perché sembra essere davvero tanto agitato. <Ho bisogno di aiuto> dice <Mi serve un medico, è un'emergenza>

A sentire queste parole mi scosto le coperte di dosso e con uno scatto butto giù le gambe dal letto allarmandomi.

<Mi dispiace dovertelo dire Roy ma non sono un medico>

<Sei un'infermiera però giusto? Avrai qualche competenza di base>

<Tecnicamente ancora non sono un'infermiera> cerco di temporeggiare perché non so cosa dirgli. Ci proverei anche ad aiutarlo ma se facessi qualcosa di sbagliato? Se peggiorassi la situazione?

<Ma stai studiando per diventarlo!> si sentono diversi respiri affannosi e qualche imprecazione, poi ricomincia <Senti non ti avrei chiamato se non fosse stata un'emergenza. Non sapevo a chi altro rivolgermi Vi>

<A un ospedale non-> mi interrompe quasi strillando <No! Non possiamo andare in ospedale okay? Altrimenti sarei già in strada. Puoi aiutarmi o no?>

E li capisco: non può andare in ospedale + c'è un ferito = è ancora immischiato negli stessi casini in cui si divertiva a entrare anni fa.

<Ancora Roy? Davvero? Pensavo che dopo quello che è successo avresti smesso di fare queste cazzate!> mi altero.

Dio e io che pensavo che con il tempo sarebbe cresciuto e avrebbe messo la testa a posto... che povera illusa.

<Davvero adesso non ho tempo per spiegarti, ma lo farò! Giuro che ti spiegherò la situazione ma devo prima sapere se mi aiuterai>

Cosa faccio accetto o non accetto? Da una parte vorrei farlo perché è Roy...è semplicemente Roy e un tempo eravamo amici. La maggior parte dei miei ricordi comprendono anche lui ma da una parte la delusione nel sapere che non è riuscito a tirarsi fuori da certe situazioni mi fa pensare che forse sarebbe meglio starne fuori, dirgli di trovare un altro modo per risolvere la situazione.

Cosa faccio accetto o non accetto?

Accetto, perché nonostante tutto sono una brava persona e c'è qualcuno che ha bisogno di aiuto. Come potrei essere in grado di fare il mio lavoro se quando c'è bisogno la risposta è no? E allora accetto.

<Riesci ad arrivare al mio appartamento? È vicino al dipartimento di infermieristica. Salta subito all'occhio, è un condominio rosa con le persiane azzurre alle finestre. Sto al terzo piano>

Snow - Sotto Una Tempesta Di NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora