2.

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Aprì gli occhi, guardai la sveglia sul mio comodino che segnava le 10.30 del mattino.
Le urla dei miei genitori mi svegliarono, infilai i piedi nelle ciabatte per poi scendere al piano di sotto ma mi fermai.
"SAI COSA? MI SONO ROTTA DEI TUOI COMPORTAMENTI. QUELLA È LA PORTA, TE NE PUOI ANDARE ANCHE ADESSO." Urló mamma
"Scusa amore. Io non volevo, ti prego, ascoltami."
"NON. TOCCARMI." Rispose, e dalla voce tremante capì che aveva un grandissimo nodo alla gola.
Mi misi dietro alla ringhiera, in modo che non riescano a vedermi ma che io riesca a vedere loro.
"Tesoro, cambierò. Te lo prometto, a me serve solo che tu mi stia accanto." Disse papà avvicinandosi a lei.
"COME POSSO? TI UBRIACHI DALLA MATTINA ALLA SERA, VIENI IN CASA, MI DAI DELLA PUTTANA E IO DEVO STARTI ACCANTO?"
Vidi papà avvicinarsi sempre piú a lei, e quella minuscola distanza che c'era tra loro mi fece schifo secondo dopo secondo, le mise una mano sul sedere, sgranai gli occhi e corsi al piano di sotto scaraventandomi sopra di lui.
"Non toccarla, non farlo, papà. Non la toccare." Dissi mettendomi davanti alla mamma allargando le braccia in segno di difesa.
"Vattene, tu." Rispose lui avvicinandosi a me, con uno spintone lo allontanai e con una mano mi diede una sberla sulla guancia sinistra, mi misi una mano sulla parte dolorante e scossi la testa con le lacrime agli occhi.
"MI FAI SCHIFO!" Esclamai per poi correre al piano di sopra, mi misi i primi vestiti che trovai aprendo il cassetto, infilai le scarpe, presi il telefono, misi le cose necessarie in una borsa e scesi al piano di sotto correndo verso la porta.
Mi tiró un braccio facendomi girare verso di lui, mi diede uno spintone e caddi per terra mettendo indietro le mani, mi alzai con la con fatica e senza dire niente corsi via.
Il respiro si fece più lento, le gambe incominciavano a indolenzirsi, vidi una panchina e mi sedetti sfogandomi in un pianto di liberazione.
Che ho fatto di male io per meritarmi un padre così?
"Come cazzo sei vestita, Harley?" Disse una voce non sconosciuta, alzai lo sguardo e eccolo, Travis, bello e arrogante come sempre.
"Ti sembra il momento?" Chiesi asciugandomi le guance umide.
"Cos'è, il fidanzatino ti ha scaricata?" Disse ridacchiando goffamente.
Era peggio quand'era da solo, altro che con gli amici.
Lo scrutai, per quanto i miei occhi velati di lacrime potevano permettermi di vedere, e mi alzai dirigendomi da tutt'altra parte.
"SE VUOI TI CONSOLO A MODO MIO." Urló in modo che io possa sentire, non mi girai, continuai a camminare arrivando finalmente a casa di Tay.
Suonai il campanello più volte e finalmente dopo sei volte vennero ad aprirmi.
"Oh santo cielo, Angy, che ti è successo?" Mi chiese Emma facendomi entrare, continuai a balbettare parole a caso, non sapevo nemmeno io che cosa dicevo.
"Papà." Dissi. "Papà è cattivo." Continuai accompagnata dalle lacrime che scesero sulle mie guance.
"Dio mio, TAY, SCENDI SUBITO." Urló Emma.
"I-io...io mi sento in colpa. Ho lasciato mamma sola con papà, e ora..ora non ho idea di come stia, o di cosa papà stia facendo, se sia uscito di casa o se la stia picchiando come ha fatto con me. Dio, io..io non posso permetterglielo. Non posso." Dissi alzandomi dirigendomi verso la porta per tornare a casa.
"No, tu resta qui, vado io dalla mamma. D'accordo?"
"D'accordo." Risposi. "Salgo da Tay. Penso che abbia le cuffie e non ti abbia sentita."
"Va bene. A dopo tesoro."
Salì per poi aprire la porta della cameretta della mia amica.
"Ei." Dissi con un fil di voce, era come immaginavo, sdraiata a pancia in giù con le cuffie, credo che non mi abbia neanche sentita entrare in camera sua, mi avvicinai al letto e mi sedetti accanto a lei accarezzandole un braccio, non si mosse, stava dormendo.
Mi alzai e mi diressi verso la porta.
"Angy?"
"Sei sveglia?" Chiesi.
"Ora si." Rispose alzando la testa, mi guardo è sgranó gli occhi. "Avvicinati." Disse.
Mi avvicinai per risedermi accanto a lei, mi portó i suoi polpastrelli sulla guancia sinistra. "È rossa, e c'è una manata. Tuo papà ti ha..."
"Si." Risposi sapendo cosa volesse chiedermi.
"Cristo, Angy."
"Mi manca Theo. Se lui fosse qui tutto questo non succederebbe." Dissi.
La vidi sorridere leggermente chinando il capo verso sinistra, mi guardó con occhi dolci. "E quella borsa?" Chiese.
"Ero talmente infuriata e ferita che mi è venuto in mente di trasferirmi quì per un periodo di tempo, ma poi ho pensato alla mamma, lei non può stare sola con lui. Tua mamma adesso è andata a casa mia, per non farli stare soli." Dissi.
"Potreste venire qua tutte e due, i posti ci sono." Disse.
"Tu immagini mio papà come andrebbe fuori di sè se sapesse che ce ne siamo andate di casa?"
"Non potete vivere...nel terrore." Rispose.
Passai la giornata da Tay, solo lei sapeva come tirarmi su di morale.
Sentì la voce di Emma al piano di sotto, così scesi accompagnata da Tay.
"Come sta mamma?" Chiesi.
"Bene. È sola, Mark è uscito. Ti conviene andare da lei." Disse sorridendomi.
Le abbracciai e le ringraziai per poi uscire da casa di Tay dirigendomi verso la mia.
Mi voltai e vidi Travis, cristo, ogni volta che esco devo trovarmelo davanti?
"Hey, Harvey. Aspettami!" Esclamò correndo per raggiungermi.
"Cosa c'è?" Dissi.
"Scusa per prima. Non volevo, non so cosa ti sia successo ma voglio che tu sappia che mi dispiace." Disse ridacchiando alla fine della frase, fare il serio non faceva per lui.
"Senti. Tu di me sai solo il nome, non sai altro. Non mi conosci, per favore, lasciami in pace." Risposi per poi voltarmi.
"Volevo solo fare l'amico, scusa."
"Il problema è che tu non sei mio amico." Dissi continuando a camminare.

Un amore disastroso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora