25.

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"Perché? Perchè mi fai questo?" Si sedette sul bracciolo del divano senza smettere di guardarmi.
"Dovrei essere io a chiedertelo, papà."
"Non voglio farti del male, ho sempre amato divertirmi." Rispose, alzandosi in piedi e venendo verso di me, ma io arretrai.
"Sono tua figlia, non puoi divertirti con me."
"Io mi diverto con le persone, e tu sei una persona."
"Ma sono tua figlia!" Replicai.
"Lascia che ti tocchi, ci metterò poco, okei?"
"C-cosa? NO."
"Ti prego, Angy. Ti prego, lascia che le mie dita si facciano strada in te." Disse, i miei occhi incominciarono a inumidirsi e mi sforzai di non sbattere le palpebre per non farle scivolare sul mio viso. 
"N-no. Non voglio." Dissi, portó le dita sulle mie guance e si avvicinò, sempre di più. "NO."

"NO. NO PAPÀ, NO."
"ANGY." Gridó, mi alzai di scatto, avevo le guance bagnate di lacrime, Theo era di fronte a me, mi stava guardando con aria preoccupata, si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. "Hai fatto..hai fatto un incubo."
"Si." Risposi, asciugandomi gli occhi con il lenzuolo.
"Hai detto papà."
"Si." Ripetei.
"Lo sogni spesso?"
"Non è la prima volta che faccio un incubo su di lui." Dissi.
"Cosa sogni precisamente?"
"No Theo, non farmeli raccontare. Ti prego."
"Si, come vuoi. Ora alzati sorellina, sono le 7.30." Disse.
Mi alzai di scatto dal letto e lo fissai. "Le 7.30?" Aprii il cassetto e presi i vestiti.
"Si, a che ora ti alzi di solito?"
"Non alle 7.30, sono in ritardo." Dissi.
"Ti accompagno io, stai tranquilla."
Sorrisi e andai in bagno a vestirmi, dei jeans neri e una maglietta bianca larga.

"Buongiorno mamma." Dissi entrando in cucina, fece un enorme sorriso e mi mise davanti le crêpes.
"Buongiorno tesoro, che bello svegliarsi e trovare tutti e due i figli."
Io e Theo ci guardammo. "Già." Dissi. "Sono in ritardo mamma, devo scappare."
"Ti accompagna Theo, fai colazione." Disse.
"Non posso arrivare tardi, vorrà dire che mangerò di più a pranzo!" Esclamai prendendo un biscotto da tavola e raggiungendo l'uscita. "Ciao mamma!" "Quindi mangi a casa?"
"Si." Risposi. "A dopo."
Uscimmo prima che possa rispondere.

"È bello salire in macchina con te per la prima volta. Non eri maggiorenne quando eri ancora qui."
"Beh, li avevo appena compiuti, non avevo fatto ancora la patente." Disse, sorrise e mi mise una mano sulla coscia, appoggiai la mia mano sulla sua.
"Theo, ti prego..pensaci."
"A cosa?" Chiese.
"A quello che ci siam.."
Mi interruppe. "Angy, ti prego. Non complicarmi le cose più di quanto già non siano complicate, credi che quando sarà il momento di andarsene per me sarà facile?"
"Non ho detto questo, ma proprio perché non sarà facile andarsene dovresti rimanere, qua la vita è troppo difficile senza di te, tu potresti aiutarci." Dissi, grattandomi il braccio, tolse la mano dalla mia coscia e lo poggió sul volante stringendolo tanto forte da far diventare le nocche bianche.
"Vi sto già aiutando, in tre anni non credo di non aver fatto niente per voi. Vi mandavo quasi tutti i soldi che guadagnavo, più della metà li mandavo a voi, dovresti essere fiera di avere un fratello che vuole più la vostra salute che la propria." Quando finì la frase mi sentii tutto ad un tratto una merda, un'egoista. Avevo bisogno di una presenza costante, e volevo fosse lui, volevo non dover pensare alla sua partenza, volevo rimanesse per sempre, con noi.
"Sono fiera, fierissima di te, Theo. Credo che le parole che ho detto ieri a papà l'abbiano fatto intendere, no? Sto solo dicendo che mi mancheresti, e che sarebbe meno difficile lavorare qui mentre hai la tua famiglia accanto."
"Non è facile trovarsi un lavoro al giorno d'oggi, guarda la mamma, da quant'è che cerca lavoro? E non lo trova? Da troppo, Angy." Mi girai verso di lui e misi le mani a mó di preghiera.
"Theo, io tra poco faccio diciott'anni, potrei trovarmi un lavoro, e quando non sarò presa con il college ci andrò, non guadagnerò mai quanto tu guadagni in Italia, ma di certo se tu ti cerchi un lavoretto qui messi insieme potranno coincidere. Ho bisogno di questo, di averti vicino." Mi guardó.
"Sei arrivata." Disse con tono cupo, gli diedi un bacio sulla guancia.
"Ti voglio bene." Presi la borsa e uscii.

Un amore disastroso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora