Parte 30

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Elias impiegò alcuni lunghi istanti per assimilare quella quantità enorme di informazioni, durante i quali Maimone lo osservava silenziosa. Leggendogli nel pensiero comprese che il ragazzo aveva molte domande da fare, ma decise di lasciargli formulare quelle per cui sentiva maggiore urgenza.

«In tutto questo cosa ci si aspetta da me? E cosa c'entrano i mori?»

«Tu sei l'erede della stirpe di Eleonora, l'unico che può utilizzare il Bronzo. Ho bisogno di fare ancora un passo indietro: quello che tu chiami ciclo, della durata di quattro stagioni, corrisponde a un giro della Terra, una rotazione di Ki, intorno al Sole; in passato veniva chiamato "anno", dal nome del dio Anu, collegato al culto solare. Era il generale supremo, lui aveva comandato ai figli di scendere su Ki e portare avanti la missione di salvataggio. Era padre di tutti gli dèi discesi sulla terra.

Nibiru, il pianeta degli dèi, impiega circa tremilacinquecento degli anni terrestri per compire una sua orbita intorno al sole. Loro definiscono questo con la parola "sar". Gli abitanti di Nibiru possono scendere su Ki quando il loro pianeta, avvicinandosi al sole, è nel punto a noi più vicino. Allora con delle navi spaziali trasportano da Ki le risorse di cui hanno bisogno sul loro pianeta e questi scambi possono perdurare fino a che Nibiru non riprende la via di allontanamento dal Sole. Ogni vascello in quella fase deve fare ritorno su Nibiru, prima che il pianeta sia fuori portata e un viaggio spaziale diventi impossibile».

Elias cercava di immaginare il pianeta che si avvicinava al Sole e a Ki, girava intorno e si riallontanava. Dovevano esserci due momenti in cui sarebbe stato molto vicino alla Terra. Quelli erano di sicuro gli istanti in cui mandare le astronavi e richiamarle. Maimone, leggendogli il pensiero, prese un bastoncino di legno e disegnò sulla terra battuta le orbite e i pianeti che ruotavano intorno al Sole. Mostrò a Elias come Nibiru, avvicinandosi e allontanandosi dal Sole nella sua orbita ellittica, raggiungeva due perigei con Ki.  «Qual era lo scopo di questi viaggi spaziali?».

«Con la loro tecnologia avanzata, quegli esseri hanno danneggiato la loro atmosfera, l'insieme dei gas che compone l'aria intorno al pianeta. L'unico modo che hanno per ripararla è quello di disperdere con regolarità particelle d'oro in essa. Ki è sempre stato ricco di oro, così da millenni gli abitanti di Nibiru l'hanno trasformato nella loro miniera.

L'oro è da sempre considerato il metallo più pregiato dagli uomini, ma la preziosità dovrebbe essere stabilita in base alla rarità e reperibilità di una materia. L'oro non è raro su Ki. È sempre stato considerato pregevole, perché era l'elemento desiderato dagli dèi, era il metallo che loro accumulavano. La sua ricerca ed estrazione era lo scopo per cui l'essere umano era stato creato.

Siccome reperirlo e trasportarlo su Nibiru nel poco tempo in cui stanziava nei pressi della Terra richiedeva molti sforzi, decisero di mandare una spedizione sulla Terra in pianta stabile. Quei ricercatori dovevano lavorare e ammassare il metallo, in modo che al successivo ritorno del pianeta, avrebbero accumulato molto più oro da trasportare. Veniva estratto per un periodo che qui corrisponde a tremilacinquecento anni, ma che per loro equivale a un anno di vita. Quei primi nibiruani costretti a vivere su Ki furono conosciuti come Anunnaki, che significa "mandati dal generale Anu in spedizione su Ki". Dopo pochi sar alcuni Anunnaki si ammutinarono. Stanchi di lavorare nelle miniere d'oro, iniziarono un'opposizione al comando del figlio di Anu. La soluzione che i capi trovarono fu, come ti ho spiegato prima, quella di creare l'essere umano come forza lavoro.».

«Quindi crearono l'umanità per necessità di schiavi».

Maimone annuì. «Agli Anunnaki poco dopo non fu più permesso di fare ritorno su Nibiru; vivere su Ki aveva compromesso le loro leggi vitali. Tornando su Nibiru si ammalavano e morivano precocemente. La permanenza sulla Terra aveva dato loro nuove leggi biologiche, provocate dalla breve orbita di Ki e dalla maggiore esposizione al sole. Inoltre alcuni Anunnaki si erano accoppiati tra loro. La nuova generazione di dèi partorita e cresciuta sulla Terra maturava molto più in fretta di un comune Anunnaki, subendo l'orbita terrestre in maniera più intensa. In confronto agli esseri umani, si trattava comunque di una lentezza ineguagliabile, ma se la vita di un Anunnaki medio poteva essere di duecentodiecimila anni terrestri circa, la vita delle nuove generazioni si prevedeva che sarebbe potuta arrivare a non più di ventimila anni, equivalenti a sei anni circa di Nibiru. Un Anunnaki di nuova generazione, nato su Ki, compiuti i sei anni di Nibiru, sarebbe apparso più vecchio del genitore che ne aveva cinquanta. C'erano poi i Nefilim, i giganti nati dagli accoppiamenti tra Anunaki e  umani, con una longevità di circa mille anni terrestri. Nulla in confronto agli dèi, ma ancora moltissimo per la media di un essere umano».

«Con il divieto di tornare su Nibiru li abbandonarono al loro destino. Mi fanno anche un po' pena». Maimone accarezzò la guancia del ragazzo con tenerezza. Era un sollievo che riuscisse a provare pietà anche per esseri così egoisti. Era perfetto per ricoprire il ruolo a lui predestinato. Un individuo meno empatico avrebbe potuto danneggiare il pianeta molto più di Marduk, con l'uso sconsiderato del Bronzo. Se spinto da desiderio di vendetta o brama di potere, nulla avrebbe potuto arrestarlo.

«Non commiserarli troppo. Dopo aver sacrificato l'esistenza per il bene del loro pianeta, gli Anunnaki diedero inizio alle Guerre degli Dèi, per il possesso delle terre su Ki e il controllo sulle razze umane. Tutti promisero agli uomini terre e abbondanza, convincendoli così a lottare in loro nome. Lasciavano la guida delle battaglie ai propri figli Nefilim, i quali fungevano da intercedenti tra il dio e le masse umane. Chi vinceva in effetti otteneva tutto ciò che gli era stato preannunciato. Gli sconfitti, di contro, aspettavano per l'eternità le terre promesse, continuando a lottare in nome del proprio dio, anche quando costui li aveva ormai abbandonati o era deceduto».

«Arriviamo a quando mi dici cosa ci si aspetta da me, così posso farmi venire subito un colpo e già che sono qui mi curate voi». Maimone sapeva bene che con l'ironia Elias tentava di nascondere la tensione insostenibile.

«Ho dovuto spiegarti il contesto che ti aiuterà a capire il tuo ruolo in tutto questo. Durante le Guerre degli Dèi, non appagati dal far lottare gli uomini in loro nome, questi presero a combattersi allo scopo di uccidersi tra loro, finché ne rimase soltanto uno, Marduk. Gli uomini, avendo perso la memoria del come tutto aveva avuto inizio, immaginarono gli dèi in una maniera più spirituale, come fossero leggende o esseri sovrannaturali e creatori; a "divinizzarli" appunto. La memoria della loro esistenza carnale si annebbiava con il trascorrere dei secoli. Alcuni venivano a volte chiamati angeli e rappresentati con le ali soltanto perché in quel modo si dava una spiegazione al fatto che avessero potuto volare. Altri divennero miti utilizzati per spiegare le forze della natura, il tuono, la pioggia, lo spostamento del sole, protettori di bellezza, caccia, amore, guerra e così via. Le storie raccontante erano simili per tutte le razze umane, cambiavano i nomi in base alle lingue che ogni dio aveva creato per il proprio popolo eletto, con lo scopo di unificarlo, differenziarlo e privare la comunicazione e il confronto tra le razze, ma gli eventi raccontanti restavano i medesimi. Le uniche divergenze sui fatti narrati dipendevano dal punto di vista soggettivo del dio a comando di quella parte di mondo e la sua eventuale vittoria o sconfitta. I cattivi erano sempre gli altri. 

In questo panorama subentra la storia di questo lembo di Terra in cui noi viviamo, che tu conosci come le Terre del Mare».

IL CIMITERO DEGLI DÈI - Il Principe PastoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora